Zeru stimuli?
Abbiamo raggiunto il fondo della recessione, l'economia si sta riprendendo, non sono necessari ulteriori stimoli da parte delle banche centrali, questo il coro che proveniva dal Club sempre più numeroso degli inguaribili ottimisti. Perciò non erano attesi nuovi ritocchi dei tassi da parte di Bank of England e della Banca Centrale Europea nelle riunioni dei rispettivi board. E infatti i tassi che già sono molto prossimi allo zero sono rimasti invariati.
Ma che ti fa la Banca d'Inghilterra nella medesima riunione, a dispetto dei tanto sbandierati segni di ripresa dopo un lungo anno di recessione? Decide di iniettare altri 50 miliardi di sterline (circa 62 miliardi in euro) di denaro fresco acquistando ancora bond. Già perchè fino a Luglio aveva già inondato il mercato di denaro fresco per circa 125 miliardi di sterline e nessuno si aspettava questa ulteriore manovra di quantitative easing.
Evidentemente i bagliori di ripresa sono lucciole scambiate per lanterne e la situazione è molto meno rosea di quanto le borse facciano credere. La BOE resta preoccupata sullo stato del sistema bancario, e non è convinta che una ripresa sarà forte abbastanza da assicurare che l'obbiettivo di un tasso d'inflazione al 2% possa essere raggiunto senza ulteriori stimoli. E' la paura di quella parola innominabile che richiama alla mente prospettive giapponesi, deflazione.
"La necessità per le banche di continuare a rimettere in sesto i propri bilanci sta probabilmente restringendo la disponibilità di credito e la precedente caduta di valore degli asset e gli alti livelli del debito potrebbero pesare sugli impieghi" dichiara la BOE nel comunicato stampa finale dimostrando di essere meno ottimista di molti ottimisti di professione.
A dispetto di tanti risultati migliori delle attese l'economia continua a navigare con forti venti contrari e siamo ancora molto lontani da una solida ripresa. Il credito alle imprese resta ancora molto debole così come gli spread sui tassi sono elevati, creando una seria minaccia ad ogni prospettiva di ripresa economica.
Una conferma che non è stato ancora toccato il fondo è arrivata oggi dai dati di luglio delle vendite al dettaglio negli Stati Uniti (vedi tabella), con un calo, questa volta, molto peggiore delle attese. Domani sarà la volta dei dati sul mercato del lavoro con la disoccupazione che, benchè in crescita frenata, galoppa ormai al 10%. Che farà la borsa, festeggerà perchè nel mese di luglio le nuove domande di sussidi di disoccupazione sono state 540 mila invece delle 560 mila attese dagli analisti?
Ma che ti fa la Banca d'Inghilterra nella medesima riunione, a dispetto dei tanto sbandierati segni di ripresa dopo un lungo anno di recessione? Decide di iniettare altri 50 miliardi di sterline (circa 62 miliardi in euro) di denaro fresco acquistando ancora bond. Già perchè fino a Luglio aveva già inondato il mercato di denaro fresco per circa 125 miliardi di sterline e nessuno si aspettava questa ulteriore manovra di quantitative easing.
Evidentemente i bagliori di ripresa sono lucciole scambiate per lanterne e la situazione è molto meno rosea di quanto le borse facciano credere. La BOE resta preoccupata sullo stato del sistema bancario, e non è convinta che una ripresa sarà forte abbastanza da assicurare che l'obbiettivo di un tasso d'inflazione al 2% possa essere raggiunto senza ulteriori stimoli. E' la paura di quella parola innominabile che richiama alla mente prospettive giapponesi, deflazione.
"La necessità per le banche di continuare a rimettere in sesto i propri bilanci sta probabilmente restringendo la disponibilità di credito e la precedente caduta di valore degli asset e gli alti livelli del debito potrebbero pesare sugli impieghi" dichiara la BOE nel comunicato stampa finale dimostrando di essere meno ottimista di molti ottimisti di professione.
A dispetto di tanti risultati migliori delle attese l'economia continua a navigare con forti venti contrari e siamo ancora molto lontani da una solida ripresa. Il credito alle imprese resta ancora molto debole così come gli spread sui tassi sono elevati, creando una seria minaccia ad ogni prospettiva di ripresa economica.
Una conferma che non è stato ancora toccato il fondo è arrivata oggi dai dati di luglio delle vendite al dettaglio negli Stati Uniti (vedi tabella), con un calo, questa volta, molto peggiore delle attese. Domani sarà la volta dei dati sul mercato del lavoro con la disoccupazione che, benchè in crescita frenata, galoppa ormai al 10%. Che farà la borsa, festeggerà perchè nel mese di luglio le nuove domande di sussidi di disoccupazione sono state 540 mila invece delle 560 mila attese dagli analisti?
Labels: BCE, BOE, disoccupazione, quantitative easing, Trichet, vendite al dettaglio
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