L'economia peggiora più lentamente
Ieri abbiamo visto con Krugman come la rilevazione dei dati sulla disoccupazione negli Stati Uniti non abbia nulla a che fare con la realtà e come avvenga invece sulla base di un sondaggio nel quale viene chiesto all'intervistato se lavora e, nel caso, se stia cercando un lavoro. Non entrano in questo conteggio i sotto-occupati, le centinaia di migliaia di lavoratori che negli ultimi due anni a causa della crisi sono dovuti passare da un rapporto di lavoro a full time ad uno a part-time e tutti coloro che, stanchi di cercare un posto di lavoro e non trovarlo, si sono rassegnati e non lo cercano più.
Oggi, sullo stesso argomento, vi propongo, insieme all'imperdibile fatica quotidiana di Andrea Mazzalai, la traduzione dell'ultimo articolo di Robert Reich. La sua tesi, manco a dirlo, è che l'unica verità che emerge dai nuovi dati sulla disoccupazione è che il peggioramento sta rallentando. Ma non illudiamoci di poter tornare da dove eravamo partiti. Ne usciremo fuori con un'economia che apparirà straordinariamente differente da quella che avevamo solo due anni fa.
Oggi, sullo stesso argomento, vi propongo, insieme all'imperdibile fatica quotidiana di Andrea Mazzalai, la traduzione dell'ultimo articolo di Robert Reich. La sua tesi, manco a dirlo, è che l'unica verità che emerge dai nuovi dati sulla disoccupazione è che il peggioramento sta rallentando. Ma non illudiamoci di poter tornare da dove eravamo partiti. Ne usciremo fuori con un'economia che apparirà straordinariamente differente da quella che avevamo solo due anni fa.
L'economia sta peggiorando più lentamente. E' questa l'unica chiave di lettura che viene fuori dai report economici, incluso quello importante di stamattina sull'occupazione. L'andamento della perdita di posti di lavoro è rallentato -- le richieste di sussidio sono scese a 247.000 dopo le 443.000 di Giugno, e il tasso ufficiale della disoccupazione è passato da 9.5 a 9.4 per cento.
Tuttavia fate attenzione a questi dati. Essi non includono il crescente numero di persone che sono passate da un lavoro a tempo pieno ad un lavoro part-time. Nè includono un largo numero di quelli che non cercano più un lavoro. Nè considerano i molti milioni che hanno trovato un nuovo lavoro pagato meno rispetto al vecchio che hanno perso. E non includono nelle statistiche nessuno dei tipici brevi contratti settimanali, per coloro che hanno ancora un lavoro a tempo pieno. (Da questo punto di vista un'altra indicazione che le cose stanno peggiorando più lentamente -- la settimana lavorativa è salita molto leggermente dalle 33 ore). Nè, se è per questo, i numeri considerano le 130.000 persone che mensilmente entrano a far parte della forza lavoro, pronte e desiderose di lavorare, ma che non riescono a trovare un lavoro.
Se fossero incluse tutte queste persone, la mia stima sarebbe che un americano su cinque che altrimenti lavorerebbe a tempo pieno sia oggi sotto-occupato. Stiamo vivendo il più grande declino rispetto a qualsiasi crollo economico avvenuto dopo la seconda guerra mondiale.
L'economia a livello globale continua a contrarsi ma più lentamente di prima. Ma i consumatori non comprano, le esportazioni stanno ancora diminuendo e gli investimenti sono fermi, per cui la sola chiara ragione è che lo stimolo sta cominciando a funzionare. Pure -- questa un'altra importante cosa cui guardare -- la perdita di posti di lavoro continua a camminare più velocemente della contrazione. In altre parole, gli imprenditori stanno usando questa crisi per liberarsi di più lavoratori, proporzionalmente, di quanto abbiano mai fatto sin dalla Grande Depressione. L'economista Arthur Okun, dopo aver riconsiderato tutta la storia economica, una volta pronunciò una regola di massima secondo la quale ogni due per cento in meno di crescita dell'economia genera un aumento della disoccupazione pari all'uno per cento. Questa volta tale regola è stata infranta: la discesa della crescita si è risolta in un molto più grande incremento della disoccupazione. E se vi ricomprendiamo la sotto-occupazione, è cresciuta in modo davvero sorprendente.
Rallegriamoci allora che l'economia stia andando peggio più lentamente di prima. Ma non illudiamoci pensando di poter tornare dove eravamo. Molti dei posti di lavoro andati perduti non torneranno mai più. Alla fine nuovi posti di lavoro li rimpiazzeranno ma difficilmente tutti. La struttura dell'economia americana sta cambiando. Usciremo fuori da tutto questo con un'economia che apparirà straordinariamente differente da quella che avevamo nel 2007.
Labels: crisi economica, disoccupazione, Robert Reich
2 Commenti:
"con un'economia .... differente da quella che avevamo nel 2007" .... ma ne è davvero convinto?? Fino a poco tempo fa la tesi mi sembrava esattamente opposta .. stesse persone = stessa economia
@ Anonimo
Non ho espresso la mia tesi ma quella di Reich. Che comunque dopo lo tsunami che ha spazzato le spiagge della finanza e dell'economia si possa tornare a ricostruire lo stesso mondo di prima credo sia un'illusione. Che sia in atto un tentativo di restaurazione, come se nulla fosse successo, è indubbio, ma non credo che sarà coronato da successo. Diamo tempo al tempo, stiamo vivendo lenti cambiamenti epocali. Come ci ricorda spesso Andrea Mazzalai, la Verità è Figlia del Tempo.
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