Un 2005 a tutto campo
da "Bresciaoggi" - Sabato 8 Gennaio 2005
Autore: Paolo Algisi
Se Brescia continua a essere snodo appartato ma cruciale nei giochi della finanza nazionale lo si deve sempre a lui, Emilio Gnutti, il finanziere ad alto rendimento, mente bresciana della «madre di tutte le scalate», quella del 1999 a Telecom Italia. Hopa, la merchant bank guidata da Gnutti, ha da poco dato il suo ok alla ricapitalizzazione di Olimpia, la cassaforte di Telecom Italia controllata dalla Pirelli di Marco Tronchetti Provera. Costo dell’operazione, 320 milioni di euro. Che potrebbero diventare a breve almeno 370 mln, se Hopa, azionista di Olimpia al 16%, dovesse sottoscrivere pro-quota l’inoptato dei Benetton, ancora dubbiosi se aprire il portafoglio e partecipare all’operazione. Ma altre due partite nel 2005 vedranno Gnutti defilato protagonista. E sono partite non da poco visto che in ballo c’è il controllo di due primarie banche nazionali: Bnl e Antonveneta. Nell’istituto romano presieduto da Luigi Abete, Hopa è accreditata di una partecipazione di poco inferiore al 2%. In Bnl si fronteggiano due patti di sindacato. Il primo che governa la banca e di cui Abete è espressione, composto dall’istituto di credito spagnolo Bbva (14,9%), da Diego Della Valle (5%) e dalle Generali (8,5%). E il «contropatto» (che controlla, tra quote sindacate e non, circa il 28% di Bnl), agguerrita pattuglia di immobiliaristi, con in testa il costruttore romano Francesco Gaetano Caltagirone. Gnutti si è più volte chiamato fuori dalla contrapposizione. Ma sono in molti a non crederci. I sospettosi fanno infatti presente che sono tanti i fili che legano Chicco Gnutti al contropatto. E sono fili d’acciaio. Anzitutto la presenza, tra gli immobiliaristi, dei fidati amici e azionisti di Hopa, Ettore e Tiberio Lonati (in carico hanno il 2,5% di Bnl). Poi la presenza di Stefano Ricucci, altro membro del contropatto e consigliere di Hopa. Infine Francesco Gaetano Caltagirone, membro con Gnutti del cda di Monte dei Paschi. In primavera scadono i vertici dell’istituto capitolino. E quel «quasi 2%» di Bnl in mano a Gnutti potrebbe fare da ago della bilancia, rimpolpando i voti del contropatto, se si arrivasse al muro contro muro. Sempre che il governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, non sbrogli prima una matassa ingarbugliatissima. Gli occhi sono puntati su Mps (al 4,4% in Bnl), in vista di un possibile rafforzamento finalizzato all’assunzione di un ruolo attivo e di mediazione tra i due schieramenti. E anche qui Gnutti, azionista (circa il 4% tra Hopa e posizioni personali) di Mps al pari di Caltagirone e vicepresidente dell’istituto senese, potrebbe dire la sua. Ma in un’altra partita del risiko bancario nazionale Gnutti mette il suo zampino: è quella su Antonveneta. Sull’istituto padovano ci sono voci insistenti di un interessamento di Gianpiero Fiorani, banchiere attivissimo a capo della Banca Popolare di Lodi (Bpl). I rapporti Fiorani-Gnutti sono ferrei, con incroci azionari tra Fingruppo, la finanziaria di Gnutti e Bpl, a sua volta membro del patto di sindacato di Hopa, nel cui Cda siede Fiorani. Il patto di sindacato che controlla il 30,7% dell’Antonveneta è stato di recente disdettato da Edizione Holding (5%) e da molti dei soci riuniti nella fiduciaria Delta Erre (10,3%), tra cui lo stesso Gnutti che in carico ha il 2,1% dell’istituto di Padova. E mentre i restanti membri del patto, capitanati dall’olandese Abn Amro (primo azionista dell’Antonveneta con il 12,7%), cercheranno di trovare nuovi soci, nessuno dubita che Gnutti darà a Fiorani tutto il suo appoggio, qualora il banchiere decidesse andare alla carica dell’istituto presieduto da Tommaso Cartone.
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