Non aprite quella porta
Ieri, quasi in contemporanea con gli ultimi dati sulle insolvenze e le procedure di esproprio sui mutui immobiliari residenziali che, come ci ricorda Marco Sarli, si tratta di una una mina da poco meno di 1.500 miliardi di dollari su un totale che si aggira tra i 10 e 15 mila miliardi e suscettibile di aumenti nel corso di quest'anno e del prossimo visto che il picco è previsto per la fine del 2010 - situazione che non dovrebbe lasciare dormire sonni tranquilli ai banchieri americani già alle prese con altri gravi problemi che riguardano la qualità del credito nei bilanci delle banche - sono arrivati i dati sulla disoccupazione, peggiori di quanto previsto dagli economisti.
Infatti le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono salite di 15.000 a 576.000 nell'ultima settimana, il più alto livello delle ultime tre settimane che porta la media del mese a 570.000 richieste. Gli economisti dovranno rivedere dunque le loro stime al rialzo rispetto a quella di "soli" 200.000 posti di lavoro persi nel mese di Agosto e aspettarsi che il miglioramento sarà molto più graduale di quanto previsto.
Qualcuno ora forse si sarà illuso che di fronte ai dati sulle insolvenze e sulla disoccupazione a Wall Street abbiano tirato il freno a mano. Invece no. Al NYSE le notizie se le scelgono e quelle sulla manifattura nel distretto di Philadelphia facevano più comodo. Pensate, l'indice delle scorte di magazzino misurato dalla filiale di Philadelphia della Fed è cresciuto in Agosto di ben lo 0,3 per cento rispetto al meno 15,4 per cento di Luglio. Champagne a fiumi e altro idrogeno liquido per gonfiare la bolla che è ormai diventata una mongolfiera.
A richiamarci alla realtà David Rosenberg, capo economista della Gluskin Sheff, il quale ci ricorda che buona parte del rally realizzato dallo S&P 500 dai minimi di marzo (vedi anche questo cartello) si è basato sull'abbondante intervento e sullo stimolo del governo ma che questi effetti potrebbero finire. "Ci sono molte buone notizie ora che sono diventate vangelo, che la recessione è finita e che nella seconda metà dell'anno il PIL degli Stati Uniti crescerà ad un tasso annuale tra il 2 e il 4 per cento" dice Rosenberg ma "dal nostro punto di vista, i rischi di questa congiuntura stanno tutti nel fatto che un'economia che ha bisogno di una proroga del Talf (vedi etichetta) o del programma di incentivi alla rottamazione, è un'economia che cammina ancora sulle stampelle".
Ma a Wall Street, occupati come sono a gonfiare tasche e bolle, non ascoltano chi grida al lupo, meglio addormentarsi al canto delle sirene e sognare indici che salgono, economia in ripresa, consumi e petrolio alle stelle. Verranno per loro i tempi del brusco risveglio e della penitenza ma, poichè ogni volta gli uomini dimenticano gli insegnamenti della Storia, saranno sempre pronti a saltare sulla prossima bolla. Io, vi ho già messo sull'avviso: attenti, non aprite quella porta.
Infatti le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono salite di 15.000 a 576.000 nell'ultima settimana, il più alto livello delle ultime tre settimane che porta la media del mese a 570.000 richieste. Gli economisti dovranno rivedere dunque le loro stime al rialzo rispetto a quella di "soli" 200.000 posti di lavoro persi nel mese di Agosto e aspettarsi che il miglioramento sarà molto più graduale di quanto previsto.
Qualcuno ora forse si sarà illuso che di fronte ai dati sulle insolvenze e sulla disoccupazione a Wall Street abbiano tirato il freno a mano. Invece no. Al NYSE le notizie se le scelgono e quelle sulla manifattura nel distretto di Philadelphia facevano più comodo. Pensate, l'indice delle scorte di magazzino misurato dalla filiale di Philadelphia della Fed è cresciuto in Agosto di ben lo 0,3 per cento rispetto al meno 15,4 per cento di Luglio. Champagne a fiumi e altro idrogeno liquido per gonfiare la bolla che è ormai diventata una mongolfiera.
A richiamarci alla realtà David Rosenberg, capo economista della Gluskin Sheff, il quale ci ricorda che buona parte del rally realizzato dallo S&P 500 dai minimi di marzo (vedi anche questo cartello) si è basato sull'abbondante intervento e sullo stimolo del governo ma che questi effetti potrebbero finire. "Ci sono molte buone notizie ora che sono diventate vangelo, che la recessione è finita e che nella seconda metà dell'anno il PIL degli Stati Uniti crescerà ad un tasso annuale tra il 2 e il 4 per cento" dice Rosenberg ma "dal nostro punto di vista, i rischi di questa congiuntura stanno tutti nel fatto che un'economia che ha bisogno di una proroga del Talf (vedi etichetta) o del programma di incentivi alla rottamazione, è un'economia che cammina ancora sulle stampelle".
Ma a Wall Street, occupati come sono a gonfiare tasche e bolle, non ascoltano chi grida al lupo, meglio addormentarsi al canto delle sirene e sognare indici che salgono, economia in ripresa, consumi e petrolio alle stelle. Verranno per loro i tempi del brusco risveglio e della penitenza ma, poichè ogni volta gli uomini dimenticano gli insegnamenti della Storia, saranno sempre pronti a saltare sulla prossima bolla. Io, vi ho già messo sull'avviso: attenti, non aprite quella porta.
Labels: David Rosenberg, disoccupazione, TALF, wall street
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