Inchieste sospette
Un'accuratissima (all'apparenza) inchiesta del Wall Street Journal ci rende edotti, con dovizia di dati, cifre e grafici, di come e di quanto il settore finanziario abbia tagliato le proprie spese lobbistiche nel corso del 2008 e nei primi mesi del nuovo anno.
Per la precisione, nei primi tre mesi del 2009, ci dice il giornale online, il settore finanziario ha speso 104.7 milioni di dollari per le sue attività lobbistiche nei confronti del Congresso e dell'amministrazione Obama, l'8% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Il WSJ individua le cause di questo calo nella stretta a cui Obama prevede di sottoporre le banche mettendole sotto il ferreo(?) controllo(?) della Fed e nella caduta di immagine patita dalle istituzioni finanziarie presso politici e pubblico. Politici che però per parte loro hanno continuato ad incassare, nello stesso periodo, 19,9 milioni di dollari, andati per il 60% ai democratici, che hanno visto salire esponenzialmente la loro quota dal 54% del 2007 e dal 43% del 2005.
Con tutto il rispetto per la bibbia di Wall Street, dati e grafici potrebbero avere però una lettura più maliziosa, così come l'assenza di Goldman Sachs dalla categoria. Se guardiamo al grafico (cliccare sull'immagine per ingrandirla) noteremo che le entità nazionalizzate hanno ridotto a zero la loro spesa, le altre in proporzione inversa ai contributi pubblici ricevuti.
Oltretutto che bisogno avrebbero i banchieri di elargire contributi quando ormai, al di là delle sceneggiate sulle Grandi Riforme dei mercati finanziari, hanno il controllo del governo stesso? Se poi c'è bisogno di oliare il Congresso e di rinsaldare la compattezza delle truppe cammellate, bastano pochi spiccioli. E la curva del grafico è in leggera risalita. Come mai il Wall Street Journal non nota questi verdi germogli di speranza?
Per la precisione, nei primi tre mesi del 2009, ci dice il giornale online, il settore finanziario ha speso 104.7 milioni di dollari per le sue attività lobbistiche nei confronti del Congresso e dell'amministrazione Obama, l'8% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Il WSJ individua le cause di questo calo nella stretta a cui Obama prevede di sottoporre le banche mettendole sotto il ferreo(?) controllo(?) della Fed e nella caduta di immagine patita dalle istituzioni finanziarie presso politici e pubblico. Politici che però per parte loro hanno continuato ad incassare, nello stesso periodo, 19,9 milioni di dollari, andati per il 60% ai democratici, che hanno visto salire esponenzialmente la loro quota dal 54% del 2007 e dal 43% del 2005.
Con tutto il rispetto per la bibbia di Wall Street, dati e grafici potrebbero avere però una lettura più maliziosa, così come l'assenza di Goldman Sachs dalla categoria. Se guardiamo al grafico (cliccare sull'immagine per ingrandirla) noteremo che le entità nazionalizzate hanno ridotto a zero la loro spesa, le altre in proporzione inversa ai contributi pubblici ricevuti.
Oltretutto che bisogno avrebbero i banchieri di elargire contributi quando ormai, al di là delle sceneggiate sulle Grandi Riforme dei mercati finanziari, hanno il controllo del governo stesso? Se poi c'è bisogno di oliare il Congresso e di rinsaldare la compattezza delle truppe cammellate, bastano pochi spiccioli. E la curva del grafico è in leggera risalita. Come mai il Wall Street Journal non nota questi verdi germogli di speranza?
Labels: crisi finanziaria, lobby finanziaria, wall street journal
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