Thursday, March 12, 2009

L'imbroglio dei Tremonti Bond

Quando si tratta di Tremonti, la realtà supera sempre la nostra più fervida immaginazione ed è quanto si è costretti ad ammettere, per l'ennesima volta, leggendo il decreto del ministro pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 55 del 7-3-2009, scaricabile da questo link.

Come sottolinea Paolo Barrai su Mercato Libero, i cosiddetti Tremonti Bond, apparentemente cari, rappresentano invece per le banche una grandissima occasione per prendere i soldi dei cittadini italiani a costo zero.

Infatti tali titoli sono obbligazioni subordinate, equiparabili alle azioni ordinarie. Ovvero non danno diritto alla cedola se il bilancio della banca non è in utile e inoltre le cedole perse in un anno non sono recuperabili nell'anno successivo.

Ma c'è qualcosa di più. L'allegato al decreto del ministro recita infatti così:

I Titoli hanno lo stesso grado di subordinazione delle azioni ordinarie anche in continuità d'impresa secondo i seguenti termini:
- le perdite che riducono il coefficiente patrimoniale di vigilanza complessivo fino all’8 per cento sono assorbite interamente dal capitale sociale e dalle riserve;
- le perdite che riducono il coefficiente patrimoniale di vigilanza complessivo al di sotto dell’8 per cento sono assorbite nella medesima proporzione dai Titoli e dalla somma di capitale sociale e riserve.

Tale grado di subordinazione si sostanzia in una modifica del Valore Nominale Iniziale nei termini seguenti:
- se il coefficiente patrimoniale di vigilanza complessivo si riduce al di sotto dell’8 per cento per effetto di perdite, il Valore Nominale dei Titoli è ridotto in proporzione (i.e., se il coefficiente patrimoniale di vigilanza si riduce al 4 per cento, il valore nominale verrà ridotto del 50%);
- il Valore Nominale dei Titoli così ridotto è incrementato con i successivi utili netti nella medesima proporzione in cui si incrementa il patrimonio netto per effetto degli stessi utili netti, fino a concorrenza del Valore Nominale Iniziale.


Inoltre "Gli Interessi non pagati non sono cumulabili e, pertanto, se non pagati, si intendono definitivamente persi" e "gli interessi sono corrisposti solo in presenza di Utili Distribuibili ed entro i limiti degli stessi".

Infine, dulcis in fundo: "Gli interessi e i dividendi – a qualunque titolo – sulle azioni ordinarie non possono essere corrisposti quando l’Emittente ha un coefficiente patrimoniale di vigilanza complessivo pari o inferiore all’8 per cento per effetto di perdite."

A queste condizioni, diventa pertanto più che credibile l'ipotetico finale disegnato da Mercato Libero:

1) I bilanci 2009 e 2010 delle banche italiane che ricorreranno alle obbligazioni di Tremonti chiuderanno in rosso grazie a svalutazioni che invece dovrebbero competere al 2008.

2) Le banche quindi non pagheranno interessi al governo per i prossimi due anni. Ovvero i soldi dei cittadini verranno usati per salvare le banche senza remunerazione alcuna. Un costo insopportabile per il cittadino. Fra l'altro i managers e i potentati bancari rimarranno saldamente al potere.

3) Se in futuro le banche cominceranno a fare profitti, saremo in un contesto iperinflattivo, con tassi d'interesse abbondantemente più alti del 7,5% che dovranno pagare al governo.

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