Monday, August 15, 2005

Chicco Story - Le Banche

da "Il Mondo" - 25 luglio 2003

L' ultimo chip, che segue quello nella Imprenditori associati per conquistare l' Eti, lo ha messo nella Lucchini. Chiamato dalla storica famiglia di industriali bresciani a dar manforte al piano di ristrutturazione messo a punto dalla Lazard, Emilio Gnutti non ha saputo dir di no e ha sottoscritto una piccola parte dell' aumento di capitale e delle obbligazioni convertibili che lo potranno far diventare socio di Elettra, la società elettrica del gruppo. Un'operazione che segue quella in Monte dei Paschi e ne precede, secondo alcuni, una analoga in Antonveneta. Per la verità un piede nel business delle utility Gnutti lo aveva già messo circa un anno fa, quando ancora la Lazard lo aveva chiamato in soccorso del collocamento dell' Asm di Brescia, l' azienda municipalizzata lombarda. Il book del piazzamento agli investitori era quasi vuoto e la Hopa di Gnutti si comprò una piccola ma significativa quota, il 2,8%, così fecero altri due bresciani doc, Ettore Lonati e Romain Zaleski. Intese su più fronti A parte quest' ultima passione per l' energia non vi è dubbio che la ragnatela di partecipazioni che il finanziere bresciano, salito agli onori delle cronache con il lancio dell' Opa su Telecom al fianco di Roberto Colaninno, ha saputo mettere insieme sia sempre più estesa. E cementata da alleanze che contano. Il sogno segreto di Gnutti, oltre che di fare soldi per sé e per i suoi azionisti, è quello di diventare un banchiere a tutto tondo. E recentemente vi è anche riuscito diventando vicepresidente del Monte dei Paschi di Siena grazie all' apertura del capitale ai privati. Una nomina frutto di una mediazione politica condotta tra emissari del governo, del calibro di Gianni Letta, e le correnti Ds che da sempre governano la banca senese. I successi di Gnutti si devono anche alla natura bipartisan dei soci della Hopa, una configurazione che il finanziere si è modellato soprattutto negli ultimi due anni. Tra i soci ci sono, fin dagli esordi della finanziaria, proprio il Monte dei Paschi e l' Unipol, esponenti di spicco della finanza rossa. C' è l' Interbanca di Giorgio Cirla che rappresenta anche il trait d' union con la Banca Antonveneta. Da Fiorani a Fazio. C' è il legame con la Bipielle di Gianpiero Fiorani che garantisce un canale privilegiato con il governatore Antonio Fazio. Ma da qualche mese c' è anche la Fininvest di Silvio Berlusconi, entrata dalla porta principale grazie a un generoso concambio di azioni Olivetti che ha alleviato il bilancio delle società del presidente del Consiglio. Senza dimenticare gli imprenditori di Lumezzane e dintorni, capitanati dai Lonati e dai Marinelli, coloro che hanno sostenuto l' avventura in Telecom quando ai più sembrava una pazzia. Un centauro della finanza. Il modello di business inventato da Gnutti per la Hopa, una via di mezzo tra un fondo chiuso che investe in partecipazioni di imprese e una trading room che cerca di trarre profitto dalle opportunità che si presentano in Borsa, è stato addirittura citato da Luigi Spaventa nella sua ultima relazione Consob. Gnutti è stato uno dei precursori del private equity in Italia, una sorta di terza via per le aziende che si colloca tra le banche e il mercato. Anche se il modello di private equity adottato da Gnutti non è propriamente quello ideale, secondo l' ex presidente della Consob. "Il contributo alla crescita delle aziende è modesto quando i capitali, raccolti in aree ricche dove vi è sovrabbondanza rispetto alle opportunità o ai desideri di investimento delle imprese", scrive Spaventa nella sua ultima relazione, "sono destinati all' acquisto di partecipazioni di riferimento in società quotate: quei capitali, nati dalla produzione, vengono per così dire finanziarizzati". Il riferimento di Spaventa può sembrare come una sorta di giudizio ex post alla più grande operazione mai effettuata sul mercato italiano, l' Opa sulla Telecom, e che ha visto protagonista proprio la Hopa. In quell' occasione si cementarono gli interessi dei piccoli imprenditori bresciani ammaliati da un abile Gnutti e la grande intraprendenza di un manager partito da Mantova, Colaninno, con tanta voglia di fare soldi. L' avventura è finita positivamente, ma i rischi corsi sono stati elevati e in qualche modo l' operazione Telecom ha segnato uno spartiacque nella pur breve vita della Hopa. La vendita a Marco Tronchetti Provera, sotto il peso dei debiti nei confronti delle banche che erodevano il capitale di base della finanziaria bresciana, è giunta come una vera e propria manna e per alcuni è stata un' esperienza da non ripetere. Andata e ritorno Nessuno dei soci bresciani, nell' estate di due anni fa, si sarebbe aspettato di uscire così bene da una situazione che si era fatta veramente difficile. E il rientro in Telecom, avvenuto alla fine del 2002 attraverso una complessa operazione di ingegneria finanziaria, ha consacrato Gnutti agli occhi dei suoi investitori. Con le holding del presidente del Consiglio tra i propri soci e con il ritorno nella plancia di comando della Telecom al fianco di Tronchetti Provera, Gilberto Benetton e dei banchieri più influenti del Paese, Gnutti all' inizio di quest' anno poteva quasi apparire l' astro brillante della finanza italiana. Poi però sono arrivati due passi falsi. La corsa a Torino A inizio anno Gnutti ha ingaggiato un testa a testa con Colaninno per la conquista della Fiat terminato con un nulla di fatto per entrambi. Gnutti come al solito aveva fiutato l' affare e voleva entrare nell' impero degli Agnelli dalla porta principale. Ha offerto i suoi denari per un sostanzioso aumento di capitale nella Fiat holding, operazione che gli avrebbe permesso di contare anche nei delicati equilibri del Corriere della Sera e della Edison sedendo al fianco degli Agnelli. Ma forse proprio questo eccesso di protagonismo ha fatto scattare qualche allarme e così la proposta di Gnutti sulla Fiat è stata cortesemente rimandata al mittente, così come quella di Colaninno. Ancora più significativo il secondo segnale arrivato in quel di Brescia. Scartata Fiat, Gnutti e la Unipol si buttano a pesce sulla Toro, uno dei gioielli messi in vendita dagli Agnelli per far quadrare i conti dell' auto. A decidere c' è anche Capitalia, di cui Toro possiede una quota strategica, per gli equilibri di controllo della banca e dunque la strada sembra spianata. Cesare Geronzi, con cui Gnutti è in buoni rapporti avendo acquistato anche una quota della Mcc (Mediocredito Centrale), preferirà sicuramente che il pacchetto Capitalia finisca in buone mani. Ma alla fine il prezzo prevale sulle alleanze e la Toro viene venduta alla De Agostini che offre 2,4 miliardi per assicurarsi la compagnia della Fiat. Per Gnutti e la Unipol una brutta musata. Un' altra arriverà poco dopo, quando la Procura di Milano aprirà un' inchiesta per insider trading sulle obbligazioni Unipol nella quale vengono coinvolti sia Gnutti che Giovanni Consorte. A causa di questi incidenti la sua cooptazione nel consiglio del Monte dei Paschi deve seguire una procedura particolare, con la definitiva accettazione da parte dell' assemblea. Ma il consenso politico non manca e Gnutti è vicepresidente del Monte. Tra Siena e Padova Le prossime due partite importanti Gnutti se le giocherà ancora in banca. La prima riguarda la stessa Capitalia, di cui la Hopa possiede una piccola quota e di cui ambisce a partecipare al rinnovo del patto di sindacato. Qui si capirà se Gnutti è riuscito a farsi accettare da un altro salotto importante, quello di Geronzi e del governatore Fazio. La seconda si gioca nella ricca provincia padovana e ha come teatro il ricco business del Nordest. Gli equilibri dell' Antonveneta oscillano tra gli olandesi della Abn Amro, i Benetton e l' ennesima cordata che si ragguppa intorno a Gnutti. Con Gilberto Benetton i rapporti non sono idilliaci, lo si è capito al momento dell' ingresso in Olimpia e le idee sull' istituto che fu governato da Pontello sono divergenti. Per il momento Treviso ha avuto la meglio, promuovendo la nomina di un manager come Pietro Montani. Ma sul controllo della banca Gnutti giocherà fino in fondo la sua partita. La galassia di Gnutti La ragnatela di società controllate o partecipate dalla Hopa. Quelle in rosso sono le società quotate, mentre in quelle di colore blu scuro la holding detiene il controllo. Nel 2002 Hopa ha messo a segno un risultato netto di 186 milioni di euro, contro i 695 dell' anno precedente, che comprendeva la cessione del pacchetto Telecom detenuto in Bell.