Don Emilio balla il samba
Il Santander, che viene tuttora considerato come uno dei gruppi bancari più solidi del mondo, dopo aver concluso indenne la scalata di Abn Amro, che vedeva in cordata anche Fortis e Royal Bank of Scotland, affondate poi nella tempesta perfetta, oggi sembra cominciare a perdere colpi, tanto che il suo presidente-padrone, Don Emilio Botin, mette in vendita il 15% dei suoi più preziosi gioielli di famiglia, quelli brasiliani.
L'unico vincitore di quella scalata fu il Santander che riuscì con una spesa di 15.6 miliardi dollari ad acquisire l'asset brasiliano di Abn Amro, il Banco Real, e a creare il più grande gruppo bancario in America latina, del valore di 30 miliardi di dollari, fondendolo con Banespa, sua sussidaria sudamericana. Oggi Santander opera in una posizione quasi di monopolio in molti paesi del sud America e fa specie che proprio ora Don Emilio metta in vendita il 15% dei suoi asset, perdendo il completo controllo sul 100% e spalancando la porta di casa alla concorrenza.
Molti commentatori presentano positivamente l'operazione che porterebbe nelle casse di Santander circa 4,5 miliardi di dollari che potrebbero poi permettere a Don Emilio di fare shopping in Sud America. Ma, come fa notare Felix Salmon, Santander ha già un monopolio in Cile, una posizione dominante in Argentina, Uruguay, Venezuela e Brasile, e non ha reali possibilità di quadagnare una quota di mercato in Messico dove i primi due player del paese sono saldamente posizionati. C'è qualche banca andina alla quale Botin potrebbe essere interessato? Forse, ma niente che potrebbe avvicinarsi al valore rappresentato da quel 15%.
Come non essere d'accordo? Non si può che concludere che Santander ha bisogno di questi soldi per puntellare il proprio capitale di garanzia e che viene fatto più per disperazione che per qualsiasi altro tipo di logica strategica. E se Santander, una delle più solide banche al mondo, è in cerca disperata di capitali, possiamo immaginare in quale stato siano le altre banche.
L'unico vincitore di quella scalata fu il Santander che riuscì con una spesa di 15.6 miliardi dollari ad acquisire l'asset brasiliano di Abn Amro, il Banco Real, e a creare il più grande gruppo bancario in America latina, del valore di 30 miliardi di dollari, fondendolo con Banespa, sua sussidaria sudamericana. Oggi Santander opera in una posizione quasi di monopolio in molti paesi del sud America e fa specie che proprio ora Don Emilio metta in vendita il 15% dei suoi asset, perdendo il completo controllo sul 100% e spalancando la porta di casa alla concorrenza.
Molti commentatori presentano positivamente l'operazione che porterebbe nelle casse di Santander circa 4,5 miliardi di dollari che potrebbero poi permettere a Don Emilio di fare shopping in Sud America. Ma, come fa notare Felix Salmon, Santander ha già un monopolio in Cile, una posizione dominante in Argentina, Uruguay, Venezuela e Brasile, e non ha reali possibilità di quadagnare una quota di mercato in Messico dove i primi due player del paese sono saldamente posizionati. C'è qualche banca andina alla quale Botin potrebbe essere interessato? Forse, ma niente che potrebbe avvicinarsi al valore rappresentato da quel 15%.
One can only conclude that Santander needs this money to shore up its own capital base, and that it’s being done more out of desperation than out of any kind of strategic vision. And if Santander — one of the world’s strongest banks — is desperate for capital, one can only imagine what kind of state our weaker banks are in.
Come non essere d'accordo? Non si può che concludere che Santander ha bisogno di questi soldi per puntellare il proprio capitale di garanzia e che viene fatto più per disperazione che per qualsiasi altro tipo di logica strategica. E se Santander, una delle più solide banche al mondo, è in cerca disperata di capitali, possiamo immaginare in quale stato siano le altre banche.
Labels: emilio botin, fortis, Royal Bank of Scotland, santander
0 Commenti:
Invia il tuo commento
<< Home