Gira il mondo gira
Mentre procede, a nostre spese, l'inutile villeggiatura dei grandi della terra in quel di Coppito (anche Gheddafi si è attendato nella caserma), Berlusconi con il fido Vespa finiscono, loro malgrado - ma come poteva essere diversamente per personaggi le cui gesta rivaleggiano con quelle di Gianni e Pinotto -, nel bel mezzo di un increscioso episodio di spionaggio (articolo per gli abbonati).
Ma il mondo, come dice la vecchia canzone, non si ferma e continua a girare come sempre. Anche per la cosiddetta stampa libera che, almeno per ora, non da conto di quella che dovrebbe essere una notizia e che solo il Financial Times riporta. (Update: Repubblica oggi pomeriggio ha ripreso l'articolo del F.T.)
Se non altro i magnifici 8, dopo essersi accordati (forse) su un dimezzamento delle emissioni di CO2 per il 2050 (quando loro non ci saranno più e probabilmente nemmeno il petrolio e le industrie inquinanti, per cui meglio non darsi obbiettivi intermedi e più ravvicinati) hanno trovato l'unanimità sul giudizio della crisi da dare ai mercati in trepidante attesa della Verità: il peggio forse è passato ma rimangono in piedi grandi rischi che potrebbero ritardare la ripresa. Con il che anche il nostro premier si è iscritto al club dei menagrami.
Già, i verdi germogli non hanno dato i fiori e i frutti sperati, ma sono ancora sufficienti, nonostante tutti i dati macroeconomici comunque negativi - anche se alcuni rivisti in rialzo rispetto alle previsioni -, a tenere artificialmente in vita le borse, almeno finchè non saranno finite le ricapitalizzazioni dei grandi gruppi finanziari e industriali. Quando il barile sarà raschiato fino in fondo e il parco buoi sarà al completo la bolla potrà esplodere tranquillamente, si fa per dire, perchè tanto ce ne sarà pronta un'altra, magari quella alimentata dal debito pubblico.
Così di bolla in bolla si rinvia il problema, non si affrontano i nodi cruciali di questa crisi, si rimanda ai prossimi mesi, ai prossimi anni, alle prossime tempeste finchè non arriverà quella che spazzerà via tutto. Cresce la disoccupazione, calano i consumi, a sua volta continua a diminuire la produzione e con questa anche i salari e i posti di lavoro, in un circolo vizioso che si autoalimenta all'infinito e potrebbe essere spezzato solo attraverso una redistribuzione della ricchezza. Ma chi ha il coraggio di aprire quella pentola a pressione?
La Verità è figlia del tempo così come questa crisi è figlia del mercato immobiliare. E qui le cose vanno di male in peggio e le banche si trovano a dover affrontare nuove e sempre più pesanti problematiche. Il Wall Street Journal (anche questo per gli abbonati) si accorge ora che il mercato immobiliare americano sta fronteggiando una nuova pressione al ribasso dovuta al fatto che i detentori di bond emessi sui mutui subprime stanno inondando il mercato di case a prezzi molto più bassi di quanto le banche siano disponibili a vendere.
Mentre i dati a livello nazionale sono scarsi, sappiamo invece che ad Atlanta migliaia di procedure di vendite all'incanto mostrano che pool di società di cartolarizzazione dei mutui hanno venduto nei sei mesi precedenti fino alla fine di marzo almeno 6 volte tanto rispetto a quanto venduto dalle banche. E le case sono state vendute sottocosto dai possessori di bond sui mutui subprime per migliaia di dollari in media di meno rispetto a quelle di proprietà delle banche.
I soliti esperti, che accorrono sempre quando non c'è bisogno delle loro spiegazioni, dicono che questo è un brutto segno per i prezzi del mercato immobiliare residenziale e per i proprietari di case che cercano di vendere o di rifinanziare i mutui, in quanto le vendite all'incanto, molte delle quali fatte per coprire le perdite sui mutui, fanno crollare i prezzi delle case vicine. Tutto ciò, chiosa la bibbia di Wall Street, minaccia di rendere vani gli sforzi della Federal Reserve di stabilizzare il mercato immobiliare e di far riprendere più in generale l'economia.
Già, datemi una leva e vi solleverò il mondo. Una leva di debiti per un mondo di debiti.
Ma il mondo, come dice la vecchia canzone, non si ferma e continua a girare come sempre. Anche per la cosiddetta stampa libera che, almeno per ora, non da conto di quella che dovrebbe essere una notizia e che solo il Financial Times riporta. (Update: Repubblica oggi pomeriggio ha ripreso l'articolo del F.T.)
Se non altro i magnifici 8, dopo essersi accordati (forse) su un dimezzamento delle emissioni di CO2 per il 2050 (quando loro non ci saranno più e probabilmente nemmeno il petrolio e le industrie inquinanti, per cui meglio non darsi obbiettivi intermedi e più ravvicinati) hanno trovato l'unanimità sul giudizio della crisi da dare ai mercati in trepidante attesa della Verità: il peggio forse è passato ma rimangono in piedi grandi rischi che potrebbero ritardare la ripresa. Con il che anche il nostro premier si è iscritto al club dei menagrami.
Già, i verdi germogli non hanno dato i fiori e i frutti sperati, ma sono ancora sufficienti, nonostante tutti i dati macroeconomici comunque negativi - anche se alcuni rivisti in rialzo rispetto alle previsioni -, a tenere artificialmente in vita le borse, almeno finchè non saranno finite le ricapitalizzazioni dei grandi gruppi finanziari e industriali. Quando il barile sarà raschiato fino in fondo e il parco buoi sarà al completo la bolla potrà esplodere tranquillamente, si fa per dire, perchè tanto ce ne sarà pronta un'altra, magari quella alimentata dal debito pubblico.
Così di bolla in bolla si rinvia il problema, non si affrontano i nodi cruciali di questa crisi, si rimanda ai prossimi mesi, ai prossimi anni, alle prossime tempeste finchè non arriverà quella che spazzerà via tutto. Cresce la disoccupazione, calano i consumi, a sua volta continua a diminuire la produzione e con questa anche i salari e i posti di lavoro, in un circolo vizioso che si autoalimenta all'infinito e potrebbe essere spezzato solo attraverso una redistribuzione della ricchezza. Ma chi ha il coraggio di aprire quella pentola a pressione?
La Verità è figlia del tempo così come questa crisi è figlia del mercato immobiliare. E qui le cose vanno di male in peggio e le banche si trovano a dover affrontare nuove e sempre più pesanti problematiche. Il Wall Street Journal (anche questo per gli abbonati) si accorge ora che il mercato immobiliare americano sta fronteggiando una nuova pressione al ribasso dovuta al fatto che i detentori di bond emessi sui mutui subprime stanno inondando il mercato di case a prezzi molto più bassi di quanto le banche siano disponibili a vendere.
While nationwide figures are scarce, a review of thousands of foreclosures in the Atlanta area shows that trusts managing pools of securitized mortgages sold six times as many properties as banks during the six months ended March 31. And homes dumped by subprime bondholders sold for thousands of dollars less on average than bank-owned properties, the data show.
Experts say this is a bad omen for residential real-estate prices and homeowners trying to sell or refinance, because the fire sales, many to cover soured subprime loans, put downward pressure on the value of nearby homes. All of this undermines federal efforts to stabilize the housing market and revive the broader economy.
Mentre i dati a livello nazionale sono scarsi, sappiamo invece che ad Atlanta migliaia di procedure di vendite all'incanto mostrano che pool di società di cartolarizzazione dei mutui hanno venduto nei sei mesi precedenti fino alla fine di marzo almeno 6 volte tanto rispetto a quanto venduto dalle banche. E le case sono state vendute sottocosto dai possessori di bond sui mutui subprime per migliaia di dollari in media di meno rispetto a quelle di proprietà delle banche.
I soliti esperti, che accorrono sempre quando non c'è bisogno delle loro spiegazioni, dicono che questo è un brutto segno per i prezzi del mercato immobiliare residenziale e per i proprietari di case che cercano di vendere o di rifinanziare i mutui, in quanto le vendite all'incanto, molte delle quali fatte per coprire le perdite sui mutui, fanno crollare i prezzi delle case vicine. Tutto ciò, chiosa la bibbia di Wall Street, minaccia di rendere vani gli sforzi della Federal Reserve di stabilizzare il mercato immobiliare e di far riprendere più in generale l'economia.
Già, datemi una leva e vi solleverò il mondo. Una leva di debiti per un mondo di debiti.
Labels: berlusconi, crisi economica, G8, mercato immobiliare
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