Attenti al bottino
Anche alla Banca Mondiale crescono le preoccupazioni che gli sforzi di governi e banche centrali al fine di sostenere la ripresa possano produrre un pericoloso effetto collaterale: bolle speculative nel settore immobiliare, nelle borse e nei mercati valutari, in particolare in Asia.
L'istituto internazionale proprio ieri ha lanciato l'allarme che la ricomparsa improvvisa di miliardi di dollari di investimenti in Asia orientale è fonte di "crescenti preoccupazioni su possibili nuove speculazioni sui prezzi" sui mercati azionari in Asia e nel settore immobiliare in Cina, Hong Kong, Singapore e Vietnam.
Anche il Fondo monetario internazionale sempre ieri aveva parlato di "un rischio": che l'impennata dei prezzi degli asset in Hong Kong siano guidati da un flusso di capitali "che prescinde dai valori fondamentali della domanda e dell'offerta".
Alla base della tendenza ci sarebbero "misure come il taglio dei tassi di interesse e l'immissione di denaro nel sistema finanziario, che hanno lasciato zone del mondo inondate di liquidità ed esposte al rischio di bolle o di impennate dei prezzi al di là di ciò che i fondamentali economici suggeriscono come ragionevoli".
Meglio tardi che mai, sebbene non si capisca perchè l'allarme non sia allargato a tutti i mercati azionari, visti i livelli di sopravalutazione raggiunti anche da tutte le borse europee e dal NYSE, con i rapporti fra prezzi delle azioni e utili schizzati a livelli inimmaginabili. Abbiamo già visto nei giorni scorsi che nell'indice S&P 500 di Wall Street questo rapporto è a quota 142. Ovvero l'azione viene trattata ad un prezzo pari a 142 volte gli utili, quando è ritenuto normale un rapporto pari a 13-15 volte. Per non parlare degli aumenti ingiustificati del petrolio e delle altre materie prime che non riguardano solo i mercati orientali.
Che la Banca Mondiale sia stata costretta a fare suo il vecchio detto "picchiare a nuora perchè suocera intenda" dando ragione a quanti la criticano perchè i suoi padroni, in fondo in fondo, rimangono pur sempre i pirati di Wall Street?
L'istituto internazionale proprio ieri ha lanciato l'allarme che la ricomparsa improvvisa di miliardi di dollari di investimenti in Asia orientale è fonte di "crescenti preoccupazioni su possibili nuove speculazioni sui prezzi" sui mercati azionari in Asia e nel settore immobiliare in Cina, Hong Kong, Singapore e Vietnam.
Anche il Fondo monetario internazionale sempre ieri aveva parlato di "un rischio": che l'impennata dei prezzi degli asset in Hong Kong siano guidati da un flusso di capitali "che prescinde dai valori fondamentali della domanda e dell'offerta".
Alla base della tendenza ci sarebbero "misure come il taglio dei tassi di interesse e l'immissione di denaro nel sistema finanziario, che hanno lasciato zone del mondo inondate di liquidità ed esposte al rischio di bolle o di impennate dei prezzi al di là di ciò che i fondamentali economici suggeriscono come ragionevoli".
Meglio tardi che mai, sebbene non si capisca perchè l'allarme non sia allargato a tutti i mercati azionari, visti i livelli di sopravalutazione raggiunti anche da tutte le borse europee e dal NYSE, con i rapporti fra prezzi delle azioni e utili schizzati a livelli inimmaginabili. Abbiamo già visto nei giorni scorsi che nell'indice S&P 500 di Wall Street questo rapporto è a quota 142. Ovvero l'azione viene trattata ad un prezzo pari a 142 volte gli utili, quando è ritenuto normale un rapporto pari a 13-15 volte. Per non parlare degli aumenti ingiustificati del petrolio e delle altre materie prime che non riguardano solo i mercati orientali.
Che la Banca Mondiale sia stata costretta a fare suo il vecchio detto "picchiare a nuora perchè suocera intenda" dando ragione a quanti la criticano perchè i suoi padroni, in fondo in fondo, rimangono pur sempre i pirati di Wall Street?
Labels: Banca Mondiale, bolla finanziaria, wall street
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