Uno Zar comunista?
Che sotto la pellaccia dello Zar degli stipendi si nasconda un comunista? A materializzare questo sospetto su Kenneth Feinberg, incaricato dal Tesoro americano di "calmierare" gli scandalosi compensi dei dirigenti delle aziende che hanno ricevuto aiuti governativi, non è il nostro premier che vede rosso anche dietro la sua ombra, ma addirittura il posato Wall Street Journal.
Ovviamente la Bibbia di Wall Street si guarda bene dal pronunciare la scandalosa parola ma in un articolo intitolato Pay Czar Increased Base Pay at Firms viene pubblicata una sofisticata analisi tesa a dimostrare che la regolamentazione introdotta dallo Zar se da una parte taglia premi e compensi dall'altra tende ad introdurre una più alta base salariale fissa, una bestemmia per chi è culturalmente abituato a collegare premi ed emolumenti ai risultati aziendali.
Peccato ci si dimentichi da parte degli addetti ai lavori ossequiosi delle lobbies dei banchieri che questo sistema ha completamente fallito la sua missione, spingendo verso l'azzardo morale e l'assunzione di quei rischi che producono sì ricchi dividendi e premi milionari nel breve periodo, ma che alla lunga determinano effetti devastanti come provato dall'attuale crisi finanziaria.
Incentivare la fedeltà aziendale e le professionalità dei manager attraverso stipendi più alti e premi che non siano collegati a risultati di breve periodo potrà sembrare troppo penalizzante per chi è abituato a giocare nel casinò a cielo aperto di Wall Street con i soldi dei contribuenti, ma non è una buona ragione per lasciare le cose come stanno adombrando lo spettro del socialismo dietro il tentativo di regolamentare e porre un freno a meccanismi che hanno già procurato tanti danni. Purtroppo sembra che il crollo dello scorso autunno non abbia insegnato nulla e ci si voglia avviare spensieratamente incontro alla definitiva catastrofe. L'avidità umana non prende mai lezioni dalla Storia.
Ovviamente la Bibbia di Wall Street si guarda bene dal pronunciare la scandalosa parola ma in un articolo intitolato Pay Czar Increased Base Pay at Firms viene pubblicata una sofisticata analisi tesa a dimostrare che la regolamentazione introdotta dallo Zar se da una parte taglia premi e compensi dall'altra tende ad introdurre una più alta base salariale fissa, una bestemmia per chi è culturalmente abituato a collegare premi ed emolumenti ai risultati aziendali.
Peccato ci si dimentichi da parte degli addetti ai lavori ossequiosi delle lobbies dei banchieri che questo sistema ha completamente fallito la sua missione, spingendo verso l'azzardo morale e l'assunzione di quei rischi che producono sì ricchi dividendi e premi milionari nel breve periodo, ma che alla lunga determinano effetti devastanti come provato dall'attuale crisi finanziaria.
Incentivare la fedeltà aziendale e le professionalità dei manager attraverso stipendi più alti e premi che non siano collegati a risultati di breve periodo potrà sembrare troppo penalizzante per chi è abituato a giocare nel casinò a cielo aperto di Wall Street con i soldi dei contribuenti, ma non è una buona ragione per lasciare le cose come stanno adombrando lo spettro del socialismo dietro il tentativo di regolamentare e porre un freno a meccanismi che hanno già procurato tanti danni. Purtroppo sembra che il crollo dello scorso autunno non abbia insegnato nulla e ci si voglia avviare spensieratamente incontro alla definitiva catastrofe. L'avidità umana non prende mai lezioni dalla Storia.
Labels: compensi ai top manager, Kenneth Feinberg, wall street journal
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