Nelle mani della magistratura
Procede a vele spiegate il piano di Fazio e Fiorani per impadronirsi definitivamente di Banca Antonveneta, a dispetto delle magistrature di mezza Italia, degli avvisi di garanzia per reati come false comunicazioni, aggiotaggio, insider trading, ostacolo ad organismo di vigilanza, turbativa del mercato, abuso d'ufficio, falso in bilancio, falso in prospetto, a dispetto di ogni logica di mercato, di ogni regola di trasparenza e delle stesse norme che Banca d'Italia dovrebbe applicare.
Fazio non ha nemmeno atteso che il CdA di Antonveneta esaminasse oggi le due offerte della Lodi, irridendo così anche all'ultimo vincolo formale previsto da una procedura che pure Bankitalia aveva sempre rispettato (quella di pronunciarsi dopo il giudizio del CdA oggetto dell'offerta) e dimostrando in tal modo di non riconoscere alcuna validità al Consiglio in prorogatio e quindi alle stesse sentenze della magistratura.
Che poi Bankitalia si sia pronunciata dopo «una approfondita istruttoria» suona come l'ultimo sberleffo ai pubblici ministeri che hanno scoperchiato il vaso di pandora, trovando di tutto, dalle false comunicazioni alle autorizzazioni concesse sulla base di operazioni solamente annunciate e mai concretizzate, dalle opzioni di acquisto che si sospetta mascherino delle opzioni di vendita ai finanziamenti a tassi di favore nella scalata ad Antonveneta, dalle piste Svizzere e quelle delle isole Cayman, per citare solo alcuni articoli del vasto repertorio e non ricordare anche gli intrecci che da Fiorani portano a Gnutti, ai palazzinari e ad alcune banche estere, passando per l'Unipol ed alle altre grandi vicende di un risiko senza confini.
Tutto ciò, degno della più squallida delle repubbliche delle banane, avviene con la copertura assicurata dal silenzio o dalle reticenze di governo, ministri, segretari, sottosegretari e di tutte le forze politiche, salvo qualche isolata voce che si alza sempre e comunque per interessi di bottega.
Ha dunque ragione il quotidiano la Repubblica nell'affermare che "solo i tribunali (eventualmente) potranno fermare la Popolare di Lodi, la piccola banca di provincia guidata da Gianpiero Fiorani che non aveva i numeri nemmeno per tentare la scalata al bar di fronte ai suoi uffici. Una lunghissima partita sotto la regia del governatore che, alla fine, rischia di risultare vincente (sempre che i tribunali non decidano di radere al suolo tutto questo castello di pasticci, cosa ancora possibile)".
Tralasciamo l'immagine che ormai dell'Italia si sono fatti i mercati internazionali e le conseguenze sulla nostra economia nei prossimi anni, ma che il destino di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie sia in balia di quel "cartello" e che solo la magistratura, tra le istituzioni della nostra repubblica, possa difenderli è un'ipotesi che fino a pochi mesi or sono non avremmo mai preso in considerazione ma è anche qualcosa che tra qualche tempo, quando cominceremo a vedere le conseguenze concrete della realizzazione di questo piano sciagurato, sarà difficile spiegare e giustificare non solo a questi lavoratori e alle loro famiglie ma anche a tutti gli italiani dotati di ragione e del diritto di voto.
Fazio non ha nemmeno atteso che il CdA di Antonveneta esaminasse oggi le due offerte della Lodi, irridendo così anche all'ultimo vincolo formale previsto da una procedura che pure Bankitalia aveva sempre rispettato (quella di pronunciarsi dopo il giudizio del CdA oggetto dell'offerta) e dimostrando in tal modo di non riconoscere alcuna validità al Consiglio in prorogatio e quindi alle stesse sentenze della magistratura.
Che poi Bankitalia si sia pronunciata dopo «una approfondita istruttoria» suona come l'ultimo sberleffo ai pubblici ministeri che hanno scoperchiato il vaso di pandora, trovando di tutto, dalle false comunicazioni alle autorizzazioni concesse sulla base di operazioni solamente annunciate e mai concretizzate, dalle opzioni di acquisto che si sospetta mascherino delle opzioni di vendita ai finanziamenti a tassi di favore nella scalata ad Antonveneta, dalle piste Svizzere e quelle delle isole Cayman, per citare solo alcuni articoli del vasto repertorio e non ricordare anche gli intrecci che da Fiorani portano a Gnutti, ai palazzinari e ad alcune banche estere, passando per l'Unipol ed alle altre grandi vicende di un risiko senza confini.
Tutto ciò, degno della più squallida delle repubbliche delle banane, avviene con la copertura assicurata dal silenzio o dalle reticenze di governo, ministri, segretari, sottosegretari e di tutte le forze politiche, salvo qualche isolata voce che si alza sempre e comunque per interessi di bottega.
Ha dunque ragione il quotidiano la Repubblica nell'affermare che "solo i tribunali (eventualmente) potranno fermare la Popolare di Lodi, la piccola banca di provincia guidata da Gianpiero Fiorani che non aveva i numeri nemmeno per tentare la scalata al bar di fronte ai suoi uffici. Una lunghissima partita sotto la regia del governatore che, alla fine, rischia di risultare vincente (sempre che i tribunali non decidano di radere al suolo tutto questo castello di pasticci, cosa ancora possibile)".
Tralasciamo l'immagine che ormai dell'Italia si sono fatti i mercati internazionali e le conseguenze sulla nostra economia nei prossimi anni, ma che il destino di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie sia in balia di quel "cartello" e che solo la magistratura, tra le istituzioni della nostra repubblica, possa difenderli è un'ipotesi che fino a pochi mesi or sono non avremmo mai preso in considerazione ma è anche qualcosa che tra qualche tempo, quando cominceremo a vedere le conseguenze concrete della realizzazione di questo piano sciagurato, sarà difficile spiegare e giustificare non solo a questi lavoratori e alle loro famiglie ma anche a tutti gli italiani dotati di ragione e del diritto di voto.
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