Orfani della consueta analisi settimanale di
Comstock, assenza dovuta alla Festa del Lavoro che si celebra oggi nel mondo anglosassone, facciamo il punto della situazione attraverso l'interessante
intervista rilasciata ieri alla Reuters da Mohamed El-Erian, CEO e co-presidente di Pacific Investment Management, meglio conosciuto come Pimco, il più grande gestore di fondi al mondo con i suoi 850 miliardi di dollari in assets.
Mohamed El-Erian ha parlato proprio subito dopo che il Dipartimento del Lavoro aveva reso noti i dati sull'occupazione negli Stati Uniti (vedi post di ieri) che confermano, nonostante i segnali di ripresa economica, un incremento, anche se rallentato, della disoccupazione che raggiunge il tasso record del 9,7% e minaccia di impedire una ripresa duratura.
Aumenta perciò il rischio di una nuova recessione, uno scenario che il CEO della Pimco ritiene abbia il 50% di possibilità di avverarsi il prossimo anno, e "questo minaccia i mercati azionari che attualmente prezzano secondo una ripresa a V dei profitti aziendali e della disponibilità del credito".
Il rally estivo dei mercati azionari è andato più veloce di quanto giustificato dagli indicatori di domanda, entrate, profitti e flussi del credito, dice El-Erian e la domanda nelle ultime settimane di titoli del Tesoro, la preferita ancora di salvezza degli investitori nei periodi di incertezza, riflette la vera debolezza che vede nell'economia. "Non è che le cose stanno iniziando a migliorare, è che stanno andando peggio più lentamente", dice El-Erian, rubando un concetto già usato da
Robert Reich.
Occupazione e salari sono la chiave di una ripresa sostenibile, dice El-Erian, soprattutto a causa della stretta creditizia. E i dati di ieri sull'occupazione confermano che un passaggio dal miglioramento dell'economia dovuto ai programmi di stimoli governativi e alla necessità dell'industria di ricostituire le scorte, a un incremento dei consumi e della domanda aziendale è "lontano dall'essere assicurato".
"Il tasso di disoccupazione sta andando verso il 10 per cento entro la fine del 2009 e, sfortunatamente, rimarrà ad alti livelli per un periodo eccezionalmente lungo", dice El-Erian. "Le implicazioni di un tasso di disoccupazione decisamente alto va ben oltre l'economia e assume importanti dimensioni politiche e sociali".
Con un mercato del lavoro tradizionalmente molto flessibile e reattivo, gli Stati Uniti non hanno reti di protezione sufficientimente ampie per affrontare bene un'alta disoccupazione, dice il CEO di Pimco, citando anche le persistenti preoccupazioni sul sistema bancario, con gli investitori ancora "nervosi" per le condizioni delle banche regionali negli Stati Uniti e di alcune banche europee.
Quest'ultimo è uno dei fattori che c'è dietro l'ampia salita dei prezzi dell'oro che, sempre ieri, ha toccato il più alto prezzo da Febbraio, 997.28 dollari. La domanda di oro è anche sospinta da aspettative inflazionistiche, così come da una più rigorosa regolamentazione dei prodotti finanziari basati sulle materie prime. "Sospetto - conclude El-Erian - che i movimenti sull'oro siano un riflesso di tutti e tre questi fattori".
Che invece non sappia nemmeno lontanamente cosa sia una double-dip recession e perchè sia purtroppo reale questa prospettiva ce lo dimostra l'ineffabile Renato Brunetta che sicuramente, dopo la sua performance in quel di Cernobbio, meeting economico al quale il 99 per cento degli invitati farebbe bene ad astenersi dal parlare evitandoci così di ascoltare castronerie, luoghi comuni e aria fritta in abbondanza, verrà iscritto
honoris causa nel Club degli ottimisti di professione.
Il Ministro della Funzione Pubblica dopo aver sentenziato già da due anni la fine della crisi ci spiega ora, non citando la fonte, che "la reattività dell'occupazione all'andamento del Pil è vischiosa ed è ritardata di 6 mesi: quando le cose vanno bene l'occupazione reagisce positivamente sei mesi dopo, quando le cose vanno male reagisce negativamente sei mesi dopo. Quindi, mentre oggi possiamo vedere la svolta per il Pil, adesso dobbiamo subire i contraccolpi sull'occupazione che sono propri dell'andamento del Pil di sei mesi fa". Sì, proprio così, come risulta dal bignamino di economia politica.
"Tutto questo era ampiamente previsto e a questo ritardo dell'occupazione normalmente si risponde con gli ammortizzatori sociali" che in Italia sono ottimi ed abbondanti, dice Brunetta. "Quindi non vedo alcuna preoccupazione da questo punto di vista: mentre possiamo vedere la fine del tunnel per quanto riguarda il reddito, la fine del tunnel per l'occupazione la vedremo probabilmente all'inizio del 2010". Conclusione con la solita formula di rito: l'Italia sta meglio e ne uscirà meglio degli altri paesi, anzi, ne siamo già fuori. Bene, ora gli italiani, grazie a Brunetta, possono andare a dormire tranquilli.
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