Sunday, May 31, 2009

Papi crociere

Dopo il campeggio sul Gran Sasso e le vacanza al mare, Berlusconi promette ai terremotati una crociera in Mediterraneo. Gli abruzzesi saranno forti e gentili, ma fessi no di certo.



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Saturday, May 30, 2009

E i governi stanno a guardare

Ieri ho parlato di Banche alla canna del gas riferendomi alle banche europee che, a dispetto del fatto che tutti i riflettori siano puntati sulle big americane, se la passerebbero peggio di quelle a stelle e strisce. Titoli tossici per 1.200 miliardi di dollari e la necessità di raschiare il fondo del barile svendendo i patrimoni immobiliari ai prezzi attuali di mercato sono la prova che il sistema bancario europeo è alla canna del gas. Mauro Bottarelli individua chi provocherà la scintilla che farà saltare tutto: la Germania.

È dell’altro giorno la notizia in base alla quale «i debiti della Germania esploderanno come una granata entro due mesi se non si fa qualcosa». A dirlo non è stato un menagramo qualsiasi ma Jochen Sanio, presidente della BaFin, l’ente che regola (si fa per dire) il mercato finanziario tedesco.

Stando a Sanio, se le banche non sfrutteranno in tempi brevissimi i vantaggi dello - scandaloso, ma l’antitrust europeo se non ha a che fare con qualche multinazionale americana dorme sonni profondissimi - schema di protezione offerto dallo Stato, i titoli tossici che hanno in pancia deflagreranno in modo «brutale» e porteranno con sé una serie devastante di downgrading da parte delle agenzie di rating internazionali. Anche perché le “sane” banche tedesche hanno nascosti nei bilanci qualcosa come 200 miliardi di euro di titoli tossici.

«Siamo pressoché certi del fatto che se le banche non cercheranno la protezione statale entro due mesi subiranno la peggiore recessione nei loro portafogli di credito di sempre», ha ricordato Sanio parlando alla conferenza annuale della BaFin la scorsa settimana. E un memo riservato circolato proprio a quella riunione parlava di potenziali e ulteriori perdite per 816 miliardi di euro, due volte le riserve dell’intero settore finanziario tedesco: solo Hypo Re può “contare” su 268 miliardi di “immondizia” da scaricare, seguita da Hsh Nordbank con 105 e Commerzbank con 101 miliardi.

Non male, soprattutto se inseriamo questo dato inquietante all’interno dell’intero quadro europeo: il Fondo Monetario Internazionale ha stimato infatti che le istituzioni finanziarie Ue hanno scaricato solo il 20% dei 900 miliardi di debiti tossici che hanno in pancia e devono ottenere almeno 375 miliardi di capitale fresco rispetto ai 275 delle banche Usa. Il problema è che a settembre in Germania si vota e né le banche né tantomeno la politica sembrano aver voglia di dover affrontare la questione ora: si nasconde l’immondizia sotto il tappeto, insomma, facendosi scudo con lo schema per le bad banks del governo che consente alle banche di spalmare le perdite su vent’anni (20!) attraverso un veicolo finanziario off-balance sheet.

Insomma, la stessa politica suicida delle “zombie banks” della crisi giapponese. Se i tedeschi ammazzassero solo loro stessi con queste scelte, il problema non si porrebbe: ma l’esplosione di quella “granata” evocata da Jochen Sanio trascinerà in un effetto domino l’intero comparto bancario europeo. Italia e Austria in testa. Chissà se ora lo Spiegel dedicherà al proprio paese una bella copertina con un piatto di wurstel e crauti sormontato da qualche chilo di derivati di varia natura…


E meno male che l'abbiamo scampata bella sulla previsione con la quale Bottarelli chiude il suo articolo:

Preparatevi cari connazionali e contribuenti, dopo aver pagato la cassa integrazione alla Fiat per una cinquantina d’anni vi toccherà pagare anche le magagne made in Germany. Se la Cancelliera cede, qualcosina in cambio chiederà al Lingotto…


Ma questi non sarebbero stati che spiccioli rispetto a quello che rischiamo di pagare con le banche!

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Segnali di ripresa e scorte di magazzino

Dato a Fugnoli quel che è di Fugnoli (vedi seconda parte del mio precedente post), diamo a Krugman quel che è di Krugman. Il suo post è dell' 8 aprile ma riprende un altro suo articolo del 2002!

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Friday, May 29, 2009

Banche alla canna del gas

Che le banche europee, a dispetto del fatto che tutti i riflettori siano puntati sulle big americane, se la passino peggio di quelle è ormai più di un sospetto.

Come ho riportato in altro post (Aspettando l'Islanda) il Fondo Monetario Internazionale ha appeno rivisto le sue stime sulle perdite delle banche e sulla necessità di capitali freschi. Stima che, nel periodo 2007-2010, le banche europee (zona euro e Gran Bretagna) subiranno perdite per 1.200 miliardi di dollari dei loro attivi, contro i 1.050 negli Stati Uniti.

Ma soprattuto, rispetto a questo ammontare, le banche europee hanno accertato a oggi perdite per 260 miliardi di dollari (meno di un quarto) contro i 510 miliardi degli Stati Uniti. Le banche europee, dunque, dovrebbero ricapitalizzare per 500 miliardi di dollari, quelle statunitensi per 275 miliardi.

E proprio oggi arriva il Financial Times a confermare questo sospetto con un articolo in cui anticipa che le banche europee con l'acqua alla gola inizieranno presto la svendita del loro patrimonio immobiliare, a dispetto della caduta dei valori immobiliari, per fare cassa e potersi rafforzare patrimonialmente.

Comincia a dare il buon esempio, si fa per dire, il Credit Suisse, che mette in vendita i suoi gioielli di famiglia, ma sono pronte a seguirla, secondo il quotidiano economico, numerosi altri Istituti, soprattutto nel settore dei servizi finanziari e del retail.

Though the market is reaching its lowest point, many corporate owner-occupiers are motivated by the advantages of additional liquidity.

Sì, nonostante il mercato stia raggiungendo il fondo, molte istituzioni proprietarie di immobili sono attirate dai vantaggi di una maggiore liquidità, che tradotto in italiano vuol dire che ormai sono alla canna del gas. Prepariamoci ad un giugno di fuoco.

***

Mi scuso per non aver avuto il tempo di dedicare un post ai dati relativi al mercato americano delle nuove case usciti ieri e per i quali vi rimando a Calculated Risk. Risultati non molto incoraggianti, siamo a livelli dello zero virgola, mentre aumentano esponenzialmente le iscrizioni alle liste di disoccupazione, segnali che, ancora una volta, confermano che siamo ben lontani dall'aver toccato il fondo.

Cosa che non interessa le borse, che guardano solo ai segnali all'apparenza positivi. Ieri Wall Street ha fatto segnare un +1,25 sull'onda di una leggera ripresa delle vendite di beni durevoli.

L'esempio non sarà proprio calzante ma vi propongo questo brano che ci spiega perchè dobbiamo aspettarci l'arrivo di dati positivi, ma che, come una rondine non fa primavera, forse faremmo meglio a guardare bene tutti i dati e il quadro complessivo. Mi scuso se non sono in grado di citarne l'autore che, nel caso si imbatta nel suo scritto è pregato di farmelo sapere inviandomi un commento.

Fra non molto comincerà ad arrivare qualche dato macro con segno positivo. Non sarà sui consumi e non sarà su investimenti e occupazione. Sarà invece sulla produzione. Immaginate di avere un'azienda che produce e vende 10 canne da pesca al mese e ne tiene sempre 5 di scorta nel caso eccezionalmente la domanda si impenni. All'improvviso, mettiamo nell'ottobre scorso, la domanda passa da 10 a 5. Voi, che avete i riflessi pronti, riducete immediatamente la produzione da 10 a 4 e la quinta canna la prendete dal magazzino. Al quinto mese, mettiamo in aprile, non avete più canne in magazzino. Al sesto mese, mettiamo in maggio, anche se il mercato continua a chiedere solo 5 canne voi ne dovete produrre 5, non 4. E' un bell'aumento del 20 per cento e ai mercati azionari suona come una conferma definitiva che la crisi è davvero già finita, altro che aspettare il terzo trimestre come dice Goldman Sachs o il quarto come dice Roubini.

Già, ma intanto quell'azienda sarà passata comunque da 10 canne prodotte e vendute a sole 5. Voi credete che tornerà mai a produrne e a venderne 10 al mese? Ad essere ottimisti forse sì.... ma quando?

Update: il brano di cui sopra è tratto da questo articolo di Alessandro Fugnoli

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Thursday, May 28, 2009

Case esistenti

Mini rialzo, pari al 2,9 per cento, in Aprile negli Stati Uniti, nelle vendite di case esistenti, che passano dalle 4milioni e 55mila unità di Marzo a 4milioni e 68 mila unità, il 3,85% in meno rispetto alle 4milioni e 85mila unità di Aprile 2008. Ma, come ci avverte Marco Sarli,

...il dato di aprile non presenta in realtà alcuna variazione positiva rispetto al dato comunicato il mese precedente, ma segnala una crescita del 2,9 per cento solo per il fatto che è stato pesantemente rivisto verso il basso proprio il dato relativo al mese precedente, un giochetto statistico che, a causa della frequenza, rende i dati volta per volta forniti dalle fonti private e pubbliche difficilmente affidabili prima della verifica fatta generalmente il mese successivo, mentre per la cruciale informazione relativa al prodotto interno lordo statunitense vengono fornite ben tre letture successive, con vistose variazioni tra la prima e la terza.


Il 45% di queste vendite sono poi il frutto della nuova ondata di foreclosure che abbassano i prezzi delle case e che nei prossimi mesi dovranno pur cominciare a diminuire contraendo ulteriormente il mercato immobiliare. Un dato che fa il paio con quello del totale delle case invendute che ad Aprile sale dell' 8,8% arrivando alla cifra record di 4 milioni di case invendute che rappresentano il 10,2 % dell'offerta di case esistenti, rispetto al 9,6% del mese precedente.

Questi numeri, insieme alla notizia del rialzo dei tassi sui mutui, al crollo verticale delle richieste di mutuo, all'incremento delle insolvenze anche per i mutui rinegoziati, anch'essi in caduta libera, indicano che siamo ben lontani dall'aver raggiunto il fondo della crisi e che l'inizio della ripresa nel quarto trimestre 2009 rimane solo una chimera e un'illusione della borsa.

Sotto, sempre grazie a Calculated Risk, il primo grafico è relativo alla vendita di case esistenti, il secondo alle case invendute, il terzo illustra l'offerta di case esistenti. Stasera o domani i dati sulle nuove case. Cliccate sulle immagini per ingrandirle.



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I senza testa

I cinque figli di Berlusconi, di primo e secondo letto, scendono in campo indignati per le parole di Franceschini che richiamano alla mente un rozzo slogan in voga nelle campagne elettorali americane del secolo scorso ("comprereste una macchina usata da quest'uomo?").

"Non tutto - affermano in una nota - si può sottoporre ad un sondaggio. Alla domanda se un padre sia capace ad educare un figlio gli unici in grado di rispondere sono i figli stessi. La politica non dovrebbe sconfinare in giudizi relativi al ruolo di padre, che con la politica nulla hanno a che vedere."

Con il che anche "Papi" e i suoi sondaggi sono serviti. Ma, al di la del dubbio gusto di Franceschini, viene da chiedersi: allora perchè i cinque rampolli non protestano quando Papi giura e spergiura a ogni piè sospinto sulla testa dei suoi figli?

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Wednesday, May 27, 2009

Un ministro mite

Non c'è solo Repubblica a porre domande indiscrete al nostro premier. Addirittura il Financial Times gli dedica un editoriale in prima pagina descrivendolo come "un pericolo" per l'Italia anche se "chiaramente non è un altro Mussolini: ha squadre di veline, non di camicie nere".

Il pericolo rappresentato da Berlusconi, dice il quotidiano finanziario, è di "svuotare i media di serio contenuto politico, rimpiazzandolo con l'intrattenimento, di demonizzare i nemici e rifiutare di accettare la legittimazione di ogni critica indipendente".

Un esempio in tal senso l'abbiamo avuto ieri nella trasmissione "Ballarò" dal "mite" ministro Bondi e dal giornalista "indipendente" Belpietro dal quale abbiamo anche appreso che Ferruccio De Bortoli è un giornalista pagato da Bazoli (Banca Intesa) "noto acerrimo nemico di Berlusconi". Purtroppo il video non ci mostra la parte di trasmissione in cui Bondi afferma che "l’Italia ha saputo reagire meglio di altri alla crisi internazionale". Probabilmente anche Bondi deve aver frequentato i corsi accelerati per veline organizzati dal suo collega Brunetta.

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Tuesday, May 26, 2009

Le case crollano, le borse volano

Oggi sono stati resi noti i dati Shiller sui prezzi delle case negli Stati Uniti e sono peggiori di quanto si aspettassero gli economisti: nel primo trimestre del 2009 la diminuzione è stata del 19,1% rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente. Il peggior risultato da 21 anni a questa parte. Wall Street si consola con la crescita della fiducia dei consumatori nella ripresa e festeggia con un +2 e rotti per cento.

Domani avremo i dati sulle case esistenti e dopodomani quelli delle nuove costruzioni. A questo punto chi scommette sulle borse in crescita deve solo sperare che siano negativi e al di sotto delle attese? O meglio andare direttamente al Casinò?

Sotto, due grafici da Calculated Risk. Nel primo viene comparato l'indice Case-Shiller Composite 10 NSA con lo scenario previsto dagli stress test svolti dal Tesoro americano. Il secondo registra i picchi del declino dei prezzi nelle diverse città inserite nell'indice Shiller. Cliccate sulle immagini per ingrandirle.


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Sottozeru

Arrivano i dati ufficiali OCSE sulla crescita del Prodotto Interno Lordo nel primo trimestre del 2009 a confermarci che l'Europa è messa peggio degli Stati Uniti. Per quanto riguarda casa nostra, siccome tutto è relativo, gli ottimisti a tutti i costi avevano già celebrato come positivo il risultato di meno 2,4 se paragonato al meno 3,8 della Germania. Magra consolazione soprattutto se consideriamo che purtroppo per noi nell'ultimo quindicennio si è approfondito il differenziale con i Pil dei paesi più industrializzati essendo stata sempre la nostra crescita caratterizzata da percentuali inferiori a quella degli altri paesi. Il che significa che chi è in testa rallenta ma noi consolidiamo la nostra maglia nera, restando lontani dal gruppo dei migliori e con un notevole handicap da recuperare. Cliccate sulle immagini per ingrandirle.




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Monday, May 25, 2009

Aspettando l'Islanda

A quel lettore che mi ha interrogato a proposito di MBS e CDO e al quale ho risposto tra il serio e il faceto parlando di ADM (Armi di Distruzione di Massa) vorrei anche aggiungere che in sè stessi i cosiddetti derivati, considerati singolarmente e laicamente, non sono strumenti del demonio, ma rispondono e avrebbero dovuto rispondere a delle reali esigenze finanziarie. La cartolarizzazione, gli swap, gli ABS e compagnia cantante non sono stati la causa della crisi. E' l'uso che ne è stato fatto, l'esasperazione, l'impacchettamento infinito di più strumenti dentro altri sofisticati prodotti di ingegneria matematico-finanziaria che ha prodotto una formidabile e incontrollabile leva finanziaria fondata sul debito secondo un gigantesco schema Ponzi dove questa volta con il cerino in mano sono rimasti non solo milioni di investitori e di istituzioni ma anche gli stessi Creatori, le banche, e non solo quelle americane, anzi, a quanto pare, quelle europee, come vedremo, sono messe anche peggio.

Questa follia alimentata dall'avidità umana è durata quasi un trentennio, sostenuta dalla politica di deregolamentazione dei mercati iniziata con Reagan, fatta propria ed accentuata dal "democratico" Clinton e portata all'esasperazione fino alla sua implosione nelle due ultime amministrazioni di Bush figlio. Oggi anche coloro che sono al capezzale del malato e ai quali ci affidiamo per la sua guarigione, sono stati tra i maggiori responsabili di questa crisi, da Bernanke a coloro che fanno parte dello staff economico del presidente Obama, i vari Summers, Rubin e Geithner, ai banchieri rimasti ai loro posti a godere di stipendi milionari, il che ci lascia alquanto scettici dovendo anche constatare che la strada intrapresa è quella di mettere qualche pannicello caldo al paziente, nella speranza di poter tornare al più presto ai bei tempi andati come se nulla fosse successo e all'insegna del mai tramontato principio di "privatizzare i profitti e socializzare le perdite".

Ma, come dicevo all'inizio, l'Europa è messa peggio degli stessi Stati Uniti e forse dovremmo farcela finita di dare sempre la colpa della tempesta perfetta ai nostri cugini d'oltreoceano o come si dice, al mondo anglosassone, perchè se è vero che l'esplosione della bolla dei subrime l'ha scatenata, tutto il mondo e l'Europa in particolare ha galleggiato euforica su quella bolla per anni o, se volete, ha continuato a ballare sul Titanic nonostante le grida d'allarme di chi vedeva, tra le nebbie generate dalla follia, delinearsi la sagoma minacciosa dell'iceberg. Su dati e situazione europea consiglio la lettura di questo articolo pubblicato qualche giorno fa da Lavoce.info.

La produzione industriale è diminuita, rispetto ai massimi livelli raggiunti, del 18 per cento nella zona euro contro il 13 per cento negli Usa. Nell’aprile 2008, il Fmi prevedeva, per il 2009, un tasso di crescita dello 0,6 negli Stati Uniti e dell’1,2 nella zona euro. Oggi, prevede un calo del Pil del 2,8 negli Usa e del 4,2 in Europa.

Il Fmi ha appeno rivisto le sue stime sulle perdite delle banche e sulla necessità di capitali freschi. Stima che, nel periodo 2007-2010, le banche europee (zona euro e Gran Bretagna) subiranno perdite per 1.200 miliardi di dollari dei loro attivi, contro i 1.050 negli Stati Uniti.

Ma soprattuto, rispetto a questo ammontare, le banche europee hanno accertato a oggi perdite per 260 miliardi di dollari (meno di un quarto) contro i 510 miliardi degli Stati Uniti. Le banche europee, dunque, dovrebbero ricapitalizzare per 500 miliardi di dollari, quelle statunitensi per 275 miliardi.

In poche parole, le banche europeee hanno ancora due terzi del cammino di fronte a loro, mentre quelle americane sono già a metà strada. Ma dove sono finiti i titoli tossici? Chi li ha in pancia? Dov'è l'esposizione maggiore?

Domande che dovrebbero interessarci molto tutti quanti, ministri delle Finanze e Bce in testa ma che invece restano inevase. Fino a quando - e non sembra mancare molto - esploderà la bolla, destinata a innescare anche la crisi assicurativa: allora sì che le agenzie di rating avranno un bel da fare con i downgrading e i governi con i tentativi di tamponare la situazione.

Ma i soldi non ci sono e se anche ci sono portano con sé un devastante effetto collaterale, il default sul debito sovrano: controllate i cds dei vari Stati europei nelle prossime giornate, lasciate stare indici azionari e valute. La speculazione è ripartita in grande stile, si va sulla giostra con i petrolio e si scommette short sui cds: significa che i fondamentali stanno saltando o sono già saltati. Ma qui, nella sicura casa europea, tutto tace.

Non disturbate il manovratore, please! Almeno fino alle europee, poi ci sarà davvero da ridere nel vedere l'asse renano cercare di salvare le proprie banche e i neo-membri dell'Est cercare l'appoggio britannico per evitare di andare a gambe all'aria. Un esempio? Seguite l'andamento dei cds ungheresi, vi farete un'idea da soli.


Già l'Ungheria, sarà la nuova Islanda? O toccherà all'Austria? Unicredit e Intesa non hanno niente da dire su Budapest e Vienna o possono tranquillamente fare proprio il più idiota di tutti gli slogan del nostro governo, "ne usciremo meglio degli altri paesi"?

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Thursday, May 21, 2009

La Fed pronta a lanciare nuove testate nucleari

Il tunnel della Fed si allunga ma in fondo si continua a vedere la luce. Potrebbe essere riassunta con questa immagine la discussione svolta a fine aprile nella Commissione che vede riunire periodicamente i direttori della Fed e il cui contenuto è stato divulgato ieri e accolto con scarso entusiasmo (si fa per dire) dal mercato che oggi sembra essersi all'improvviso accorto che la tempesta non è passata.

Per la consueta panoramica sui dati macroeconomici vi rimando all'esauriente articolo di Repubblica che però sorvola sulla cosa più importante detta dalla Fed e liquidata con un generico "i governatori hanno discusso della possibilità di varare nuovi acquisti di asset e titoli del Tesoro". Infatti il verbale della riunione ci dice che

Members also agreed that it would be appropriate to continue making purchases in accordance with the amounts that had previously been announced—that is, up to $1.25 trillion of agency MBS and up to $200 billion of agency debt by the end of this year, and up to $300 billion of Treasury securities by autumn. Some members noted that a further increase in the total amount of purchases might well be warranted at some point to spur a more rapid pace of recovery; all members concurred with waiting to see how the economy and financial conditions respond to the policy actions already in train before deciding whether to adjust the size or timing of asset purchases. The Committee reaffirmed the need to monitor carefully the size and composition of the Federal Reserve’s balance sheet in light of economic and financial developments.


Per sostenere l'economia, che contradditoriamente viene vista in ripresa, si prevede un altro fiume di dollari che andrebbero ad aggiungersi a quelli già previsti (1.250 miliardi per l'acquisto di Mortgage Backed Securites garantiti dal governo, 200 miliardi di titoli di debito emessi dalle agenzie governative e altri 300 miliardi in titoli emessi dal Tesoro). Non viene quantificata questa ulteriore iniezione di liquidità ma traspare la preoccupazione per la dimensione e la composizione del bilancio.

Visti i numeri e le considerazioni stesse dalla Fed tanto ottimismo appare fuori luogo anche perchè, altro punto sul quale Repubblica non ha niente da obbiettare, la Fed costruisce le sue proiezioni su un dato poco attendibile: il picco della disoccupazione è data al 10% a fine 2009 o inizio 2010 quando a Gennaio la stessa Fed individuava il picco nel 2009 tra l' 8,5% e l' 8,8% e invece in Aprile siamo già arrivati all' 8,9%!

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Wednesday, May 20, 2009

Chi paga i bonus? I defunti

Le banche statunitensi stanno utilizzando una tecnica non molto conosciuta per finanziare il pagamento di bonus, liquidazioni e pensioni ai propri dirigenti: attraverso l'utilizzo di polizze di assicurazione vita stipulate per centinaia di migliaia di lavoratori, con se stesse come beneficiarie.

Le banche hanno iniziato con gran parte di queste assicurazioni sulla vita durante la bolla dei subprime, quando è sorto il problema dei compensi e delle liquidazioni dei loro manager, e le stesse autorità regolatrici del settore hanno spinto per l'uso delle assicurazioni sulla vita come un modo per finanziare compensi e benefits per i manager.

Le polizze assicurative sono essenzialmente come dei fondi pensione privati: le Aziende versano il denaro nei contratti, che sono come grandi, non deducibili, piani di pensionamento, e investono i versamenti su prodotti non tassabili. Nel corso del tempo, i datori di lavoro incassano le polizze esentasse quando i dipendenti, gli ex dipendenti e i pensionati muoiono.

Qualcuno ora dirà che certe cose possono succedere solo negli Stati Uniti, ma la filosofia di fondo è la stessa ad ogni latitudine. Il lavoratore, vivo o morto, è come il maiale: non si butta mai niente.



Fonte: Wall Street Journal

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Bollicine e pifferai magici

Il rimbalzo che ha fatto recuperare alle borse in questo primo scorcio del 2009 quasi il 50% di quello che avevano perso in poco meno di un anno sta assumendo sempre più i connotati di una gigantesca bolla speculativa. Vediamo ogni giorno che i dati macroeconomici e le prospettive dell'economia non forniscono giustificazioni a questa crescita drogata che risponde a ben altre logiche finanziarie e politiche. Le parole d'ordine sono "ottimismo" a tutti i costi e gonfiare con tutti i mezzi le borse.

Solo le banche statunitensi, secondo il Wall Street Journal, hanno bisogno di raccogliere, tra emissioni di nuove azioni e obbligazioni, svariate decine di miliardi di dollari entro dicembre per fare fronte ai 600 miliardi di perdite previste nel 2010 per le 19 banche sottoposte a stress test e bisogna riconquistare la fiducia di quei gonzi degli investitori.

Ogni giorno viene fabbricata una motivazione che fa a pugni con la logica e con l'intelligenza. Lunedì, ad esempio, l'ennesimo rush di Wall Street che ha trascinato dietro tutto il plotone delle borse mondiali è stato spiegato dagli analisti con delle presunte buone notizie provenienti dal settore immobiliare e che Marco Sarli riassume lucidamente mettendo in evidenza l'insensatezza di tanto ottimismo interessato.

Ho fatto una certa fatica a comprendere il buono che c’era nelle notizie che tanto hanno ispirato gli operatori, ma credo che il fatto che importanti catene composte da negozi legati ai piccoli lavori che ognuno di noi può, se ne ha la voglia, fare a casa propria abbiano segnalato, nel primo trimestre, profitti inferiori di "solo" il 22 per cento rispetto a quelli relativi allo stesso periodo dell’anno precedente sia stato visto come un segnale di ripresa del settore immobiliare ed edilizio, quello che da poco meno di due anni segnala una situazione terrificante, un collegamento che è sembrato rafforzarsi con il picco toccato dalle aspettative dei costruttori, o almeno di quelli che non sono ancora falliti!

Ieri invece sono arrivati i dati riguardanti le nuove costruzioni che si aggiungono alla notizia delle 342 mila famiglie che hanno ricevuto una notifica di pignoramento del loro immobile in aprile e ai quali dovremmo guardare con attenzione e preoccupazione perchè la crisi non sarà superata finchè non verranno risolte le cause che l'hanno determinata, e quella immobiliare è la madre di tutte le cause.

Nel mese di Aprile, inaspettatamente, inaspettatamente per gli inguaribili o interessati ottimisti, la costruzione di nuove case è crollata, ci dice il Wall Street Journal, portata giù da un grande declino delle richieste di permesso per nuovi appartamenti, appena "bilanciato" (?) da una modesta ripartenza della costruzione di abitazioni monofamiliari. La costruzione di case monofamiliari è salita del 2,8% in Aprile rispetto a Marzo, mentre quella di case con almeno due o tre appartamenti è scesa del 46,1% e all'interno di questa categoria i progetti di immobili con 5 o più appartamenti sono diminuiti del 42,2%.

Total housing starts dropped 12.8% to a seasonally adjusted 458,000 annual rate compared to the prior month, the Commerce Department said Tuesday. Starts fell 8.5% in April to 525,000; originally, Commerce reported April starts down 10.8% to 510,000. Wall Street expected an increase in April construction.

E' invece di questa mattina la comunicazione dell'Istat che gli ordinativi dell'industria italiana a marzo hanno registrato un calo del 26% rispetto a marzo 2008 e del 2,7% rispetto a febbraio 2009. Sì il diluvio è passato, l'apocalisse è finita, l'Italia ne uscirà meglio degli altri Paesi, divertiamoci con Mills e una notte.

Notizie e dati come questi dovrebbero gelare le borse e invece qualcuno continua a suonare il suo piffero magico cercando di attirare in un mercato esangue le vittime predestinate di una trappola mortale. Insinuanti melodie e bagliori incantati provengono dal tunnel. In arrivo, a fari spenti, il treno merci di mezzanotte.

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Monday, May 18, 2009

Mutamenti geopolitici

E' uscito il 35° rapporto del GEAB "Crisi sistemica globale: il mondo esce da una cornice di riferimento vecchia di sessant'anni".

Qui la traduzione di "Informazione Scorretta" del comunicato stampa del GEAB

Qui l'originale

Sotto due grafici (cliccarci sopra per ingrandirli) dal Financial Times che rappresentano le classifiche delle prime 20 istituzioni finanziarie del mondo, nel 1999 la prima e nel 2009 la seconda. Il mondo non gira più intorno agli Usa.



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Tu chiamale se vuoi...correzioni

Saturday, May 16, 2009

Il postino Giulio bussa sempre due volte

Questa l'aveva già detta, ma evidentemente "repetita juvant", avrà pensato il nostro ministro delle finanze: «Con la discesa in campo dei governi e della politica il rischio dell’apocalisse finanziaria globale non c’è più. La crisi continua, ma come tutte le crisi avrà un termine e molti indicatori lo anticipano».

Sono scesi in campo ma nessuno se n'è accorto. Avranno giocato a porte chiuse?

Poi continua con i pannicelli e l'acqua calda: «A fine anno, forse, anche i numeri del prodotto interno lordo saranno migliori di quelli di oggi»

Certo è difficile immaginare che possano essere peggiori anche di quelli dei prossimi mesi. Una volta che il paese sarà stato raso al suolo anche la costruzione di una baracca sarà segno della ripresa immobiliare.

Comunque sapete quali sono gli indicatori "positivi"? L'arresto della riduzione del traffico postale e di quello in autostrada, insieme al rallentamento della caduta dell'Iva. Certo, ammette il ministro, sono solo «una serie di indicatori, se volete aneddotici, empirici, psicologici» ma «il mancato maleficio, a volte, nella psicologia conta più del beneficio».

Per sua fortuna, a quanto pare, gli italiani hanno l'anello al naso. Intervista sul Corriere della Sera, della serie "L'Italia ne uscirà meglio degli altri paesi".

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Le lucciole in fondo al tunnel

La pattuglia degli inguaribili ottimisti è diventata ormai un esercito. Capi di governo e banchieri centrali, economisti e media allineati e ubbidienti alla parola d'ordine che da qualche mese imperversa, hanno fatto proseliti e dopo le luci in fondo al tunnel, ora vedono, con l'arrivo dell'estate, anche le lucciole della ripartenza, in Agosto per la precisione.

Stabilita la data, gli economisti consultati dal Wall Street Journal, la maggior parte dei quali non aveva previsto o addirittura non si era nemmeno accorta della crisi neanche dopo che era arrivata, si dividono ora sui tempi della piena ripresa, sui tempi, per interderci, necessari per ritornare alla situazione ante-recessione: c'è chi dice due-tre anni, chi quattro-cinque, chi anche più anni. Godetevi le tabelle! (Fate un refresh della nuova finestra se non visualizzate la pagina)

Ormai l'establishment, nonostante i fatti e i dati sempre più negativi della produzione, dei commerci e delle esportazioni, dei consumi, della disoccupazione, della contrazione del credito, del costante calo dei prezzi, del valore delle case e l'aumento esponenziale delle insolvenze e delle foreclosure, sembra vivere nel mondo virtuale rappresentato dalle borse drogate, chiuso nell'ennesima bolla frutto dell'illusione che il peggio sia passato.

"Non separatevi dalle vostre illusioni: quando esse sono scomparse potete continuare ad esistere, ma avrete cessato di vivere." Così veniva citato Mark Twain proprio dal Wall Street Journal nella fatidica data dell' 11 settembre del 1929. Ma se è vero che l'uomo non può vivere senza sogni, a volte questi, a causa di una cattiva digestione, si possono trasformare anche nel peggiore degli incubi. Perciò a coloro che non vogliono scambiare lucciole per lanterne ricordo quello che accadde durante la grande depressione, nel 1930, dopo il grande crollo del '29, con le parole di John K. Galbraith:

Nel gennaio, febbraio e marzo del 1930 il mercato azionario mostrò una sostanziale ripresa. Poi in aprile perse lo slancio e in giugno si verificò un'altra estesa flessione. Dopo di che, salvo qualche eccezione, il mercato scese una settimana dopo l'altra, un mese dopo l'altro fino a tutto il giugno del 1932. Le posizioni su cui finalmente si fermò fecero sembrare memorabili per contrasto i peggiori livelli toccati durante il tracollo. Il 13 novembre 1929, si ricorderà, l'indice "New York Times" aveva chiuso a 224. L' 8 luglio 1932 esso segnò 58.

E' vero, non siamo alla Grande Depressione, ma siamo di fronte a una crisi che, in quanto globale, può trasformarsi persino in qualche cosa di peggio rispetto a quella. Se non bastano i dati e gli avvertimenti dei pochi economisti che da anni si affannano inutilmente a lanciare l'allarme sul buco nero che ci sta risucchiando, basterebbe la semplice constatazione che non una sola delle cause che hanno determinato le prime ondate di questo tsunami sono state rimosse, per comprendere quello che è logicamente possibile aspettarsi nei prossimi mesi.

I segnali che provengono da Londra sono chiari. Altrimenti per quale motivo la Bank of England proprio in questo momento inietterebbe nell'esangue sistema bancario britannico altri quasi 60 miliardi di euro? E' in arrivo quella che molti definiscono la terza ondata della tempesta perfetta che questa volta si abbatterà sull'Europa portandosi via tutte le chiacchiere dei governi del vecchio continente, incapaci finora di prendere provvedimenti concreti e comuni per fronteggiare la crisi.

Solo nei bilanci delle banche tedesche ci sarebbero nascosti 1.100 miliardi di dollari di titoli tossici, quanti in Francia, Italia, Spagna e nel resto d'Europa? In qualche maniera negli Stati Uniti stanno tentando di metterci qualche rattoppo. Qui nel vecchio continente solo chiacchiere, la testa sotto la sabbia come gli struzzi, nella speranza che le cose si risolvano da sole. In attesa che scoppi la nostra bolla, la madre di tutte le bolle, la bolla che è peggiore di quella dei mutui subrime: l'insolvenza dei Paesi dell'Est. Lettonia ed Ungheria sono ormai mature. Chi vivrà, vedrà.

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Friday, May 15, 2009

Per fortuna che c'è "papi"

Il prodotto interno lordo dell'Italia è calato nei primi tre mesi dell'anno del 5,9% rispetto allo stesso trimestre del 2008. Dati tanto negativi non si registravano dal 1980, cioè dall'inizio della serie storica. Peraltro, quattro trimestri consecutivi di calo non si vedevano dal 1992-1993, quando i cali furono sei, ma di minori entità. Sulla base degli attuali dati, è del 4,6% il calo della crescita già acquisito per il 2009.

Per fortuna i sondaggi di Berlusconi dicono che ci sono "segnali positivi". "Tutti i contatti con le aziende ci dicono che c'è un miglioramento della situazione", afferma il nostro premier.

Della serie "L'Italia ne uscirà meglio degli altri paesi".

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Thursday, May 14, 2009

La danza dei sette veli

Come conferma il Financial Times, il segreto bancario è vivo e vegeto nell'Unione Europea. Infatti mentre molti paesi europei rafforzano, soprattutto a livello mediatico, la loro campagna contro i paradisi fiscali invocando maggior trasparenza e chiedendo che i paesi canaglia squarcino i veli dei loro preziosi segreti bancari, a casa loro invece sembra non ci sia nessuna fretta di togliere il velo sugli stress test del proprio sistema bancario.

Il Fondo Monetario Internazionale proprio questa settimana ha esortato i governi europei ad introdurre regolari stress test degli istituti finanziari secondo le linee adottate negli Stati Uniti. Sarebbe necessaria una buona "pulizia di primavera", ha aggiunto il Fondo, al fine di garantire che le banche europee siano adeguatamente capitalizzate.

Tuttavia, da una parte, le banche europee sostengono che lo stile americano degli stress test difficilmente si può applicare alle proprie strutture, perché le condizioni economiche e le norme contabili sono diverse, e, dall'altra, funzionari dell'Unione Europea insistono anche sul fatto che diversi stress test sono stati già effettuati sotto la responsabilità delle singole autorità regolatrici nazionali e non vi è alcuna necessità di renderli pubblici.

Ora sembra che i ministri finanziari dell' Unione Europea siano disponibili a rivelarci qualcosa, pensate un pò, una media complessiva dello stato di salute del sistema bancario europeo. La cosa, va da sè, fa sorgere dubbi e sospetti più che legittimi e, in un quadro dove tutte le banche diventano grigie, non aiuta certo a recuperare la fiducia del mercato.

La domanda a questo punto può apparire ingenua, ma se non c'è alcun dubbio, per dirla come il Financial Times, che le autorità di regolamentazione europee nei vari Stati membri abbiano fatto un ottimo lavoro, perchè allora nessuno deve conoscerlo? Cosa bisogna nascondere al mercato sotto i consueti e sconvenienti sette veli?

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Wednesday, May 13, 2009

La resa dei conti, finalmente!

Finalmente è visualizzabile sul sito di economiX la puntata di venerdì 8 maggio intitolata "La resa dei conti" con Jacques Attali che vi avevo già segnalato qualche post fa. Da non perdere.

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Stress test UE e il metodo Trilussa

Questa la notizia che riprendo da un'agenzia AGI

"I ministri delle Finanze dell'Unione Europea hanno deciso di sottoporre le banche del vecchio continente a degli stress test sul modello di quelli condotti negli Stati Uniti. Lo riferisce una fonte Ue. I test saranno effettuati dalle autorità nazionali sulla base di linee guida e metodologie stabilite dalla Comitato dei Supervisori Bancari Europei. Se gli stress test a stelle e strisce stabilivano la capacità delle singole banche di affrontare un ulteriore peggioramento del quadro economico e calcolavano l'eventuale capitale aggiuntivo necessario, quelli europei non prevederanno valutazioni caso per caso. La fonte ha spiegato infatti che si tratterà di studi aggregati per valutare le capacità di resistenza del settore nel suo complesso."

Così, se negli Usa gli stress test, sebbene largamente manipolati e contrattati tra regolatori e banche, qualche indicazione l'hanno pur data, in Europa invece serviranno tutt'al più a spalmare qualche trilione di dollari di titoli tossici (se è vero che solo la Germania ne conta per 1,1 trilioni) tra tutte le banche del vecchio continente. Perciò anche la Cassa Rurale di Vattelapesca avrà nella pancia la sua porzione. Come il pollo di Trilussa.

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Sunday, May 10, 2009

Audace colpo dei soliti ignoti

"Dimmi un po' ragassuòlo, mo' tu conosci un certo Mario che abita qua intorno?"
"Qui de Mario ce ne so' cento"
"Sì va bene, mo questo l'è uno che ruba..."
"Sempre cento so' "

Alcuni passi della ricostruzione dello scandalo di San Marino fatta da Walter Galbiati:

Partivano assegni e tornava danaro contante. Tanto denaro: un miliardo e duecento milioni in banconote da 500 euro, soltanto tra il 2004 e il 2008. Un fiume di soldi con arrivo e traguardo sulla vetta del Monte Titano, in quel paradiso off shore autoctono che risponde al nome di San Marino. Un viaggio attraverso le linee d' ombra del sistema finanziario che ha consentito di ripulire denaro di dubbia provenienza.

Secondo le ricostruzioni dell' inchiesta, chi - per esempio - possedeva un' impresa e voleva pagare meno tasse non faceva altro che gonfiare i costi pagando fatture per lavori mai eseguiti, quindi false, a società intestatea prestanomi. A loro volta queste società, dopo aver incassato i soldi, emettevano assegni a persone spesso inesistenti o compiacenti che, dopo averli girati, restituivano gli assegni all' imprenditore che aveva pagato la fattura. Gli assegni venivano poi depositati alla Cassa di Risparmio di San Marino che li spediva all' Istituto centrale delle banche popolari per la "lavorazione". Qui l' importo diventava un credito a favore della Cassa di Risparmio presso il conto 4370/56 aperto nella sede di Forlì del Monte dei Paschi di Siena. Con un fax la Cassa di San Marino chiedeva al Monte dei Paschi di volta in volta il prelevamento di contanti dal proprio conto specificando il taglio di banconote. Cifre spesso rilevanti che la banca senese si procurava presso la Banca d' Italia di Forlì, dove esiste un conto gestione intestato a Mps. Incaricata del prelevamento era la ditta Battistolli che invece di portare i soldi alla filiale del Monte dei Paschi, li trasportava direttamente a San Marino, alla Cassa di Risparmio che nel frattempo aveva inviato un fax di richiesta per il ritiro di contante. Insomma, il principale istituto bancario di uno dei Paesi più criticati per le norme sulla trasparenza e sulla collaborazione contro il riciclaggio si forniva di denaro sonante per i suoi clienti dalla stessa Banca d' Italia, grazie alla schermatura fornita dal Monte dei Paschi.

A quanto pare il meccanismo ha continuato a funzionare per 15 anni, coperto in qualche modo dal ministero delle Finanze e dalla Banca d'Italia che non si capisce come abbia fatto a non accorgersi di niente per tutto questo tempo se è vero che Forlì veniva subito dopo Milano e Roma per i quantitativi richiesti di banconote da 500 euro.

Ci sfugge però una cosa. In ogni colpo criminale che si rispetti c'è l'autore ma anche il complice, chi fa il basista, il palo, o il ricettatore. Quale, allora il preciso ruolo del Monte Paschi Siena? E come è possibile che Siena non sapesse nulla di quel che accadeva alla Filiale di Forlì?

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Saturday, May 09, 2009

La resa dei conti

Purtroppo la nostra televisione pubblica relega le trasmissioni più interessanti in orari impossibili. Ieri notte alle 1,10 nella trasmissione di Rai Edu condotta da Myrta Merlino, economiX, un ospite d'eccezione, Jacques Attali. In questo link la trascrizione della lunga ma avvincente intervista. La trasmissione verrà replicata questa sera su Rai Storia (canale 805 della piattaforma satellitare) alle ore 20:30.

Un assaggio:

Il paradigma, lo stato generale, la mentalità generale è che la crisi terminerà presto, e si ricomincerà come prima, basta aspettare. In generale le persone, i dirigenti non capiscono che non torneremo mai al vecchio mondo, che andremo verso un mondo in cui consumeremo in modo diverso, in cui i consumatori saranno molto più intelligenti, in cui le persone vorranno pagare molto meno caro, che non vorranno spendere inutilmente i loro soldi ma essere molto più prudenti, avere molti più risparmi.

Prima avere una bella macchina era un segno di intelligenza, oggi avere una bella macchina diventa un segno di stupidità.

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Friday, May 08, 2009

E i topi tornano a ballare

Paul Krugman, dall'editoriale di oggi sul New York Times:

Evviva! La crisi delle banche è finita! Festeggiamo! O.K., forse no....

....Qualcuno ricorda il caso di H. Rodgin Cohen, un eminente avvocato di New York che il Times ha descritto come una "eminenza grigia di Wall Street"? Ha fatto notizia per breve tempo nel mese di marzo, quando, è stato riportato, ha ritirato il suo nome dopo essere stato considerato come il primo candidato alla carica di vice segretario del Tesoro.

Ebbene, all'inizio di questa settimana, il signor Cohen ha detto pubblicamente che il futuro di Wall Street non sarà molto diverso dal suo recente passato, dichiarando: "Non sono del tutto convinto che ci fosse qualcosa di intrinsecamente sbagliato nel sistema." Ehi, vi sembra una piccola sciocchezza ad aver causato la peggiore recessione mondiale dopo la Grande Depressione? Pazienza.

Quelle parole sono agghiaccianti. Essi indicano che, mentre la Federal Reserve e Obama continuano ad insistere che sono impegnati in una più stretta regolamentazione della finanza e una maggiore vigilanza, gli insider di Wall Street stanno prendendo la moderazione della politica nei confronti delle banche come un segno che saranno presto in grado di tornare a giocare come prima.

Così, come ho già detto, mentre i banchieri possono trovare i risultati degli stress test "rassicuranti", tutti noi dovremmo avere molta, molta paura.

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Thursday, May 07, 2009

Stress test, atto finale

Dunque questa sera a mercati chiusi (alle 17 ora di New York, alle 23 ora di Roma) verranno resi noti da Fed e Tesoro americano, i risultati definitivi (leggi: "concordati") degli stress test ma è ormai chiaro che tutta la vicenda è stata un'abile messinscena degli onnipotenti banchieri di Wall Street e dei loro maggiordomi al governo, per raggiungere diversi obbiettivi che possono essere sintetizzati nel concetto di continuare ad andare avanti senza cambiare nulla, o, come possiamo dire con una frase a noi italiani più familiare, fare finta di cambiare per non cambiare nulla.

Gli stress test non serviranno davvero a mettere in sicurezza le 19 maggiori entità finanziarie americane di fronte ad uno scenario avverso dell'economia. Ma sono utilissimi a tranquillizzare i mercati su due aspetti. In primo luogo, nonostante 65 miliardi di dollari (la cifra complessiva che dovrebbero raccogliere le banche esaminate) non siano noccioline, non sono nulla rispetto alle infusioni di capitale immesse nel sistema dal governo (700 miliardi) e dalla Fed (qualche trilione). In secondo luogo quei capitali possono essere raccolti facilmente con un artificio contabile, trasformando le azioni privilegiate in mano al governo in azioni ordinarie.

Poco importa che lo stesso governo, a seguito della trasformazione, arrivi a detenere una quota di capitale, in qualche banca, superiore al 50%, perchè Geithner e lo stesso Obama l'hanno ripetuto in tutte le salse che non ci sarà nazionalizzazione. Tu chiamala se vuoi nazionalizzazione ma non è nazionalizzazione. Certo aumenta l'influenza dello Stato nelle scelte aziendali. Basta guardare alla vicenda dell'acquisizione di Merrill Lynch da parte di Bank of America. Ma che senso ha che lo Stato si metta a fare il banchiere se già lo Stato è governato dai banchieri?

E infatti nelle banche che contano manager e banchieri sono rimasti al loro posto e si preparano ad una nuova stagione di bolle e di superbonus, mentre azionisti e obbligazionisti non hanno perso il loro status e i loro diritti come invece è avvenuto nelle banche più piccole che sono fallite dal 2008 ad oggi (25 banche nel 2008, 29 da gennaio ad aprile di quest'anno) e che, una volta ripulite e risanate, sono state vendute a pezzettini alle 19 sorelle maggiori che hanno visto così aumentare la loro fetta di mercato e hanno potuto presentare, quasi tutte, "profitti al di sopra delle attese" e confortanti risposte agli stress test.

Ora non resta che aspettare che questa gigantesca operazione di occultamento della polvere sotto i tappeti dia i suoi frutti avvelenati e di qui a qualche mese arrivi una nuova Lehman Brothers a presentare il conto. Allora però non sarà più il tempo del "troppo grande per fallire" ma la nuova stagione del "troppo grande per esistere". Come sempre e come dicono nei mari là dove navigano gli iceberg della finanza, la Verità è figlia del tempo.

Update. Secondo la Fed potrebbero arrivare a 599 miliardi di dollari le possibili perdite delle 19 banche sottoposte all'esame, mentre la ricapitalizzazione complessiva cui dovranno adeguarsi 10 di loro viene quantificata in 74,6 miliardi e non 65 miliardi come da me sopra scritto. Vista la metodologia utilizzata cambia poco. Questo test serve solo a tranquillizzare i mercati come hanno messo da settimane in evidenza la maggior parte degli analisti e dei blog che se ne sono occupati. Al coro dei perplessi si unisce anche il Wall Street Journal.

Per gli appassionati di numeri e grafici segnalo queste tabelle.

Fine.

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Wednesday, May 06, 2009

A babbo morto

Flabbergasting, sbalorditivo, lo definisce Felix Salmon, e in effetti il commento che il responsabile amministrativo di Bank of America, Steele Alphin, ha rilasciato al New York Times dopo la notizia che la sua banca, a seguito degli "stress test" sarebbe sotto di 34 miliardi (non 35 come ho scritto stamattina), lascia veramente a bocca aperta ed esterrefatti:

Mr. Alphin noted that the $34 billion figure is well below the $45 billion in capital that the government has already allocated to the bank, although he said the bank has plenty of options to raise the capital on its own…

Mr. Alphin said since the government figure is less than the $45 billion provided to Bank of America, the bank will now start looking at ways of repaying the $11 billion difference over time to the government.

Capito? La cifra di 34 miliardi di dollari è ben al di sotto dei 45 miliardi che il governo ha già prestato alla banca e quindi ora BofA dovrà solo cercare il modo di restituire gli 11 miliardi di differenza che deve al governo!

L'arroganza (e il potere?) di questi lestofanti non ha più limiti. Altro che salvataggi, Tarp, Talf e stress test, è arrivato il momento del forcone!

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Orso o Toro?

Aggiornamento del magnifico grafico interattivo curato da Doug Short nel suo dshort. Cliccando sull'immagine si aprirà una nuova finestra. La domanda è sempre la stessa: siamo di fronte ad un mercato in costante ripresa o stiamo assistendo solo a un rally, più o meno lungo, di un mercato in discesa? E' possibile fare un raffronto con i precedenti rally che hanno caratterizzato il mercato dall'inizio della crisi utilizzando il menu sopra il grafico (pulsante NOW) oppure, se siete proprio pigri, cliccando anche qui.

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Bank of America, prove tecniche di nazionalizzazione

Continua la fuga di notizie pilotata sugli stress test, così tanto per vedere l'effetto che fa lo spauracchio della nazionalizzazione delle maggiori banche americane. Dopo Citi e Fargo è la volta di BofA, ma questa volta, secondo il Wall Street Journal, la cifra è da far tremare i polsi al già traballante Ken Lewis. Non sono 10 o 20 ma ben 35 i miliardi di dollari che dovrebbe raccogliere il gigante americano per mettersi al riparo il prossimo anno da un ipotetico, quanto più che probabile, scenario economico e finanziario avverso.

BofA ha già ricevuto 45 miliardi di dollari di aiuti dal governo americano attraverso il TARP, il piano di salvataggio predisposto da Paulson e Bush, con l'attenta supervisione di quello che di lì a poco sarebbe stato nominato Segretario del Tesoro della nuova amministrazione Obama, Timothy Geithner. Parte di quei soldi sono serviti anche a comprare Merrill Lynch, acquisizione che oggi è nel mirino del Procuratore Generale di New York, Andrew Cuomo, (vedi le due puntate che ho dedicato ai "Pirati di Wall Street") e che ha fatto perdere la poltrona di presidente, pur conservando quella di amministratore delegato, con relativo stipendio, al sempre più contestato Ken.

Oggi il WSJ fa notare che i capitali che servirebbero a BofA per mettersi in regola eccederebbero quelli che la banca potrebbe raccogliere vendendo degli asset o altre azioni al pubblico. La conseguenza è che la banca non potrebbe avere altra scelta che convertire le azioni privilegiate detenute dal governo in azioni ordinarie. Questo porterebbe il capitale del gruppo al livello stabilito dalle autorità ma farebbe anche del governo il primo azionista di maggioranza di Bank of America. Il destino di BofA sembra ormai segnato, così come quello delle sue altre sette o otto sorelle, con Citi e Fargo in prima fila, nonostante ci sia da aspettarsi che l'irriducibile Warren Buffet venda cara la pelle.

Intanto Ben Bernanke camomillo continua la sua opera di tranquillizer dell'opinione pubblica e dei mercati in una ampia conferenza stampa tenuta ieri prima della sua audizione al Congresso sullo stato di salute dell'Unione e sulle previsioni per il sistema economico e finanziario a stelle e strisce. La parola d'ordine è enfatizzare i rari e teneri germogli che spuntano dal gelo e rassicurare tutti che tornerà la primavera, prima o poi.

Il presidente della Fed continua ad aspettarsi che l'attività economica raggiunga il fondo e poi inizi la ripresa entro fine anno. Elementi chiave di questa previsione sono le sue valutazioni che il mercato immobiliare stia iniziando a stabilizzarsi e che l'intensa liquidazione delle scorte rallenterà entro i prossimi due trimestri. La domanda finale dovrebbe essere anche sostenuta dallo stimolo fiscale e monetario. Un punto importante è che questa previsione prevede come condizione di continuare con il graduale risanamento del sistema finanziario; una ricaduta produrrebbe significativi effetti sull'attività economica e potrebbe causare uno stallo nella prossima ripresa.

Anche dopo l'inizio della ripresa, il tasso di crescita della reale attività economica - dice Bernanke - rimarrà probabilmente al di sotto del suo potenziale di lungo termine per un pò, implicando che l'attuale lentezza nell'utililizzazione delle risorse si incrementerà ulteriormente. "Ci aspettiamo che la ripresa solo gradualmente guadagnerà slancio e la fase di stanca dell'economia migliorerà lentamente. In particolare, le imprese saranno probabilmente prudenti riguardo ai costi del lavoro, il che implica che il tasso di disoccupazione potrebbe rimanere alto per qualche tempo, anche dopo che ricomincerà la crescita economica". Conclude questa prima parte con una profezia: "In questo quadro, anticipiamo che l'inflazione resterà bassa".

Segnali di miglioramento arrivano anche dal sistema finanziario, anche se "la tensione rimane alta" spiega Bernanke che poi si dilunga in una divulgazione didascalica dell'azione di Fed e Tesoro nell'opera di risanamento del settore, senza aggiungere alcuna novità a quanto già ampiamente risaputo e guardandosi bene dal dare un minimo dettaglio sulle 19 banche che sono state sottoposte agli "stress test".

Finale comico dell'incontro con i media, con la rivendicazione e la promessa di una sempre maggiore trasparenza da parte della Fed, proprio nelle ore in cui scoppia l'ennesimo scandalo che interessa direttamente proprio la Fed.

Nei giorni scorsi si è venuti infatti a sapere che Stephen Friedman, presidente della Fed di New York, non ha venduto il proprio pacchetto di azioni Goldman Sachs (di cui è stato presidente fino al 1994, ed è tuttora consigliere di amministrazione) quando quest’ultima si è trasformata in una holding bancaria, divenendo quindi soggetta alla giurisdizione della Fed.

Friedman aveva chiesto alla Fed una speciale esenzione al divieto di possedere azioni di un istituto da essa (in teoria) regolato ma, in attesa dell’autorizzazione, come un qualsiasi furbetto del quartierino, ha pensato bene di incrementare il proprio pacchetto, con acquisti a dicembre 2008 e gennaio di quest’anno, senza svelare tale operatività. In fondo, è risaputo, tutto il mondo è paese.

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Monday, May 04, 2009

Inflazione o deflazione?

Scontro tra Titani: sul New York Times di oggi l'economista americano Allan Meltzer si preoccupa per l'inflazione, Paul Krugman per la deflazione.

Meltzer afferma che "nessun paese, affrontando enormi disavanzi di bilancio, la rapida crescita dell'offerta monetaria e la prospettiva di un costante svalutazione, ha mai sperimentato la deflazione. Questi fattori sono messaggeri di inflazione". Krugman gli risponde di fioretto con una lezione di storia, il grafico della giapponese "decade perduta". Touché.

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Saturday, May 02, 2009

Stress test con l'intoppo

Nonostante tutto, nonostante la loro inattendibilità, nonostante soprattutto gli attuali dati macroeconomici siano già peggiori di quelli che disegnano lo scenario più avverso, gli stress test, secondo le ultime notizie, avrebbero indicato che la maggior parte delle 19 banche sottoposte alla prova presenterebbe, nel caso si verificasse quello scenario, pesanti perdite (leggasi bancarotta) tanto è vero che la Fed, evidentemente preoccupata di come presentare questi risultati al mercato, pare voglia ritardare la loro divulgazione, come, con linguaggio asettico, ci dice il Wall Street Journal.

The Federal Reserve and Treasury Department plan to release results of their tests assessing the health of the country's 19 largest banks on Thursday, later than had been previously planned. Regulators are expected to disclose potential loss estimates for each individual bank, a government official said.

In addition, the results will be tallied across the banks to give the public a better picture of the health of the banking industry. U.S. officials will disclose the loss estimates for certain loan categories and the banks' ability "to absorb those losses" under more-adverse economic scenarios.

The results were pushed back several days as federal regulators and the banks have continued to debate the results. Several banks, including Bank of America Corp. and Citigroup Inc., have challenged the government's findings.


Già, BofA e Citi mettono in discussione i risultati, dicono di poter e voler restituire i miliardi avuti in prestito dal governo, addirittura chiedono di poter erogare i bonus ai propri manager, ma le autorità insistono perchè i risultati hanno confermato che, per esempio, Citi, per fare fronte allo scenario avverso, avrebbe bisogno di raccogliere almeno 10 miliardi di dollari.

Dunque Pandit e soci vogliono continuare a ballare mentre la nave affonda e il governo prosegue il tiraemolla con questa banda di predoni che evidentemente deve avere in mano delle efficaci carte di ricatto. Ma allora è tutto un gioco delle parti o l'amministrazione Obama è davvero ostaggio dei banchieri? Difficile schierarsi volendo offrire il beneficio del dubbio. Quel che è certo è che gli stress test si sono trasformati in un test senza appello per la Casa Bianca.

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Friday, May 01, 2009

Ai confini della realtà

Dopo il super bond al 4,75% (205 punti sopra il tasso swap!....e che, siamo all'Islanda?) è arrivata l'assemblea celebrativa, il trionfo della fantasia al potere. Un paio di voci fuori dal coro (qui e qui). Che altro aggiungere? Due domande di cui il vertice del Monte Paschi non ci degnerà sicuramente di risposta e nemmeno i sindacati(?) Mps si faranno mai carico.

1) E' vero o non è vero che i dipendenti esodati al 31 dicembre 2008 non ricevono ancora, a tutt'oggi, l'assegno mensile di accompagno?

2) E' vero o non è vero che dal maggio 2008 non risulterebbero versati nelle posizioni individuali dei dipendenti i contributi INPS?

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