Intercettazioni e sentenze
Nelle motivazioni (depositate il 10 agosto) della sentenza con cui il Tar del Lazio il 19 luglio ha respinto il ricorso di Abn per l’annullamento delle autorizzazioni rilasciate da Bankitalia a Bpi per salire al 29,9% di Antonveneta si legge che il giudice ha ritenuto che «la Banca d’Italia sia pervenuta al giudizio di sostenibilità in un’ottica di sana e prudente gestione, delle acquisizioni di ulteriori partecipazioni (da parte di Lodi) nel capitale di Antonveneta all’esito di un’istruttoria che appare svolta in modo compiuto e congruo».
Sappiamo, dalle indagini dei giudici milanesi, che la documentazione presentata da Bankitalia al Tar era a dir poco "addomesticata", ma di questo riteniamo che il giudice non fosse a conoscenza essendosi basato sulle carte che gli erano state trasmesse il 3 luglio.
Basti pensare a quella intercettazione, del 6 luglio, quando gli inquirenti ascoltano in diretta Fiorani ordinare a un collaboratore il perfezionamento cartaceo di un documento necessario per l'autorizzazione di Bankitalia. Quando poi la Procura manderà i propri uomini in via Nazionale, «nella documentazione sequestrata presso la Banca d'Italia sarà in effetti rinvenuto tale contratto, pervenuto alla segreteria della Vigilanza in data 6 luglio 2005. Senonché il contratto riporta la data del 28 giugno, mentre dalla conversazione intercettata appare evidente che tali atti sono stati formati successivamente a tale data, e verosimilmente il 5 o lo stesso 6 luglio» si legge nell'ordinanza dei pm milanesi.
Oppure, altro esempio, ricordo la conversazione telefonica del 9 luglio (ore 19,22) tra Francesco Frasca (capo della vigilanza di Bankitalia e indagato) e tale Marino (probabilmente un dirigente di Bankitalia). Parlano dell´istruttoria su Antonveneta.
«Frasca - riportano gli investigatori - afferma che il 10 di luglio queste terze persone hanno i mezzi patrimoniali per fare l´operazione... il Governatore vorrebbe chiudere tutto venerdì pomeriggio». La conversazione continua sulle ragioni che spingono Fazio ad agire con tanta fretta. «Marino - è riportato nei brogliacci - accenna alla causa del 13». Marino: «Il provvedimento autorizzativo dovrebbe contenere una motivazione che dica che l'autorizzazione è stata prevista per il 15 e per il 30 e che per il 30 giugno era tutto in ordine... Tutto ciò rappresenterebbe un aiuto per mercoledì davanti al Tar e potrebbe rappresentare anche una scappatoia per il collegio al fine di togliersi la patata bollente senza entrare nel merito».
Dunque tutto spiegabile e giustificabile. Quello che non è comprensibile è il silenzio tombale che, finora, ha accolto questa intercettazione telefonica che riprendo da "Repubblica" del 6 agosto:
19 luglio 2005 ore 21.26.12
Boni (direttore finanziario della popolare italiana) al telefono con un tale Giulio: "Stiamo aspettando la notizia della Consob". Giulio risponde: "Il presidente del Tar del Lazio prima lavorava in banca d'italia" e Boni (ridendo):
"Adesso è passato anche alla banca di lodi".
Ma il destinatario di questo diffamante apprezzamento non ritiene di dover reagire per difendere la sua onorabilità e quella del suo Ufficio?
Sappiamo, dalle indagini dei giudici milanesi, che la documentazione presentata da Bankitalia al Tar era a dir poco "addomesticata", ma di questo riteniamo che il giudice non fosse a conoscenza essendosi basato sulle carte che gli erano state trasmesse il 3 luglio.
Basti pensare a quella intercettazione, del 6 luglio, quando gli inquirenti ascoltano in diretta Fiorani ordinare a un collaboratore il perfezionamento cartaceo di un documento necessario per l'autorizzazione di Bankitalia. Quando poi la Procura manderà i propri uomini in via Nazionale, «nella documentazione sequestrata presso la Banca d'Italia sarà in effetti rinvenuto tale contratto, pervenuto alla segreteria della Vigilanza in data 6 luglio 2005. Senonché il contratto riporta la data del 28 giugno, mentre dalla conversazione intercettata appare evidente che tali atti sono stati formati successivamente a tale data, e verosimilmente il 5 o lo stesso 6 luglio» si legge nell'ordinanza dei pm milanesi.
Oppure, altro esempio, ricordo la conversazione telefonica del 9 luglio (ore 19,22) tra Francesco Frasca (capo della vigilanza di Bankitalia e indagato) e tale Marino (probabilmente un dirigente di Bankitalia). Parlano dell´istruttoria su Antonveneta.
«Frasca - riportano gli investigatori - afferma che il 10 di luglio queste terze persone hanno i mezzi patrimoniali per fare l´operazione... il Governatore vorrebbe chiudere tutto venerdì pomeriggio». La conversazione continua sulle ragioni che spingono Fazio ad agire con tanta fretta. «Marino - è riportato nei brogliacci - accenna alla causa del 13». Marino: «Il provvedimento autorizzativo dovrebbe contenere una motivazione che dica che l'autorizzazione è stata prevista per il 15 e per il 30 e che per il 30 giugno era tutto in ordine... Tutto ciò rappresenterebbe un aiuto per mercoledì davanti al Tar e potrebbe rappresentare anche una scappatoia per il collegio al fine di togliersi la patata bollente senza entrare nel merito».
Dunque tutto spiegabile e giustificabile. Quello che non è comprensibile è il silenzio tombale che, finora, ha accolto questa intercettazione telefonica che riprendo da "Repubblica" del 6 agosto:
19 luglio 2005 ore 21.26.12
Boni (direttore finanziario della popolare italiana) al telefono con un tale Giulio: "Stiamo aspettando la notizia della Consob". Giulio risponde: "Il presidente del Tar del Lazio prima lavorava in banca d'italia" e Boni (ridendo):
"Adesso è passato anche alla banca di lodi".
Ma il destinatario di questo diffamante apprezzamento non ritiene di dover reagire per difendere la sua onorabilità e quella del suo Ufficio?
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