Il ritorno di Perestroika
Benvenuti! Ritorno dopo quasi quattro anni di assenza. Nel frattempo, in questo quadriennio, abbiamo visto più cose noi di quante tutti gli umani mai immaginavano che potessero avvenire nemmeno in secoli di storia.
Abbiamo assistito alla caduta del governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, e allo smascheramento della banda dei furbetti del quartierino per alcuni dei quali si sono aperte le porte della galera.
Abbiamo partecipato, pieni di speranze, alla vittoria di Abn Amro e a quella che sembrava una svolta epocale nella storia di Antonveneta. Purtroppo si trattava solo di una breve tregua, la crisi covava sotto la cenere e di lì a poco, misconosciuta, sarebbe scoppiata la più grande tempesta finanziaria dalla Grande Depressione.
A presagio ed antipasto dei tempi che ci aspettavano abbiamo vissuto la crisi di Abn Amro e la guerra per la sua conquista. Nella battaglia finale si sono affrontate le corazzate più potenti del mondo, Barclays, Royal Bank of Scotland, Fortis e Santander e infine la Santa Alleanza tra Scozzesi, Spagnoli e belga-olandesi ha avuto la meglio sui parsimoniosi ma lungimiranti inglesi.
Si sono spartiti le spoglie ma hanno potuto godersi solo per breve tempo il bottino. Più furbo di tutti è stato il generalissimo Botin che ha rifilato Antonveneta, a quasi il doppio di quanto l'avesse pagata, ai comunardi di Siena che hanno fatto il peggior affare del secolo e della loro vita e che ne pagheranno a caro prezzo le conseguenze nell'anno che viene.
Come in ogni nemesi storica che si rispetti, dopo lo spezzatino di ABN, sono affondate nella tempesta perfetta Fortis e Royal Bank of Scotland con i loro superbi ammiragli ma persino lo stesso Botin che si vantava di essere uscito indenne dalla crisi finanziaria globale, candidandosi a banchiere dell'anno, si è fatto raggirare dal truffatore Berny Madoff.
"Se non comprendi del tutto uno strumento finanziario, non comprarlo", diceva don Emilio e, aggiungeva, "Se non compreresti per te stesso uno specifico prodotto, non cercare nemmeno di venderlo". Parole che devono risuonare beffarde alle orecchie dei suoi clienti che hanno perso 2 miliardi e mezzo di euro nella "suola" rifilatagli dal Santander Optimal (davvero Optimus) Fund dell'ineffabile Don Emilio.
E abbiamo visto la caduta di Wall Street, il salvataggio di Wachovia, Bear Stearns, Merrill Lynch e Countrywide, la nazionalizzazione di entità gigantesche come Fannie Mae e Freddie Mac e della prima compagnia di assicurazioni statunitense e forse del mondo, AIG, il fallimento di Lehman Brothers, le Investment Banks che, pur di salvarsi, hanno chiesto ed ottenuto di diventare banche ordinarie e di essere per ciò soggette alla vigilanza della Federal Reserve, la costituzione di un fondo di salvataggio (TARP) da 700 miliardi di dollari a spese dei contribuenti americani.
A spese nostre il salvataggio di Alitalia e il prossimo venturo di Unicredit, Intesa e Monte Paschi. I banchieri con l'acqua alla gola stanno trattando con Tremonti la resa finale e hanno le valige ormai pronte. I Bazoli, i Passera, i Mussari, i Profumo sono già nella polvere, tutti meno uno, sempre lui...Cesarino. Ripartiamo da qui, la tempesta sarà ancora lunga e ne avremo da raccontare!
Labels: abn amro, emilio botin, fortis, Royal Bank of Scotland, santander
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