Wednesday, November 23, 2005

Fazio For President

Dopo la sfortuna di essersi imbattuto in Fiorani ed aver riposto tutte le sue speranze nei furbetti del quartierino, finalmente un po' di fortuna anche per il governatore. Certo della famosa legge del cane non mangia cane è sfuggito alle forche caudine dei suoi colleghi della Bce, ha mirabilmente aggirato il fuoco incrociato dei tanti nemici in parlamento, ha normalizzato i sindacati in bankitalia e si è fatto beffe delle richieste di dimissioni da parte del mondo politico, imprenditoriale e sindacale. Più che mai in sella a Palazzo Koch si preso anche il lusso di sfottere il suo grande nemico ministro difendendo la sua finanziaria ed ora si prepara al grande trionfo. Ultimamente aveva giustificato le sue imprese adducendo a sua discolpa di aver solo seguito le norme e le leggi italiane. E cosa ti fa il commissario europeo McCreevy? Gli da ragione aprendo una procedura d'infrazione contro l'Italia: poveraccio, che c'entra Fazio? La colpa è dell'Italia, con le sue leggi che limitano la libera concorrenza. A questo punto chi meglio di lui, strenuo difensore dell'italianità, garante della costituzione e dei codici, sacra vestale dell'economia e del sistema bancario, potrebbe degnamente salire al Quirinale tra qualche mese? Oltretutto ha anche un avviso di garanzia e questo fa ormai tendenza dopo il pluriavvisato Berlusconi. Senza dimenticare donna Cristina che ha anche superato l'esame da first lady. E così anche noi potremo provare il famoso brivido dandogli un bacio in fronte dopo il suo messaggio di fine anno. In fondo ce lo meritiamo.

Saturday, October 01, 2005

Orwell 2005 e il budget

Il caso ampiamente trattato dalla stampa scientifica nelle scorse settimane (vedi anche il Corriere della Sera di venerdì 30 settembre a firma di Massimo Piattelli Palmarini) di quella casalinga che ignora il marito e la figlia e riconosce solo Berlusconi perchè colpita da un deterioramento progressivo delle capacità cerebrali supera persino l'immaginazione di Orwell. Gli scienziati che hanno esaminato e studiato la donna, guarda caso proprio dell'Università di Padova, ci dicono che il bombardamento di immagini e notizie attraverso i mezzi di comunicazione e la televisione in particolare potrebbero causare quella grave lesione della corteccia cerebrale. Il caso fa riflettere ma non vi darò ovvi consigli sul fare attenzione a quello che guardano e sentono i vostri figli, né cercherò di spiegarvi il fanatismo di certi berlusconiani con questa teoria. Qui l'unica riflessione che mi viene di fare è che, vista la comodità di avere in loco quei valenti ricercatori, forse potremmo approfittarne per sottoporre agli stessi esami certi nostri capi area o responsabili commerciali. Probabilmente nel loro caso si scoprirebbe che il Grande Fratello da cui sono stati condizionati ha inventato una parola magica con la quale li controlla e al cui pronunciamento perdono qualsiasi facoltà critica ed umana. Non la pronuncio onde evitare che il riflesso condizionato non induca qualcuno a cadere in catalessi proprio nel week-end.

Sunday, September 18, 2005

Cronache marziane

Vista la solerzia di certi rassegnisti stampa che ci mettono a disposizione articoli in inglese (e passi visto che è la lingua ufficiale dei mercati) ma anche in olandese, tedesco, francese, spagnolo e greco, basta che parlino di Fazio, di Fiorani e di Antonveneta anche noi vi offriamo in esclusiva questo scoop tratto dalle Cronache marziane del quotidiano Red Irkuz del pianeta Marte. Vi avvertiamo che come stabiliscono usanze e regole grammaticali del loro pianeta i marziani nello stesso scritto o nella stessa orazione debbano utilizzare sempre e soltanto la stessa rima baciata dall'inizio alla fine.

"Bella bionda" nguaiàk Fiorani met Fazio scoopei

Bella bionda, ghirighiz gargariz gulek costei?
Barik niet ba amarghiz Gianpiero Fiorani trombei
vak Bella bionda ghirghizò in portei Fazi posterei
und oras talkot gargariz "gola profonda" rivelei
barabiz talkei "Un bacio in fronte" (baciuk ulei).
Cristina vulfana Fazi gheremìt angriran costei
«ahhhhhrg puttinik mita fiki tona Fiorani pisei!!»
Grillo talkei olana sciminzin in tampei:
«Fazio, Fiorani gazate kur argh maronei».
Si karabisk ratghirghiz argh mustafei
baraciuk Sinigaglia talkot olana pure ei
«Ghibiz rubaiai pora Alpi Eagles partik sghei?»
Mira mira tona tona Bella Bionda sirtalkei.
Birighìz quistei Fazio Bankitalia endei.

Lo scemo del villaggio

Sarebbe il primo caso di un partito tutto di cretini. Eppure sono giunto a questa conclusione. Sono tutti cretini. O forse ci prendono per culo pensando che i cretini siamo noi. Continuare a parlare di Banca del Nord che non c'è (a meno che non intendano invece Banca della Lega che non c'è, essendo quella che avevano colata a picco) è una stupidaggine anche senza senso. Non sono forse tutte del Nord le grandi Banche? Unicredit, Banca Intesa, Popolare di Milano, Popolare di Verona, Popolare di Vicenza, IMI-Sanpaolo , dove sono principalmente insediate, nella Libia di Gheddafi? Sono Banche extracomunitarie? Si dice che i popoli si meritano i governanti che hanno. Ma noi, ci meritiamo proprio questi qui?

E ci meritiamo anche Paolo Sinigaglia? Per il quale Fiorani sarebbe il nuovo Pontello. Povero Pontello, si starà rivoltando nella tomba. E non è una dichiarazione di qualche mese fa, ma di oggi. Sbagliare è umano ma perseverare è diabolico.

Monday, September 12, 2005

Opere di bene, non fiori

"Il Consiglio di Amministrazione ha voluto in primo luogo ringraziare il personale tutto della Banca, il cui impegno ha consentito, nonostante le vicende che hanno interessato l’azionariato, di mantenere i risultati del semestre più che in linea con quelli del primo semestre del precedente esercizio"

Non fiori ma opere di bene.
Grazie.

Tuesday, September 06, 2005

I traghettatori

Il 17 gennaio 2005 a tormentone appena iniziato scrivevo: "Non si preoccupino i lavoratori di Antonveneta più di tanto. Si mettano il cuore in pace. Non si aspettino chissà quali conigli dal cappello, deus ex machina o finali a sorpresa. Il loro destino è segnato. La trama è già scritta e si tratta di vedere solo quale strada porterà a Roma". E infatti in via Salaria stanno già allestendo quattro uffici per quattro inquilini eccellenti.

Monday, August 29, 2005

L'Opa di Dio

Oggi in difesa di Fazio sono scesi in campo addirittura l'Opus Dei, che non è un'Opa di Dio, ma la potentissima congregazione religiosa che molti assimilano a una sorta di contraltare della massoneria, benchè molti miscredenti insinuino che siano la stessa cosa, e addirittura la Cei che sul suo giornale parrocchiale, l'Avvenire, ospiterà domani un'analisi dettagliata del giurista Giuseppe Guarino che prende le difese dei comportamenti tenuti dal governatore di Bankitalia. Dispiace vedere un autorevole giurista come Guarino arrampicarsi sugli specchi per giustificare ciò che non può essere giustificato in alcun modo arrivando ad argomentare che la scelta di Fazio (ma Fazio non dovrebbe fare solo l'arbitro?) è stata dettata dalla necessità di tutelare la clientela e la stabilità del sistema. A queste patetici tentativi di difesa ha risposto mirabilmente in anticipo Marco Onado su lavoce.info. A me non rimane che chiedermi quanti secoli dovremo attendere perché un Papa torni a chiedere scusa a tutta l'umanità anche di questo abominevole errore.

Juventus in concerto

Riporto la notizia come l'ho appresa dalle agenzie stampa. Juventus e Banca Popolare Italiana hanno siglato un accordo quinquennale che farà diventare l'istituto di credito 'official partner' della società bianconera. L'intesa, firmata dal direttore commerciale della Juventus Romy Gay (ma esiste davvero un tizio con questo nome o è lo scherzo di un milanista?) e dal direttore commerciale di Bpi Paolo Landi, prevede un contributo annuo da parte del gruppo bancario di 2,4 milioni di euro. Il contratto prevede la fornitura da parte di Bpi di servizi bancari e da parte della Juventus lo sfruttamento di diritti di identità visiva, di esposizione del marchio, di pubblicità, hospitality e attività di pubbliche relazioni.

Oddio vuoi vedere che mi toccherà diventare interista?

Sunday, August 28, 2005

Fazio (Antonio) vattene !

Fazio vattene!Aderisco con grande piacere all'iniziativa di Beppe Grillo (clikka sull'immagine). Se non altro, visto che il soggetto ha una coscienza più coriacea e impenetrabile della corazza di un rinoceronte spero che la massiccia adesione (sono già migliaia in un sol giorno) faccia almeno capire qualcosa (impresa forse disperata) ai nostri governanti. Un tentativo va pur fatto.

Saturday, August 27, 2005

'A da passà 'a nuttata

L'unica cosa interessante che abbiamo appreso dalla riunione del Cicr del 26 agosto è che la stampa estera in questi ultimi mesi ha dedicato a Fazio e Banca d'Italia, per il nostro governo più sacri del soglio di Pietro, ben 167 articoli di critica e censura. Per il resto la cerimonia si è svolta secondo la liturgia di prassi. Il governatore ha letto le sue 25 paginette oscene ignorando o non rispondendo a uno solo degli interrogativi e dei capi d'accusa che tutti gli italiani gli rivolgono e che questa classe politica, per inettitudine e complicità a secondo dei casi, a sua volta ha ignorato. Anzi qualcuno gli ha anche fatto degli assist, domande pilotate e scontate, ma l'effetto è stato quello di rievocare quella gustosa scenetta, se non ricordo male, del povero vigile Urbano Celletti alle prese con la commissione d'esame. L'imbarazzo cresce con le interviste del dopo-partita, si fa per dire, con Maroni pronto a dichiarare che dopo la perfetta ricostruzione del governatore la Banca Centrale e l'Italia hanno riguadagnato d'incanto tutta la loro credibilità ed autorevolezza sui mercati per cui non è più necessario fare nulla. Il pavido ministro dell'economia, che è perfettamente conscio della gravità della situazione, è riuscito solo ad ottenere che fosse resa pubblica la relazione di Fazio, in modo che, il giorno dopo, la stampa nazionale e internazionale e tutti gli opinionisti-editorialisti-economisti del mondo la facessero a pezzi, come è puntualmente avvenuto, andando ad arricchire il suo dossier. A quanti articoli dovremo arrivare, 200, 300, 400, perchè chi deve prendere dei provvedimenti seri lo faccia? Beh, se non altro, speriamo che gli articoli dei vari Onado, Bragantini, Panerai, Penati e Giavazzi, solo per fare qualche nome degli autorevoli commentatori, gli forniscano dei validi spunti per la sua relazione del prossimo consiglio dei ministri. Fatica inutile finchè avrà le mani legate. Quelle 100 intercettazioni telefoniche secretate pesano come un macigno su tutta la vicenda. Qualcuno è invischiato fino al collo coi furbetti der quartiere e ha una fifa matta di perdere le prossime elezioni. Viviamo in un Paese da incubo e che mostri hanno in mano il nostro destino!

Tuesday, August 16, 2005

La scalata ad Antonveneta

Il banchiere Gianpiero Fiorani e Chicco Gnutti fanno squadra nella partita su Antonveneta. Sotto l'occhio benevolo del governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, stanno facendo di tutto, con discreto successo, per mettere all'angolo gli olandesi del gruppo Abn Amro, soci principali dell'istituto veneto. Ma la cosa non sorprende affatto perchè l'intesa non nasce adesso. L'amichevole collaborazione tra Fiorani e Gnutti va molto al di là dell'attacco ad Antonveneta. A unirli c'è un network di affari comuni, conclusi senza troppa pubblicità. Non per niente le società riconducibli al finanziere bresciano (Hopa e Fingruppo) hanno investito circa 170 milioni di euro nel gruppo bancario di Lodi, che a sua volta tiene immobilizzati circa 200 milioni di euro nel capitale di Hopa. Dietro le quinte, però, spunta una ragnatela di rapporti più complessa.
SVIZZERA
A Lugano la Popolare Lodi controlla da qualche anno la Bipielle Suisse, già Adamas. Nel 2003, la banca di Fiorani porta la sua quota dal 75 all'86 per cento. Gnutti attraverso la sua Fingruppo holding, compra il 9 per cento dell'istituto svizzero. Il prezzo viene pagato in parte in contanti (4 milioni di euro), il resto in titoli (1,6 milioni di azioni) della Bipielle retail. Ovvero la subholding della Popolare Lodi in cui erano concentrate alcune partecipazioni bancarie. Pochi contanti, quindi, e molta carta, come al solito. Non solo. Fiorani si riprende a titolo di pagamento la quota di una società che già controlla ampiamente. Il gruppo Popolare Lodi, infatti, nel 2003 possedeva già il 90 per cento circa di Bipielle retail. Ma quanto vale il 9 per cento della Bipielle Suisse? Nel bilancio del 2003 quel 9 per cento viene iscritto per 19 milioni e quindi il capitale totale della banca di Lugano deve essere di circa 210 milioni. Fiorani nel 98 pagò 30 milioni per il 60% della banca svizzera. Dunque Gnutti non ha badato a spese per entrare con quel 9%. Ma Fiorani ricambierà presto il favore con la creazioni di Reti bancarie spa.
RETI BANCARIE S.P.A.
Gnutti, via Fingruppo, nel 2002 comprò 18 milioni di azioni Bipielle retail valutati in bilancio 100 milioni di euro. A che scopo, si chiese il mercato? La risposta arriva a fine 2003 quando Fiorani vara l'ennesimo riassetto del gruppo creditizio lodigiano. Bipielle retail esce di scena e, tramite una serie di scorpori e fusioni, nasce Reti bancarie, quotata in Borsa. Gnutti festeggia. Si libera prontamente della sua quota di Bipielle retail (assorbita dalla neonata Reti bancarie) con un guadagno per Fingruppo di 32 milioni. Senza questa provvidenziale plusvalenza la holding bresciana sarebbe andata in perdita per circa 17 milioni nel 2003.
FINGRUPPO E POPOLARE DI LODI
La coppia di amici naviga a vele spiegate e lo scambio di favori prosegue. È ancora Gnutti a trovare a Lodi una sponda sicura. Nel dicembre 2003 Fingruppo vara un aumento di capitale. Non tutti i soci della finanziaria, in gran parte imprenditori di Brescia e dintorni, sono disposti ad aprire il portafogli. Ma ecco che entra in scena Hi-spring, una società in cui Gnutti raccoglie alcuni alleati fidati. Hi spring compra l'8,5 per cento di Fingruppo (poi salito fino all'11 per cento) con un investimento di 54 milioni di euro. Da dove arrivano questi soldi? Provvede a tutto la banca di Lodi che accorda alla società di Gnutti e amici un prestito di 33,2 milioni. Inoltre tramite la propria controllata Hopa, alleata della Pirelli di Marco Tronchetti Provera, Fingruppo gioca anche un ruolo importante negli assetti di controllo di Telecom Italia. Una partecipazione di prestigio, ma anche molto costosa. E allora, con tanta carne al fuoco, Gnutti e soci negli ultimi due anni sono stati costretti più volte a fare provvista di nuovi mezzi finanziari. Così, nel gennaio 2004, insieme all'aumento di capitale Fingruppo lancia anche un prestito obbligazionario da 140 milioni. E ancora una volta gioca un ruolo decisivo la Popolare di Lodi dell'amico Fiorani. L'alleato bresciano di Fiorani si trova in una posizione piuttosto delicata ora con Lodi. Con una quota di poco superiore al 2%, Fingruppo è un socio importante della Popolare, una banca cooperativa con il capitale diviso tra migliaia di piccoli azionisti. Nel consiglio di amministrazione dell'istituto di credito siede Osvaldo Savoldi, socio della stessa Fingruppo. In questo groviglio di interessi, spesso in conflitto tra loro, vale la pena di sottolineare un fatto. Gnutti e i suoi amici hanno rafforzato la presa su una finanziaria azionista della Popolare Lodi grazie ai prestiti della stessa Popolare Lodi e che da luglio 2005 il bond di 140 milioni può essere convertito in qualsiasi momento e quindi potenzialmente la Lodi potrebbe diventare, in base al rapporto di conversione, il più importante azionista con il 20% di Fingruppo.
UNIPOL E FINEC
Ma a quanto pare a Brescia e Lodi non se ne fanno un problema. Dopo Banca Lombarda, Monte dei Paschi, Bnl, adesso tocca all'Antoneventa in tandem con Fiorani e con l'Unipol guidata da Giovanni Consorte, un altro amico e socio storico di Gnutti (tra l'altro entrambi sono finiti sotto inchiesta a Milano per insider trading). Guarda caso, la compagnia di assicurazioni della Lega delle cooperative vanta importanti legami d'affari anche con la Popolare Lodi. Sul famoso bond di 140 milioni, oltre gli amici di Gnutti, è entrato anche un altro soggetto: la Finec Holding, una finanziaria che per il 39% fa capo a Unipol, per il 35% a una serie di cooperative e per il 21% ai bresciani. Ha una peculiarità Finec: oltre alle Coop è l'unico soggetto ammesso al capitale di Holmo (e anche il più importante con il 20%), la superholding che sta in cima a Unipol.
AURORA E RETI BANCARIE
Abbiamo già visto che Reti Bancarie Holding è la capofila quotata delle banche del gruppo Popolare Lodi. Se si arrivasse a un'integrazione con Antonveneta, secondo le ipotesi più attendibili sarebbe Reti Bancarie (che è una spa) e non la Lodi (una cooperativa) l'incorporante. E' qui, in Reti Bancarie, che l'Unipol da qualche mese ha messo radici. Lo ha fatto tramite l'Aurora Assicurazioni che si è messa d’accordo per la vendita in esclusiva agli sportelli delle sue polizze. Poi Aurora ha comprato fino all'8%, diventando il secondo azionista di Reti Bancarie e sindacando la sua quota con il 65,5% della Lodi. Così se si andasse a un concambio, Unipol metterebbe sulla bilancia, oltre al 2% di Antonveneta, anche la partecipazione in Reti Bancarie.
Dunque, legami strettissimi al punto che sembra quasi attivarsi, quando serve o quando qualcuno chiama, un meccanismo di mutuo soccorso, come nel caso delle obbligazioni Fingruppo. E' capitato anche con i prestiti Hopa. Scavando nel passato (2002) se ne trova uno da 165 milioni convertibile alla scadenza (2007) tutto in azioni Hopa o per due terzi in azioni Telecom: è quello che è finito interamente nel portafoglio di Antonveneta. Questo fa anche di Antonveneta un soggetto con un certo potere all'interno di Hopa: che succederebbe se la banca padovana finisse in mani poco gradite?

Fonti: L'Espresso e il Corriere della Sera

Un 2005 a tutto campo

da "Bresciaoggi" - Sabato 8 Gennaio 2005
Autore: Paolo Algisi

Se Brescia continua a essere snodo appartato ma cruciale nei giochi della finanza nazionale lo si deve sempre a lui, Emilio Gnutti, il finanziere ad alto rendimento, mente bresciana della «madre di tutte le scalate», quella del 1999 a Telecom Italia. Hopa, la merchant bank guidata da Gnutti, ha da poco dato il suo ok alla ricapitalizzazione di Olimpia, la cassaforte di Telecom Italia controllata dalla Pirelli di Marco Tronchetti Provera. Costo dell’operazione, 320 milioni di euro. Che potrebbero diventare a breve almeno 370 mln, se Hopa, azionista di Olimpia al 16%, dovesse sottoscrivere pro-quota l’inoptato dei Benetton, ancora dubbiosi se aprire il portafoglio e partecipare all’operazione. Ma altre due partite nel 2005 vedranno Gnutti defilato protagonista. E sono partite non da poco visto che in ballo c’è il controllo di due primarie banche nazionali: Bnl e Antonveneta. Nell’istituto romano presieduto da Luigi Abete, Hopa è accreditata di una partecipazione di poco inferiore al 2%. In Bnl si fronteggiano due patti di sindacato. Il primo che governa la banca e di cui Abete è espressione, composto dall’istituto di credito spagnolo Bbva (14,9%), da Diego Della Valle (5%) e dalle Generali (8,5%). E il «contropatto» (che controlla, tra quote sindacate e non, circa il 28% di Bnl), agguerrita pattuglia di immobiliaristi, con in testa il costruttore romano Francesco Gaetano Caltagirone. Gnutti si è più volte chiamato fuori dalla contrapposizione. Ma sono in molti a non crederci. I sospettosi fanno infatti presente che sono tanti i fili che legano Chicco Gnutti al contropatto. E sono fili d’acciaio. Anzitutto la presenza, tra gli immobiliaristi, dei fidati amici e azionisti di Hopa, Ettore e Tiberio Lonati (in carico hanno il 2,5% di Bnl). Poi la presenza di Stefano Ricucci, altro membro del contropatto e consigliere di Hopa. Infine Francesco Gaetano Caltagirone, membro con Gnutti del cda di Monte dei Paschi. In primavera scadono i vertici dell’istituto capitolino. E quel «quasi 2%» di Bnl in mano a Gnutti potrebbe fare da ago della bilancia, rimpolpando i voti del contropatto, se si arrivasse al muro contro muro. Sempre che il governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, non sbrogli prima una matassa ingarbugliatissima. Gli occhi sono puntati su Mps (al 4,4% in Bnl), in vista di un possibile rafforzamento finalizzato all’assunzione di un ruolo attivo e di mediazione tra i due schieramenti. E anche qui Gnutti, azionista (circa il 4% tra Hopa e posizioni personali) di Mps al pari di Caltagirone e vicepresidente dell’istituto senese, potrebbe dire la sua. Ma in un’altra partita del risiko bancario nazionale Gnutti mette il suo zampino: è quella su Antonveneta. Sull’istituto padovano ci sono voci insistenti di un interessamento di Gianpiero Fiorani, banchiere attivissimo a capo della Banca Popolare di Lodi (Bpl). I rapporti Fiorani-Gnutti sono ferrei, con incroci azionari tra Fingruppo, la finanziaria di Gnutti e Bpl, a sua volta membro del patto di sindacato di Hopa, nel cui Cda siede Fiorani. Il patto di sindacato che controlla il 30,7% dell’Antonveneta è stato di recente disdettato da Edizione Holding (5%) e da molti dei soci riuniti nella fiduciaria Delta Erre (10,3%), tra cui lo stesso Gnutti che in carico ha il 2,1% dell’istituto di Padova. E mentre i restanti membri del patto, capitanati dall’olandese Abn Amro (primo azionista dell’Antonveneta con il 12,7%), cercheranno di trovare nuovi soci, nessuno dubita che Gnutti darà a Fiorani tutto il suo appoggio, qualora il banchiere decidesse andare alla carica dell’istituto presieduto da Tommaso Cartone.

Miscellanea

Curiosità e spazzatura varia
INSIDER TRADING
Un secco "no comment" è tutto ciò che oppone Emilio Gnutti all'apertura dell'inchiesta della Procura di Milano che ipotizza un caso di insider trading sul riacquisto di obbligazioni Unipol. Da quanto si è appreso negli ambienti giudiziari, sarebbero indagati anche la moglie e alcuni amici dell'imprenditore bresciano.
FINMATICA
Un asse, quello tra Gnutti e Finmatica, creato nella primavera del 2001, quando Crudele entrò nel capitale della finanziaria bresciana Hopa, con un incrocio che portò quest'ultima al 3% del capitale di Finmatica (quota poi ridotta sotto il 2% nell'agosto 2003). Proprio questa vicinanza, tra l'altro, ha portato la Guardia di finanza a perquisire anche la sede della Hopa, la finanziaria socia, fra l'altro, di Pirelli in Olimpia, la holding del gruppo Telecom.
TELECOM
Nuovo atto dell'inchiesta sui bilanci Telecom. Secondo quanto trapelato dagli ambienti giudiziari torinesi, risultano esserci dieci indagati e fra di essi figurano anche il presidente e amministratore delegato Roberto Colaninno, l'amministratore delegato di Seat Pg, Lorenzo Pellicioli ed Emilio Gnutti, socio di Colaninno nella finanziaria Hopa. I reati ipotizzati sono falsa perizia, falso in bilancio, conflitto di interessi, manipolazione di titoli.(5 luglio 2001)
SEVESO BIS
A Brescia c'è una Seveso bis: una fabbrica chimica ha avvelenato per decenni di Pcb una parte della città: a rischio 50 mila persone.Non più di qualche settimana fa, i bresciani di Gnutti hanno reinvestito parte dei 4 mila miliardi delle plusvalenze dell'affare Telecom per liquidare a Lucchini il 40% di ciò che gli restava della proprietà di quei terreni. Oggi, con la piena proprietà delle aree e una variante di piano regolatore già approvata, la cordata bresciana di Gnutti potrà aprire a settembre i cantieri che trasformeranno uno spicchio di quella "Pera" - il più prestigioso - in zona residenziale e centri commerciali. Sapere che villini con giardino e supermercati getteranno le fondamenta in una seconda Seveso sembra un buon motivo per restare in silenzio. (13 agosto 2001)
ALFA ROMEO
dall'Assemblea Alfa di Arese del 9 dicembre 2002.
Ora sappiamo chi c'è dietro Riccardo Conti, il parlamentare dell'UdC che ha "comprato" l'area su cui sorge l'Alfa Romeo di Arese.
L'Immobiliare Estate Sei (amministratore unico Riccardo Conti) è oggi padrona di tutta l'area (2 milioni e 200mila metri quadri) tranne i due palazzi del Centro Tecnico e del Centro Direzionale
Riccardo Conti ha solo il 2,5% della proprietà di Estate sei.
- Il maggiore azionista di Immobiliare Estate sei è la NAZIONALE FIDUCIARIA spa con il 47,5%.
- Nazionale Fiduciaria spa è controllata al 100% dalla Hopa di Emilio Gnutti.
- Presidente e amministratore delegato di Hopa è Emilio Gnutti;
- vicepresidenti sono Giovanni Consorte, presidente di Unipol e Luigi Lucchini, ex presidente della Confindustria.
- Hopa è gestita da un patto di sindacato, in vigore fino al 2004, che comprende Fingruppo (di Gnutti e soci), Unipol, Monte dei Paschi di Siena e Popolare di Lodi, ognuna con il 5% circa. Il patto di sindacato decide su tutte le questioni più importanti.
- Fininvest e Mediaset, che già avevano nel cda di Hopa l'ex amministratore delegato Aldo Livolsi, sono entrate nella stessa Hopa con il 5,4%.
- Il 25 giugno 2002 Emilio Gnutti ed Ettore Lonati (Hopa) sono stati condannati rispettivamente a 8 e 6 mesi di carcere dal Tribunale di Brescia per una truffa in Borsa di 300.000 euro.
PARMALAT
"Era come un bus: a ogni fermata, caricava qualcuno". La Grant Thornton spa, la società che certificava i bilanci Parmalat, ha costruito così il suo piccolo impero a cavallo fra revisione e consulenza, con soci e professionisti di ogni settore. In una delle fermate è salito anche il finanziere Emilio Gnutti. Tra le partecipazioni in portafoglio a Gp finanziaria, cui fanno riferimento Finholding group e Hopa, appare infatti il 10% di Grant Thornton impresa, la holding del gruppo nella consulenza. Per contro, a dispetto delle muraglie cinesi fra consulenza e revisione, Grant Thornton spa ha certificato i bilanci delle società di Gnutti: da Hopa, Fingruppo e Bell ai tempi della scalata a Telecom, a Siber prima della contestata fusione con Vemer (costata una causa per danni a carico del finanziere bresciano) per arrivare oggi alla stessa Gp finanziaria.
QUINTA G
Il finanziere bresciano, leader di Hopa, ha recentemente aumentata (novembre 2004) la sua quota nella singolare società, costituita da tutti (o quasi) gli ex compagni di scuola del finanziere ai tempi dell’Itis. Attraverso Gp finanziaria, Gnutti è salito dal 26,4% al 32% del capitale. Inoltre, la società, che ha chiuso il 2003 con utili per 500 mila euro, in questi mesi ha portato a termine una lunga serie di partecipazioni. L’elenco è vario. Secondo quanto riportato da un quotidiano economico milanese, la Quinta G, che fino alla fine del 2003 ha custodito un pacchetto della cassaforte lussemburghese Bell (ceduta con un incasso di 755 mila euro), si è rafforzata nel settore dei vini, dei succhi di frutta, nei film e nei motori. Una serie di partecipazioni che corrisponderebbero ad una fetta del 6% del fatturato del gruppo. Analizzando il portafoglio della società, si scopre che la Quinta G ha sottoscritto 22 milioni di obbligazioni della tedesca Kamps, colosso alimentare recentemente acquisito dalla Barilla. Ci sono anche circa 6,5 milioni di obbligazioni Antonveneta. Sul fronte titoli, per un totale di 3,2 milioni di euro, ci sarebbe, oltre alla quota in Hopa, valutata in bilancio 134 milioni, anche una manciata di azioni Banca Lombarda, Seat, Pagine Gialle, Telecom Italia media e Banca Valori. La Quinta G avrebbe inoltre acquistato il 15% di Sangemini fruit, nuova società del gruppo Sangemini (già di proprietà di Hopa), il 15% dell’Azienda Agricola Bersi Serlini, e il 30% di Dinamica spa, la concessionaria bresciana Bmw di viale Sant’Eufemia. Altre partecipazioni, infine, riguardano il mercato immobiliare: Quinta G avrebbe investito 6,4 milioni di euro per acquistare il 40% della Sosviter srl e il 27,5% del Borgo centrale spa.

Monday, August 15, 2005

Chicco Story - Le Banche

da "Il Mondo" - 25 luglio 2003

L' ultimo chip, che segue quello nella Imprenditori associati per conquistare l' Eti, lo ha messo nella Lucchini. Chiamato dalla storica famiglia di industriali bresciani a dar manforte al piano di ristrutturazione messo a punto dalla Lazard, Emilio Gnutti non ha saputo dir di no e ha sottoscritto una piccola parte dell' aumento di capitale e delle obbligazioni convertibili che lo potranno far diventare socio di Elettra, la società elettrica del gruppo. Un'operazione che segue quella in Monte dei Paschi e ne precede, secondo alcuni, una analoga in Antonveneta. Per la verità un piede nel business delle utility Gnutti lo aveva già messo circa un anno fa, quando ancora la Lazard lo aveva chiamato in soccorso del collocamento dell' Asm di Brescia, l' azienda municipalizzata lombarda. Il book del piazzamento agli investitori era quasi vuoto e la Hopa di Gnutti si comprò una piccola ma significativa quota, il 2,8%, così fecero altri due bresciani doc, Ettore Lonati e Romain Zaleski. Intese su più fronti A parte quest' ultima passione per l' energia non vi è dubbio che la ragnatela di partecipazioni che il finanziere bresciano, salito agli onori delle cronache con il lancio dell' Opa su Telecom al fianco di Roberto Colaninno, ha saputo mettere insieme sia sempre più estesa. E cementata da alleanze che contano. Il sogno segreto di Gnutti, oltre che di fare soldi per sé e per i suoi azionisti, è quello di diventare un banchiere a tutto tondo. E recentemente vi è anche riuscito diventando vicepresidente del Monte dei Paschi di Siena grazie all' apertura del capitale ai privati. Una nomina frutto di una mediazione politica condotta tra emissari del governo, del calibro di Gianni Letta, e le correnti Ds che da sempre governano la banca senese. I successi di Gnutti si devono anche alla natura bipartisan dei soci della Hopa, una configurazione che il finanziere si è modellato soprattutto negli ultimi due anni. Tra i soci ci sono, fin dagli esordi della finanziaria, proprio il Monte dei Paschi e l' Unipol, esponenti di spicco della finanza rossa. C' è l' Interbanca di Giorgio Cirla che rappresenta anche il trait d' union con la Banca Antonveneta. Da Fiorani a Fazio. C' è il legame con la Bipielle di Gianpiero Fiorani che garantisce un canale privilegiato con il governatore Antonio Fazio. Ma da qualche mese c' è anche la Fininvest di Silvio Berlusconi, entrata dalla porta principale grazie a un generoso concambio di azioni Olivetti che ha alleviato il bilancio delle società del presidente del Consiglio. Senza dimenticare gli imprenditori di Lumezzane e dintorni, capitanati dai Lonati e dai Marinelli, coloro che hanno sostenuto l' avventura in Telecom quando ai più sembrava una pazzia. Un centauro della finanza. Il modello di business inventato da Gnutti per la Hopa, una via di mezzo tra un fondo chiuso che investe in partecipazioni di imprese e una trading room che cerca di trarre profitto dalle opportunità che si presentano in Borsa, è stato addirittura citato da Luigi Spaventa nella sua ultima relazione Consob. Gnutti è stato uno dei precursori del private equity in Italia, una sorta di terza via per le aziende che si colloca tra le banche e il mercato. Anche se il modello di private equity adottato da Gnutti non è propriamente quello ideale, secondo l' ex presidente della Consob. "Il contributo alla crescita delle aziende è modesto quando i capitali, raccolti in aree ricche dove vi è sovrabbondanza rispetto alle opportunità o ai desideri di investimento delle imprese", scrive Spaventa nella sua ultima relazione, "sono destinati all' acquisto di partecipazioni di riferimento in società quotate: quei capitali, nati dalla produzione, vengono per così dire finanziarizzati". Il riferimento di Spaventa può sembrare come una sorta di giudizio ex post alla più grande operazione mai effettuata sul mercato italiano, l' Opa sulla Telecom, e che ha visto protagonista proprio la Hopa. In quell' occasione si cementarono gli interessi dei piccoli imprenditori bresciani ammaliati da un abile Gnutti e la grande intraprendenza di un manager partito da Mantova, Colaninno, con tanta voglia di fare soldi. L' avventura è finita positivamente, ma i rischi corsi sono stati elevati e in qualche modo l' operazione Telecom ha segnato uno spartiacque nella pur breve vita della Hopa. La vendita a Marco Tronchetti Provera, sotto il peso dei debiti nei confronti delle banche che erodevano il capitale di base della finanziaria bresciana, è giunta come una vera e propria manna e per alcuni è stata un' esperienza da non ripetere. Andata e ritorno Nessuno dei soci bresciani, nell' estate di due anni fa, si sarebbe aspettato di uscire così bene da una situazione che si era fatta veramente difficile. E il rientro in Telecom, avvenuto alla fine del 2002 attraverso una complessa operazione di ingegneria finanziaria, ha consacrato Gnutti agli occhi dei suoi investitori. Con le holding del presidente del Consiglio tra i propri soci e con il ritorno nella plancia di comando della Telecom al fianco di Tronchetti Provera, Gilberto Benetton e dei banchieri più influenti del Paese, Gnutti all' inizio di quest' anno poteva quasi apparire l' astro brillante della finanza italiana. Poi però sono arrivati due passi falsi. La corsa a Torino A inizio anno Gnutti ha ingaggiato un testa a testa con Colaninno per la conquista della Fiat terminato con un nulla di fatto per entrambi. Gnutti come al solito aveva fiutato l' affare e voleva entrare nell' impero degli Agnelli dalla porta principale. Ha offerto i suoi denari per un sostanzioso aumento di capitale nella Fiat holding, operazione che gli avrebbe permesso di contare anche nei delicati equilibri del Corriere della Sera e della Edison sedendo al fianco degli Agnelli. Ma forse proprio questo eccesso di protagonismo ha fatto scattare qualche allarme e così la proposta di Gnutti sulla Fiat è stata cortesemente rimandata al mittente, così come quella di Colaninno. Ancora più significativo il secondo segnale arrivato in quel di Brescia. Scartata Fiat, Gnutti e la Unipol si buttano a pesce sulla Toro, uno dei gioielli messi in vendita dagli Agnelli per far quadrare i conti dell' auto. A decidere c' è anche Capitalia, di cui Toro possiede una quota strategica, per gli equilibri di controllo della banca e dunque la strada sembra spianata. Cesare Geronzi, con cui Gnutti è in buoni rapporti avendo acquistato anche una quota della Mcc (Mediocredito Centrale), preferirà sicuramente che il pacchetto Capitalia finisca in buone mani. Ma alla fine il prezzo prevale sulle alleanze e la Toro viene venduta alla De Agostini che offre 2,4 miliardi per assicurarsi la compagnia della Fiat. Per Gnutti e la Unipol una brutta musata. Un' altra arriverà poco dopo, quando la Procura di Milano aprirà un' inchiesta per insider trading sulle obbligazioni Unipol nella quale vengono coinvolti sia Gnutti che Giovanni Consorte. A causa di questi incidenti la sua cooptazione nel consiglio del Monte dei Paschi deve seguire una procedura particolare, con la definitiva accettazione da parte dell' assemblea. Ma il consenso politico non manca e Gnutti è vicepresidente del Monte. Tra Siena e Padova Le prossime due partite importanti Gnutti se le giocherà ancora in banca. La prima riguarda la stessa Capitalia, di cui la Hopa possiede una piccola quota e di cui ambisce a partecipare al rinnovo del patto di sindacato. Qui si capirà se Gnutti è riuscito a farsi accettare da un altro salotto importante, quello di Geronzi e del governatore Fazio. La seconda si gioca nella ricca provincia padovana e ha come teatro il ricco business del Nordest. Gli equilibri dell' Antonveneta oscillano tra gli olandesi della Abn Amro, i Benetton e l' ennesima cordata che si ragguppa intorno a Gnutti. Con Gilberto Benetton i rapporti non sono idilliaci, lo si è capito al momento dell' ingresso in Olimpia e le idee sull' istituto che fu governato da Pontello sono divergenti. Per il momento Treviso ha avuto la meglio, promuovendo la nomina di un manager come Pietro Montani. Ma sul controllo della banca Gnutti giocherà fino in fondo la sua partita. La galassia di Gnutti La ragnatela di società controllate o partecipate dalla Hopa. Quelle in rosso sono le società quotate, mentre in quelle di colore blu scuro la holding detiene il controllo. Nel 2002 Hopa ha messo a segno un risultato netto di 186 milioni di euro, contro i 695 dell' anno precedente, che comprendeva la cessione del pacchetto Telecom detenuto in Bell.

Chicco Story - Razza padana

Autore: Alberto Mazzuca
Fonte: "Il Quotidiano" del 18 marzo 2004
Emilio Gnutti detto Chicco, da Brescia, è un personaggio molto conosciuto nel mondo della finanza d'assalto di questi ultimi anni. Soprattutto per due ragioni: è un raider, uno scaltro e spregiudicato finanziere dai mille affari e dall’unico comandamento, quello di guadagnare alla svelta moltiplicando possibilmente per tre gli investimenti, ed è anche l’unico finanziere di un certo livello ad avere subìto una condanna nei tredici anni di esistenza della legge sull’insider trading.
Gnutti è un giocatore a tutto campo. Dall’affare Telecom in poi non c’è partita importante che non lo abbia visto nel ruolo di protagonista. E proprio perché è sempre sull’ottovolante, quindi a volte sugli altari e a volte nella polvere, Gnutti si ritrova ogni tanto anche con qualche tegola sulla testa. Ad occhio e croce, ne ha già ricevute quattro per una serie di sospetti: evasione fiscale sui 3mila miliardi di vecchie lire incassate nell’operazione di cessione del gruppo Telecom alla Pirelli nel 2001; di nuovo insider trading su Telecom dopo l’Opa, l’offerta pubblica di acquisto, lanciata dall’Olivetti nel 1999; ancora insider trading sul riacquisto di obbligazioni quotate decise dal gruppo Unipol di cui Gnutti è consigliere. L’insider trading, come si vede, è un «vizietto» costante nel modo di operare di Gnutti, che ha sulle spalle una condanna in primo grado ad 8 mesi di reclusione inflitta nel 2002 dal Tribunale di Brescia per avere passato informazioni riservate sulla Cmi, la Cantieri metallurgici italiani della famiglia Falck, al socio Ettore Lonati, l’industriale bresciano che è uno degli alleati della prima ora e guida insieme ai fratelli un gruppo che opera nelle macchine per le calze con un fatturato superiore al miliardo di euro. L’ultima tegola è di questi giorni: Gnutti è indagato a Firenze per corruzione della Guardia di finanza. Secondo gli inquirenti, nel 2001 è stata promessa una tangente per ammorbidire i controlli sulla Pineider, la storica azienda fiorentina fondata nel 1774 e famosa per avere fornito le sue preziose carte lavorate a mano a clienti illustri come Napoleone Bonaparte, Giacomo Leopardi, Charles Dickens, Luigi Pirandello. La Pineider, comprata da Gnutti quando era ancora in sella alla Telecom, avrebbe dovuto aumentare il suo giro d’affari con le commesse che gli avrebbe dovuto garantire proprio il colosso telefonico. Ma la prospettiva svanisce quando il finanziere bresciano esce un anno dopo dalla vicenda Telecom con un bel po’ di soldi. Ed ora la Pineider è da poco tempo in liquidazione.
IL BIGLIETTO DA VISITA
Classe 1947, originario di Lumezzane, diploma di perito elettrotecnico e una laurea in lettere conseguita nel 1984, Chicco Gnutti è di umili origini ma ha da sempre una passione per le auto d’epoca e il pianoforte. È’ famoso per la sua Bentley blu, la Ferrari gialla e per le lezioni del martedì sera alla tastiera. É’ anche noto per la paura di volare, una fifa tremenda. Sposato con Ornella Pozzi, anche lei indagata per insider trading nella vicenda Unipol, e padre di due figli, Arianna e Thomas, Gnutti entra nel business creando la Fineco, una piccola azienda di motorini per elettrodomestici, trasformata poi nel 1979 in una finanziaria di investimenti. La finanza diventa così il suo pane quotidiano: «Sa leggere i numeri e i mercati come pochi», dirà di lui Federico Imbert, numero uno in Italia della banca d’affari internazionale JP Morgan Chase, che non solo lo finanzia largamente ma sarà anche al suo fianco in numerose scorribande, se non proprio tutte, con un ruolo quasi da regista. Nel 1997 fonda la Hopa grazie proprio ad un’idea di Imbert, il quale vuole mettere un po’ d’ordine nella ragnatela di partecipazioni industriali e finanziare creata da Gnutti. É’ una cassaforte piena di soldi, partecipazioni e soci ricchi. Parecchi soci, all’inizio una ventina per poi superare rapidamente il centinaio sino ad arrivare a quota 180. Molti bresciani, alcuni bergamaschi, alcuni mantovani, in parte noti, in parte semisconosciuti, in parte refrattari alle luci della ribalta ma con una caratteristica comune: sono tutti pieni di soldi. Dirà Gnutti: «L’industria bresciana è alla terza generazione, quindi c’è gente che ha accumulato grosse ricchezze». Ed ecco insieme le famiglie Lonati, Bossini, Bertoli, Annovazzi, Marinelli, Marniga, Bonomi, Levoni, Cavandoli, Montini, Chiarva, Mondardini, Landi, Lucchini, Ricconi che hanno grande fiducia in lui. «Negli affari - spiegherà - l’importante è la stima reciproca più che l’amicizia».
LA TEORIA DELL'IMPRENDITORE
Gnutti, il quale preferisce definirsi «imprenditore» perché l'imprenditore deve avere «coraggio ma anche un pizzico di incoscienza», opera in questo modo sin dai tempi della Fineco: riunisce un discreto numero di persone piene di soldi creando così una massa d’urto importante, investe i loro quattrini (insieme ai suoi, naturalmente) sui mercati finanziari non solo in iniziative di solito speculative ma anche in semplici operazioni di trading giornaliero, e le ripaga con sostanziosi dividendi. «La Hopa - dirà - è una merchant bank a tutto tondo, quindi tutti i business vanno bene». Esce allo scoperto nel 1998 quando, insieme a Roberto Colaninno, il ragioniere di Mantova «sdoganato» da Carlo De Benedetti, comincia a scalare l’Olivetti rastrellandone le azioni. Nell’operazione ci sono i soldi e le idee della Chase (è di Imbert il progetto della Bell, la finanziaria domiciliata in Lussemburgo che poi diventerà il maggiore azionista della Olivetti) ma Gnutti può contare anche sull’appoggio finanziario di Silvano Pontello, il padre-padrone dell’Antonveneta di Padova scomparso nel marzo 2002 ed ex collaboratore di Michele Sindona negli anni ruggenti della Banca Privata e della Banca Unione. E può contare su Interbanca, la banca d’affari del gruppo padovano diretta da Giorgio Cirla.
IL COLPO GROSSO DEL CONQUISTATORE
Una volta conquistata l’Olivetti, l’appetito cresce. E nel febbraio 1999, allorché Colaninno decide di partire alla conquista di Telecom Italia lanciando l’offerta pubblica di acquisto più grande d’Europa con l’appoggio della Chase Manhattan, della Lehman Brothers e persino di Mediobanca, anche lui è della partita. Con la benedizione di Massimo D’Alema, all'epoca capo del governo, il quale darà a Colaninno e soci la patente di «capitani coraggiosi». E Telecom viene soffiata da sotto il naso degli Agnelli. Con l’Avvocato che qualche mese più tardi, dopo aver clamorosamente preso le distanze da Mediobanca che da sempre è stata alle spalle della Fiat, replicherà a D’Alema rinfacciandogli di avere preferito i «capitani coraggiosi» alla Colaninno al «piccolo mondo antico» delle grandi famiglie del capitalismo italiano.
IL GRANDE BLUFF
Una volta in sella a Telecom Italia il duo Colaninno-Gnutti mette a punto con Lorenzo Pelliccioli, un manager bergamasco convinto assertore della creazione di valore solo per gli azionisti, e con Sergio Erede, un avvocato con il tocco del banchiere d’affari, la fusione tra Tin.it e Seat. Tin.it è la divisione dei servizi Internet del gruppo Telecom, la Seat è la società famosa per la produzione delle pagine gialle e degli elenchi telefonici, girata prima dalla Stet al Tesoro, poi privatizzata e successivamente ricomprata dalla Telecom. La storia della fusione è abbastanza complessa. Possiamo dire, in grande sintesi, che si tratta di un grande bluff dai contorni per nulla trasparenti al punto da interessare anche la magistratura, con una serie di operazioni che hanno arricchito alcuni investitori ma impoverito il colosso telefonico. Un grande bluff che costerà molto caro ai piccoli risparmiatori. Gli obiettivi d'investimento di Gnutti sono quindi per un certo periodo Olivetti, Telecom, Seat, le società controllate cioè direttamente dalla Hopa. E questo fatto gli permette di manovrare con grande facilità: Chicco può infatti disporre per primo delle informazioni riservate facendo parte di quasi tutti i consigli d’amministrazione.

Friday, August 12, 2005

Intercettazioni e sentenze

Nelle motivazioni (depositate il 10 agosto) della sentenza con cui il Tar del Lazio il 19 luglio ha respinto il ricorso di Abn per l’annullamento delle autorizzazioni rilasciate da Bankitalia a Bpi per salire al 29,9% di Antonveneta si legge che il giudice ha ritenuto che «la Banca d’Italia sia pervenuta al giudizio di sostenibilità in un’ottica di sana e prudente gestione, delle acquisizioni di ulteriori partecipazioni (da parte di Lodi) nel capitale di Antonveneta all’esito di un’istruttoria che appare svolta in modo compiuto e congruo».

Sappiamo, dalle indagini dei giudici milanesi, che la documentazione presentata da Bankitalia al Tar era a dir poco "addomesticata", ma di questo riteniamo che il giudice non fosse a conoscenza essendosi basato sulle carte che gli erano state trasmesse il 3 luglio.

Basti pensare a quella intercettazione, del 6 luglio, quando gli inquirenti ascoltano in diretta Fiorani ordinare a un collaboratore il perfezionamento cartaceo di un documento necessario per l'autorizzazione di Bankitalia. Quando poi la Procura manderà i propri uomini in via Nazionale, «nella documentazione sequestrata presso la Banca d'Italia sarà in effetti rinvenuto tale contratto, pervenuto alla segreteria della Vigilanza in data 6 luglio 2005. Senonché il contratto riporta la data del 28 giugno, mentre dalla conversazione intercettata appare evidente che tali atti sono stati formati successivamente a tale data, e verosimilmente il 5 o lo stesso 6 luglio» si legge nell'ordinanza dei pm milanesi.

Oppure, altro esempio, ricordo la conversazione telefonica del 9 luglio (ore 19,22) tra Francesco Frasca (capo della vigilanza di Bankitalia e indagato) e tale Marino (probabilmente un dirigente di Bankitalia). Parlano dell´istruttoria su Antonveneta.
«Frasca - riportano gli investigatori - afferma che il 10 di luglio queste terze persone hanno i mezzi patrimoniali per fare l´operazione... il Governatore vorrebbe chiudere tutto venerdì pomeriggio». La conversazione continua sulle ragioni che spingono Fazio ad agire con tanta fretta. «Marino - è riportato nei brogliacci - accenna alla causa del 13». Marino: «Il provvedimento autorizzativo dovrebbe contenere una motivazione che dica che l'autorizzazione è stata prevista per il 15 e per il 30 e che per il 30 giugno era tutto in ordine... Tutto ciò rappresenterebbe un aiuto per mercoledì davanti al Tar e potrebbe rappresentare anche una scappatoia per il collegio al fine di togliersi la patata bollente senza entrare nel merito».

Dunque tutto spiegabile e giustificabile. Quello che non è comprensibile è il silenzio tombale che, finora, ha accolto questa intercettazione telefonica che riprendo da "Repubblica" del 6 agosto:

19 luglio 2005 ore 21.26.12
Boni (direttore finanziario della popolare italiana) al telefono con un tale Giulio: "Stiamo aspettando la notizia della Consob". Giulio risponde: "Il presidente del Tar del Lazio prima lavorava in banca d'italia" e Boni (ridendo):
"Adesso è passato anche alla banca di lodi".

Ma il destinatario di questo diffamante apprezzamento non ritiene di dover reagire per difendere la sua onorabilità e quella del suo Ufficio?

Polveroni mediatici

Dalle intercettazioni telefoniche pubblicate da "Repubblica" il 7 agosto

8 luglio 20,36
"Giorgio Cirla (manager Antonveneta) parla con Gnutti. Annota la Finanza: «Dopo aver parlato di Unipol, la conversazione procede e i due parlano di uno che è dovuto andare a Francoforte e sperano che quando ritorna non gli venga male alla prostata». Il discorso, spiegano gli inquirenti, verte decisamente sulla Banca d´Italia, Antonio Fazio e l´autorizzazione che deve dare alla Banca Popolare di Lodi per l´Antonveneta, a meno che non subentrino inconvenienti, come «il male alla prostata». Cirla: «Una volta ottenuta l´autorizzazione qualsiasi cosa da fare diventa un´arma spuntata, perché alla fine con la Banca d´Italia che avrà dimostrata la correttezza del tuo operato, alla fine questi di Roma archivieranno la denuncia di quei c... dell´Adusbef»."

Il 22 luglio Gnutti chiede a un certo Giorgio «cosa farà Groening» di Abn. Giorgio dice che «stanno esaminando l'ultima possibilità di bloccare le azioni, ma non sono più in tempo», concludendo: «Farà la fine dell'Opa Telecom».

Ma che, per dirla alla Bondi o alla Grillo (fate voi), oltre che il governo, Berlusconi e la Banca d'Italia, con questa aggressione mediatica i comunisti vogliono destabilizzare anche Interbanca?

Thursday, August 11, 2005

Spezzatino di Ferragosto

In attesa dei nuovi ulteriori sviluppi dell'inchiesta giudiziaria e dei ricorsi della Lodi (di cui però si parlerà da metà settembre in poi) che potrebbero di nuovo sparigliare il "gioco" ed a prescindere da essi, vale la pena comunque di esaminare le varie soluzioni che sembrano oggi sul tavolo per uscire dall'impasse determinatasi nella vicenda della scalata ad Antonveneta.

Al momento appare alquanto improbabile, alla luce anche degli indirizzi che hanno preso le inchieste giudiziarie, che Consob e Banca d'Italia possano sbloccare le due Opa di BPI. E' plausibile infatti che, per non commettere altri passi falsi, si attenda almeno qualche settimana prima di prendere una qualche decisione, fintantochè appunto i pm non abbiano messo alcuni altri punti fermi nell'inchiesta con il filone della cessione delle minorities e del ruolo delle banche estere. Piuttosto non sorprenderebbe che arrivasse una revoca definitiva non solo dalla Consob ma anche da via nazionale dove a gestire la partita sembra ora lo schieramento che si contrappone al governatore il quale, al momento, appare fortemente indebolito.

In entrambi i casi, di stallo o di revoca, è evidente che le Autorità, coordinandosi con gli stessi magistrati, dovranno adoperarsi per ricercare una soluzione, non essendo accettabile che questa situazione nella governance dei due Istituti si protragga oltre nel tempo. Il ventaglio di problematiche, possibilità e sviluppi è molto ampio e va dal commissariamento della BPI, all'entrata in scena di un cavaliere bianco che rilevi la Popolare di Lodi e Antonveneta, alla cessione delle azioni, all'accordo tra Lodi e olandesi solo per citarne alcuni che campeggiano quotidianamente su tutti i giornali.

Restringiamo il campo di questa riflessione a quelle che allo stato dell'arte sono le tre ipotizzabili vie d'uscita per la Popolare italiana più accreditate dalla stampa e dagli esperti:
1) cessione della partecipazione ad Abn Amro, previo accordo su una fetta di sportelli (si parla di 400, 300, 100) e su Interbanca, che rimarrebbero all’ex Lodi;
2) analogo accordo con un grande istituto nazionale (si è fatto il nome di Banca Intesa;
3) vendita tout court del pacchetto del 29,9% di Antonveneta a un istituto estero.

Oggi credo che le ipotesi 2) e 3), soprattutto quest'ultima, siano abbastanza remote anche se non improbabili, e spiego il perché. Il faro della magistratura si sta dirigendo sempre più insistentemente sul ruolo svolto in tutta la vicenda dalle Banche estere che hanno sostenuto Fiorani e non costituirebbe una sorpresa una qualche clamorosa novità in questa direzione. E' ipotizzabile da parte di chi è entrato nel mirino della magistratura esporsi e farsi coinvolgere ancor più in questa vicenda? A meno che sulla scena non compaia qualche altro colosso internazionale non ancora coinvolto in questa lurida storia. Ma qui entreremmo nel campo della fantafinanza.

Anche l'ipotesi 2) ancorchè meno peregrina non mi sembra al pari credibile. Infatti non si capisce perchè Banca Intesa, tutta protesa a svilupparsi fuori dall'Italia come Unicredit, debba prendersi questa "rogna" da cui non avrebbe nulla o quasi da guadagnarci e che non rientra nelle sue strategie di lungo respiro. Senza dimenticare che ogni altra ipotesi diversa dalla 1) comporterebbe una causa per danni milardaria da parte di Abn Amro.

Rimane dunque in piedi l'ipotesi 1). Il responsabile della nostra organizzazione, Umberto Baldo, ha già espresso alcuni duri giudizi nel suo editoriale del 3 agosto su questa ipotesi e non ci torno sopra. Voglio però aggiungere alcune considerazioni sulle quali invito tutti a riflettere.

Si dice che negli affari tutto è lecito ed è anche comprensibile che Abn Amro voglia chiudere quanto prima questa vicenda che tiene immobilizzati miliardi di investimenti. Esiste però anche una morale e una decenza di cui a volte anche negli affari non è possibile non tener conto, in questo caso non solo da parte dei vertici olandesi ma anche da parte di tutti i soggetti coinvolti in un eventuale accordo, le Autorità che regolano il mercato e la magistratura.

Abbiamo visto come la Banca Popolare di Lodi e i suoi alleati abbiano diffuso comunicazioni false al mercato sulle azioni Antonveneta possedute, hanno mancato di rivelare l’esistenza di un patto di sindacato, hanno usato a piene mani società di comodo, hanno commesso altre violazioni gravissime che comportano reati come false comunicazioni, aggiotaggio, insider trading, ostacolo ad organismo di vigilanza, turbativa del mercato, abuso d'ufficio, falso in bilancio, falso in prospetto. Conosciamo il ruolo che ha svolto la massima autorità di Bankitalia. Abbiamo tutti letto le intercettazioni telefoniche. Noi non ci siamo stracciati le vesti per la violazione della privacy ma di quelle intercettazioni abbiamo colto tutto lo scandalo e il disgusto che invece non hanno suscitato nel governo e in molti politici non solo della maggioranza ma anche dell'opposizione, per il malaffare, per quelle connessioni, quei rapporti di complicità, le manipolazioni, la statura morale di quei protagonisti, lo spaccato di indegnità morale e corruzione che rivelano.

In quelle intercettazioni, nelle dichiarazioni successive, nelle inchieste giornalistiche, nemmeno in una frase, abbiamo letto qualcosa, un solo pensiero, che si ricordasse almeno una volta di un convitato da tutti dimenticato: i lavoratori, le loro famiglie. Nessuno che si sia mai interessato del destino di quelle migliaia di persone, con le loro storie personali, i loro bisogni, le loro preoccupazioni, paure ed aspirazioni, che fanno prosperare un'azienda con i loro sacrifici e il loro lavoro e che vivono grazie a questa ricchezza da loro creata. Tutto questo è rimasto al di fuori di ogni considerazione.

Qualcuno ha preso in ostaggio quest'azienda con tutto il suo personale ed ora, ancorchè individuato e smascherato, chiede ancora un riscatto. Voglio sperare che Consob, Bankitalia, la magistratura, olandesi e i lodigiani si rendano conto che questo è indegno e immorale quanto le azioni che hanno posto in essere quei personaggi al centro dello scandalo e che riescano a trovare una soluzione che non penalizzi i lavoratori attraverso quello che si sta invece configurando come uno spezzatino (400 sportelli + interbanca!!!) del nostro istituto, lo smembramento e la distruzione del corpo unitario dei lavoratori, un futuro di incognite e preoccupazioni per centinaia di essi.

Non è accettabile per i lavoratori e le organizzazioni sindacali che li rappresentano una soluzione che oltre che il danno già procurato rappresenterebbe una beffa insopportabile. Il Sindacato e i lavoratori di Banca Antonveneta non saranno mai disponibili a soluzioni - come già hanno affermato in Assemblea - che dimentichino la centralità del lavoro, le garanzie per l’occupazione, il confronto su qualsiasi progetto o accordo che abbia ricadute sul personale, arrosti o spezzatini che siano.
"Perché i lavoratori in questa Azienda, nella sua Storia, nel suo domani, credono veramente".

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La partita non è finita

La partita non è ancora finita. "Partita è finita quando arbitro fischia". Nel nostro caso gli arbitri sono molti: consob, bankitalia, le procure, il Tar, il governo. Sull'onda delle notizie che riguardano "congelamenti" e sequestri di azioni, le sospensioni delle offerte di Lodi, la bufera intorno a Fazio con le intercettazioni e le richieste di dimissioni, lo scandalo internazionale, molti sembrano già aver dato per scontata la vittoria di Abn Amro con la stessa facilità con la quale solo un giorno prima parlavano di vittoria scontata di Fiorani. Purtroppo il groviglio giuridico di norme, leggi, interpretazioni, procedure, competenze e quello politico è talmente complesso e imprevedibile che dovremo attendere ancora a lungo, a meno di colpi di scena clamorosi, per la fine di questa partita. La stessa sospensione delle due Opa di Lodi da parte di Bankitalia, ancorché non si tratti di un "atto dovuto", non rappresenta una inversione di tendenza. Sono pronto a scommettere, e vorrei essere il primo ad essere smentito, che il faccia a faccia tra i vertici della Popolare Italiana e Fazio, previsto per mercoledì 3 agosto, si trasformerà nella ennesima puntata della commedia tesa a ribadire la correttezza dei comportamenti di Fazio e Fiorani a dispetto del marcio che sta rivelando l'inchiesta della magistratura. Il braccio di ferro è appena agli inizi, e, conoscendo la caparbietà e l'ostinazione del governatore, la sua volontà di onnipotenza, gli interessi che rappresenta, la convinzione di avere un'investitura "dall'alto" e di godere dell'impunità almeno su questa terra, non sarà impresa facile piegarlo al rispetto delle leggi e della decenza.

Il controllo. Oggi Abn Amro ha ribadito con estrema chiarezza e correttezza la sua posizione: la Banca olandese non è interessata a rimanere azionista di minoranza e, pertanto, se non otterrà il controllo di Antonveneta, ne uscirà.
Alle domande dei giornalisti, Groenink ha risposto che Abn ora sta attendendo le decisioni che prenderanno le autorità italiane. Aspettare e vedere. Questa la strategia. Non credo molto alle diplomazie al lavoro, alle voci di accordi che in queste ore si starebbero discutendo tra i legali e gli advisor di ambo i contendenti. Che stiano studiando e preparandosi a tutte le variabili è evidente ma credo che per Fiorani questa sia ancora l'ultima delle opzioni. A noi viene comunque sì la "pelle d'oca" a sentir parlare di cessione di Interbanca e di un centinaio di sportelli nelle zone limitrofe alla sfera di influenza della Popolare: ovviamente non ci piacciono gli accordi sulla pelle dei lavoratori e "by-passando" il ruolo del sindacato aziendale il quale non mancherà di far sentire la sua voce se si dovesse verificare questa prospettiva.

La voce del sindacato. Come ha fatto sentire la sua voce, almeno attraverso Fiba/Cisl, Fisac/Cgil e Uilca, nel corso dell'Assemblea che ha riportato il CdA sotto il controllo di Abn Amro. Le tre organizzazioni sindacali hanno detto quello che tutti i lavoratori e le persone di buon senso si aspettavano, ma che altri non hanno mai avuto il coraggio di dire anche se sono sempre pronti a salire sul carro dei vincitori. Hanno detto che tra chi ha reso pubblico un progetto in parte condivisibile e tra chi non ha presentato ancora nulla, tra chi già presente in Banca Antonveneta ha contribuito allo sviluppo della Banca e chi lascia circolare voci di altre Banche che vantano diritti di prelazione sullo shopping nella Rete, tra chi offre sicurezze e chi offre carta straccia, la scelta è obbligata.
La scelta non può essere dunque che Abn Amro a cui i Sindacati chiedono il rispetto degli impegni del piano industriale corrente, il confronto a tutto campo, e segnali che dimostrino la centralità del lavoro e il riconoscimento del ruolo svolto dai lavoratori nel risanamento e rilancio aziendale.

Il nuovo CdA. Il nuovo CdA, eletto in una regolare assemblea, e che ha nominato presidente l'autorevole Augusto Fantozzi, è nel pieno dei propri poteri, e quindi in grado di rispondere alle necessità dell’Azienda, riprendendo quanto prima il confronto sulle tematiche affrontate negli ultimi incontri aziendali. Certamente la situazione potrebbe ipoteticamente cambiare nel caso, speriamo ormai remoto, la via giudiziaria e le decisioni delle autorità portassero a una vittoria della Popolare e questa potesse convocare regolarmente una nuova assemblea e far eleggere un nuovo CdA. Ma questo non significa che l'attuale CdA non possa esercitare i suoi pieni poteri, altrimenti dovremmo concludere che tutti i Consigli d'Amministrazione essendo eleggibili e revocabili non abbiano mai e comunque una piena facoltà dei loro poteri!

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Saturday, July 30, 2005

I bronzi di Alvito

Ma perchè, con le loro facce di bronzo, non se ne vanno in esilio insieme al "loro" governatore, non dico ad Hammamet ma almeno nella sua villa di Alvito? Scusate il mio stile sgangherato ma dal mio "esilio dorato" in un'isola dell'Egeo, di cui non posso rivelare il nome per non essere raggiunto dagli inviati speciali di un noto sito web della concorrenza alla continua caccia di scoop (quelli, mi dicono, del dottor Bianchi scambiato per una cortese signora e di Groenink apparso come la Madonna accanto a Spinelli, per intenderci), e stando ben attento alle comunicazioni telefoniche, che si sa (veramente lo sanno tutti meno Fazio, Fiorani, Gnutti e Ricucci), in Italia sono molto ascoltate (non solo da parte dei conversatori), non mi appassiono più di tanto a vicende che non sorprendono più nessuno. Quelle conversazioni provano ciò che tutti sapevano e immaginavano da tempo e, vi assicuro, che anch'io mi ero immaginato scampoli di battute di quel tipo. Salvo che per il bacio che, nella mia perversa fantasia, avevo invece immaginato non sulla fronte ma in altra zona corporea. Quello che mi sorprende è la reazione dei fazisti e degli utili idioti che accorrono al capezzale del moribondo. Non sto parlando del simpatico Picconatore che deve svolgere il suo ruolo di buon samaritano o di Giorgio La Malfa (vi risulta che i figli dei grandi uomini siano mai riusciti ad assomigliare, in meglio, ai padri?). Né mi riferisco a Maroni e alla Lega ai quali qualcuno dovrà garantire un salvacondotto perchè possano cambiare idea dopo che Fiorani ha salvato la loro banca che stava affondando nei debiti. Parlo di quelle decine di senatori e deputati che ci rappresentano in parlamento ed hanno come portavoce gente come Grillo, Pedrizzi, Tarolli, ed ora anche Bondi, secondo i quali un "circuito mediatico giudiziario, peraltro non nuovo alle cronache del nostro paese, mira a delegittimare quella fondamentale istituzione che è la Banca d'Italia, cui dobbiamo la formazione di tanta classe dirigente, la stabilità del nostro sistema creditizio e una porzione non secondaria della nostra stabilità internazionale". Incredibile! Come se non fosse stato proprio Fazio a destabilizzare e a screditare quella fondamentale istituzione e l'Italia stessa nei modi e nei termini che sono riportati purtroppo su tutta la stampa nazionale e internazionale. E ancora più incredibile delle loro aberranti argomentazioni è come possano pensare di fare fessi gli italiani. Che il meltemi se li porti via. καλή νύχτα.

Post Scriptum
Anche qui, e non dubito che siano arrivate anche in Patagonia le storie di baci e pelli d'oca, di false cessioni, lettere retrodatate, di furbetti di quartiere, di porte di servizio e via intercettando, seguono tutti questa telenovela. Un turista giapponese mi dice ora che Fazio avrebbe sospeso anche lui le due opa lodigiane ed avrebbe convocato Fiorani il 3 agosto per comunicazioni. Ma il bacio ancora non aveva avuto l'occasione di riceverlo?

Tuesday, July 12, 2005

Nelle mani della magistratura

Procede a vele spiegate il piano di Fazio e Fiorani per impadronirsi definitivamente di Banca Antonveneta, a dispetto delle magistrature di mezza Italia, degli avvisi di garanzia per reati come false comunicazioni, aggiotaggio, insider trading, ostacolo ad organismo di vigilanza, turbativa del mercato, abuso d'ufficio, falso in bilancio, falso in prospetto, a dispetto di ogni logica di mercato, di ogni regola di trasparenza e delle stesse norme che Banca d'Italia dovrebbe applicare.

Fazio non ha nemmeno atteso che il CdA di Antonveneta esaminasse oggi le due offerte della Lodi, irridendo così anche all'ultimo vincolo formale previsto da una procedura che pure Bankitalia aveva sempre rispettato (quella di pronunciarsi dopo il giudizio del CdA oggetto dell'offerta) e dimostrando in tal modo di non riconoscere alcuna validità al Consiglio in prorogatio e quindi alle stesse sentenze della magistratura.

Che poi Bankitalia si sia pronunciata dopo «una approfondita istruttoria» suona come l'ultimo sberleffo ai pubblici ministeri che hanno scoperchiato il vaso di pandora, trovando di tutto, dalle false comunicazioni alle autorizzazioni concesse sulla base di operazioni solamente annunciate e mai concretizzate, dalle opzioni di acquisto che si sospetta mascherino delle opzioni di vendita ai finanziamenti a tassi di favore nella scalata ad Antonveneta, dalle piste Svizzere e quelle delle isole Cayman, per citare solo alcuni articoli del vasto repertorio e non ricordare anche gli intrecci che da Fiorani portano a Gnutti, ai palazzinari e ad alcune banche estere, passando per l'Unipol ed alle altre grandi vicende di un risiko senza confini.

Tutto ciò, degno della più squallida delle repubbliche delle banane, avviene con la copertura assicurata dal silenzio o dalle reticenze di governo, ministri, segretari, sottosegretari e di tutte le forze politiche, salvo qualche isolata voce che si alza sempre e comunque per interessi di bottega.

Ha dunque ragione il quotidiano la Repubblica nell'affermare che "solo i tribunali (eventualmente) potranno fermare la Popolare di Lodi, la piccola banca di provincia guidata da Gianpiero Fiorani che non aveva i numeri nemmeno per tentare la scalata al bar di fronte ai suoi uffici. Una lunghissima partita sotto la regia del governatore che, alla fine, rischia di risultare vincente (sempre che i tribunali non decidano di radere al suolo tutto questo castello di pasticci, cosa ancora possibile)".

Tralasciamo l'immagine che ormai dell'Italia si sono fatti i mercati internazionali e le conseguenze sulla nostra economia nei prossimi anni, ma che il destino di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie sia in balia di quel "cartello" e che solo la magistratura, tra le istituzioni della nostra repubblica, possa difenderli è un'ipotesi che fino a pochi mesi or sono non avremmo mai preso in considerazione ma è anche qualcosa che tra qualche tempo, quando cominceremo a vedere le conseguenze concrete della realizzazione di questo piano sciagurato, sarà difficile spiegare e giustificare non solo a questi lavoratori e alle loro famiglie ma anche a tutti gli italiani dotati di ragione e del diritto di voto.

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Saturday, July 09, 2005

Tutti al mare

Sì, come avrete immaginato, sono in ferie. Ma spaparanzato nella mia sdraia sotto l'ombrellone non è che non segua le nostre vicende o che mi manchi l'ispirazione. Il fatto è che la cronaca giornaliera è sempre più senza veli e senza pudori. I nostri eroi parlano sempre più come i personaggi dei miei pezzi, mi rubano il mestiere insomma. Cosa posso opporre ad un Fiorani che mormora "non passa lo straniero" paragonandosi al generale Diaz? Che quel 24 maggio a guidare le truppe italiane c'era Cadorna e non Diaz e che poi fu Caporetto? O che opporre alle polemiche tra scarpari e palazzinari? O a Ricucci che non si riconosce in questa Confindustria? Che non avevamo dubbi visto che è affiliato ad altra nota "associazione"? Sono riusciti a sconfiggere la "realtà" e ci propinano "illusioni". Come per il caldo, non esistono più dati oggettivi. Ma quelli percepiti. Come per la Banca d'Italia non valgono più i terribili ed implacabili "ratios" patrimoniali ma quelli "percepiti", quelli che potrebbero essere un domani. I numeri diventano un'opinione e un'opinione bislacca diventa verità se certificata dalla massima autorità creditizia. Insomma meglio staccare per un pò la spina, lasciare ombra e computer e andare a farmi un bel tuffo in mare, prima che si vendano anche questo.... per rispettare i ratios patrimoniali.

Sunday, June 19, 2005

Un'estate italiana

Questa estate passerà dunque alla storia per i matrimoni di Totti e Ricucci? Antonveneta e Bipielle? Unicredit e Hvb? Andiamoci piano, non tutte le ciambelle vengono col buco. Già si sentono in lontananza le cornamusa scozzesi, a Lodi come a Piazza Cordusio e sono curioso di sapere dove andranno a nascondersi i paladini dell'italianità quando i "barbari" bivaccheranno a bipiellecity e in Via Nazionale.

A Lodi festeggiano già il battesimo della Popolare Italiana prima ancora del parto. Forse sarebbe meglio facessero una TAC. Allo show comunque interverrà Fiorani e, visto che i concerti sono di casa, canterà anche Enrico Ruggeri, tanto per dimenticare che qualcun altro sta cantando a Milano a palazzo di giustizia. Ad esorcizzare il tintinnio delle manette Luisa Corna come madrina.

Bisogna riconoscere che di fantasia al potere ce n'è davvero tanta, da chi dipinge la situazione economica come non preoccupante a chi vorrebbe il ritorno della lira. A tal proposito c'è anche qualcuno che propone di fare le cose per bene. Si tratterebbe di creare una bad bank alla quale conferire tutto il debito pubblico e poi una new company, formata da tutti noi cittadini, con nuova moneta (meglio il dollaro forse?) e magari nuova bandiera e inno nazionale. Chissà cosa ne pensa Grillo (non Beppe bensì il ventriloquo di Fazio).

Ma tornando alla fantasia credo che Fiorani non abbia pari nell'ambito della Finanza creativa. E non parlo di società off shore, di Cayman o Svizzera. Nè di quell'altra geniale trovata del bonus lock up (1 euro in regalo agli aderenti all'opas che conservino per almeno 18 mesi le azioni BPL). No, parlo dell'aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro la cui prima tranche parte domani. Ebbene, niente consorzio di garanzia, ma in compenso per i soci che tireranno fuori i soldi c'è in regalo un pacchetto targato Unicredit (con il che il banchiere lodigiano è riuscito a farsi finanziare anche da Profumo): iscrizione gratuita al Touring club italiano, con tanto di kit per il 2006, abbonamento a 11 numeri della storica rivista Qui Touring, l'Atlante stradale del Centro-Nord e ovviamente convenzioni e servizi, tra cui anche agevolazioni bancarie, una carta di credito dedicata, con tanto di logo, e un conto corrente a condizioni vantaggiose per i soci. Come possa vincere Abn Amro con i suoi miseri 26,5 euro per azione, per di più in contanti e in euro, carta straccia insomma per chi batte bandiera Padana, è un mistero. Tanto è vero che gli olandesi stanno pensando di aderire anche loro all'opa in contanti di Fiorani. Ma eventualmente come saranno pagati: in lire padane?

Dulcis in fundo Ricucci. Si perchè nella stagione dei saldi delle lauree honoris causa il nostro ex odontotecnico potrà fregiarsi anche lui del titolo di dottore avendo ottenuto la laurea in economia alla Clayton University di San Marino. Peccato che sia solo un pezzo di carta senza alcun valore legale per lo stato italiano: costo 7.640 euro raterizzabili senza frequenza obbligatoria, nemmeno per gli esami.

Thursday, June 09, 2005

Far-West

Nel comunicato Bankitalia che annuncia l'invio di una squadra di ispettori a Padova si parla di "necessarie verifiche sulla operatività" della banca, "anche in relazione alla situazione determinatasi nell'Antonveneta a seguito della sospensione della deliberazione dell'assemblea del 30 aprile scorso". Dunque l'ex consigliere Muraro si sbaglia quando spiega che "l'attività ispettiva ha finalità di verifica delle applicazioni delle norme e del rispetto dei criteri prudenziali"? "A pensar male - diceva un noto politico - si fa peccato, ma spesso ci si azzecca". Vuoi vedere che i segugi di Fazio sono invece a caccia di "gravi irregolarità nell'amministrazione, ovvero gravi violazioni delle disposizioni legislative, amministrative o statutarie che regolano l'attività della banca"? Che abbiano sbagliato indirizzo? No, tutto regolare, a Concert-city hanno chiesto uno sceriffo per Padova.

Saturday, May 28, 2005

Paese che vai, banchieri che trovi

Un banchiere di Manhattan ha cercato di aggredire una donna che stava facendo il jogging in un parco del New Jersey. Ma a John Dee Kelly, che era completamente nudo ad eccezione di un profilattico già inserito, è andata male. La donna, 30 anni, era una poliziotta in tuta e maglietta. La detective ha estratto uno spray al peperoncino ed un telefonino chiamando il pronto intervento. Poi ha inseguito l'uomo facendolo arrestare.

E in Italia? In Italia abbiamo arbitri, banchieri e amici dei banchieri che non fanno queste porcherie perché, come dice Grillo (non Beppe bensì il ventriloquo di Fazio) e come tutto il mondo sa, loro si muovono nel pieno rispetto delle leggi e dei regolamenti. Loro non girano nudi per i parchi, tuttalpiù frequentano patti e contropatti e non usano preservativi. Sarà mica per questo che in Italia non vengono mai arrestati?

Friday, May 27, 2005

Dimmi l'ultima

L'ultima di Berlusconi
In Italia si respira un'atmosfera di "benessere e di gioia"
Appropriato il commento di Pecoraro Scanio: "Forse Berlusconi scambia l'Italia per il carnevale di Rio"

L'ultima di Grillo (non Beppe bensì il ventriloquo di Fazio)
"Non si può censurare con argomentazioni capziose i comportamenti di chi, nel rispetto delle leggi e dei regolamenti, mette in campo azioni per contrastare simili Opa (quella di Abn Amro) - in una logica vera di mercato - come nel caso di Banca Popolare Lodi-Antonveneta."

Wednesday, May 25, 2005

Antonveneta-Bipielle come Parmalat?

In principio fu l'intervento delle Procure, poi l'acquisizione dei primi documenti e i primi avvisi di garanzia, ora le perquisizioni, i sequestri di documenti, i conti in Svizzera e le isole Cayman: il film sembra già visto e rivisto, l'ennesimo sequel di "Non aprite quella porta". Alla luce del quadro che si va delineando non mi meraviglierei se spuntasse fuori qualche "ulteriore" ipotesi di reato e provvedimento da parte del Tribunale di Milano. Secondo la "Lettera Finanziaria" di Giuseppe Turani, Fiorani & soci avrebbero comprato i titoli della banca padovana tra dicembre e gennaio attraverso una cinquantina, o forse più, di conti bancari dislocati in Svizzera, Austria e Turchia. Di questi per ora solo alcuni sono stati individuati dalla Procura di Milano, che lo scorso 17 maggio ha iscritto 23 persone nel registro degli indagati, tra cui lo stesso Fiorani e il finanziere bresciano Emilio Gnutti, con le ipotesi di reato di aggiotaggio e ostacolo all'attività di vigilanza da parte delle autorità di mercato. Dietro questa ragnatela di finanziamenti, partecipazioni e conti all'estero, ci sarebbe la Bpl Suisse, la controllata svizzera di Bpl su cui la procura sta indagando. E che risulterebbe essere anche il principale azionista della stessa Popolare di Lodi. Questo è quanto trapela, secondo quella testata giornalistica, dagli ambienti giudiziari milanesi. Se l'evoluzione di questa vicenda dovesse prendere, come pare, questa direzione, credo dovremmo essere tutti molto preoccupati, non solo i dipendenti dei gruppi Antonveneta e Bipielle in primo luogo, ma anche il governo e le forze politiche che nell'arco di qualche giorno o settimana si troveranno, dopo tanto silenzio-assenso, a interrogarsi per l'ennesima volta di come sia potuto accadere, e a discutere dei poteri del governatore, di tutela del mercato, del risparmio e dei piccoli azionisti. Che almeno ci risparmino questo abominevole spettacolo e rimangano nel loro attuale assordante silenzio.

Tuesday, May 24, 2005

Matematico

Stefano Ricucci non è un "prestanome", bensì "il re della matematica", un "uomo che, da quando aveva 14 anni, fatica sodo, si alza alle 7 e tiene perennemente il cellulare acceso". A descrivere così l'immobiliarista romano, è la sua promessa sposa, Anna Falchi, che in un'intervista a Gente in edicola il 25 maggio racconta: «A volte provo a fargli fare a mente calcoli complicatissimi e non sbaglia mai. Gli ho regalato un libro, 'Il genio dei numeri', con una dedica stringata: 'A Stefano, che sapeva tutto fin dall'inizio'».
Ora sappiamo dunque il segreto di come farsi dare in prestito fiumi di euro e scalare Antonveneta, BNL, Rcs, Mediobanca, Generali. Basta cominciare a contare da zero e conoscere bene la matematica. Il mio maestro me lo diceva sempre: impara le tabelline e farai strada nella vita. Io purtroppo non ho fatto strada nemmeno come prestanome. Che sia colpa del cellulare perennemente spento?

Monday, May 23, 2005

Grandi magazzini

A Lodi hanno una strana concezione del Diritto e reagiscono come quella signora beccata al supermercato con la sua piccola refurtiva di cosmetici e altri oggetti di scarso valore che si dichiara non perseguibile in quanto munita di certificato medico che attesta la sua cleptomania. Secondo Lodi il "lancio" dell'Opa obbligatoria (tra l'altro ancora non approvata dalla Consob) e la costituzione di un patto mettendo insieme proprio i pacchetti azionari rastrellati in violazione, secondo la magistratura, di una sfilza di articoli del codice penale sanerebbero la situazione sanzionata dalla Consob. Per fortuna, anche se siamo in Italia, alle ASL non è ancora riconosciuta giurisdizione penale e civile, come sanno bene anche all'estero.

Niente ferie

La Fabi ha la "sensazione" di un vuoto di potere al vertice di Banca Antonveneta: chiede pertanto un incontro urgente al Presidente(?) e al Direttore Generale al fine di ricevere garanzie in merito alla gestione operativa dell'Azienda. Così rinvio le ferie e aspetto che il "vertice" dia assicurazioni alla Fabi che tutto va bene. Dopo di che potremo andare tranquillamente al mare. Magari a Rimini.

Sunday, May 22, 2005

Ali spezzate

Più che le tesi di Abn Amro il giudice Amenduni sembra aver accolto quelle della Consob e, udite udite, di Bankitalia. Amenduni sottolinea come alla ricostruzione «effettuata dalla delibera Consob aderisce la stessa Banca d’Italia». E cita al proposito la lettera indirizzata dal governatore Antonio Fazio ai vertici di Abn Amro, in cui Bankitalia fa proprie le considerazioni di Consob.
Come sempre sagace invece la lettura che ne dà il proprietario di Alpi Eagles, nonché neo annullato consigliere di Antonveneta, Paolo Sinigaglia.
"Ritengo -afferma- di essere stato eletto legittimamente. Il giudice ha accolto tutte le deduzioni di Abn Amro. Ma io penso di essere sufficientemente indipendente. Non so come il giudice potrà dimostrare chi mi ha votato. Comunque, aggiunge, a me sembra che Abn ha poco rispetto degli azionisti e delle regole di mercato. La banca olandese opera un po' 'fuori dal seminato' ". E con questo posso anche andarmene in vacanza. State tranquilli, non userò un volo Alpi Eagles. Volare docet.

Saturday, May 14, 2005

Agit-prop

C'è poco da dire. Parlano le cronache, gli atti della magistratura e la Consob. E quello che viene fuori è solo la punta dell'iceberg. Scrive Panerai su Milano Finanza: "I metodi usati erano oltre le regole e la legge, tra finanziamenti quasi a tasso zero per acquirenti di titoli della banca padovana; uso di fiduciarie e di fondi esteri per schermare la realtà; plusvalenze regalate ad amici e parenti; finanziamenti a società in stato prefallimentare come quelli a una linea aerea veneta per convincere il responsabile, azionista dell'Antonveneta, a diventare agit-prop della Lodi; il ricorso a trucchi di bilancio per non evidenziare la mancanza di capitale di vigilanza (quello richiesto da Bankitalia per poter effettuare acquisti) con il gioco delle put fuori dalla contabilità (come le obbligazioni Fingruppo parcheggiate nel fondo Victoria & Eagle o come i 430 milioni di euro in azioni della tedesca Kamps nascosti in una fondazione olandese)".
Nel panorama della stampa italiana, e di quella specializzata in particolare, è rimasta solo una testata a difendere l'indifendibile. "Abn messa all’angolo spara le ultime cartucce", "Una battaglia ormai disperata", "la furia di Abn Amro", "Groenink si è reso conto della fallimentare strategia fin qui seguita", "Groenink sta trascinando il suo istituto in situazioni imbarazzanti perché sa che con Antonveneta perderebbe anche la propria poltrona", "ieri, si è preso la premura di «sconsigliare» diversi istituti europei dal concedere i finanziamenti a Bpl". Ci mancava solo che leggessimo che i finanziatori esteri tireranno fuori gratis i soldi. Ma vedrete, il nostro eroe convincerà qualcuno anche di questo.
C'è chi vede i pali e chi si inventa pagliuzze ma chi vivrà vedrà.
Per la morale lascio la parola a un maestro: Fedro.

Rana rupta et bos

Inops, potentem dum vult imitari perit.

In prato quondam rana conspexit bovem,
et tacta invidia tantae magnitudinis
rugosam inflavit pellem. Tum natos suos
interrogavit an bove esset latior.
Illi negarunt. Rursus intendit cutem
maiore nisu, et simili quaesivit modo,
quis maior esset. Illi dixerunt «bovem».
Novissime indignata, dum vult validius
inflare sese, rupto iacuit corpore.


traduzione:

La rana scoppiata e il bove

Imitando il potente, muore il povero

E la rana in un prato scoprì il bove.
Invidia di grandezza la toccò,
rigonfiò la sua pelle, tutta rughe.
Poi chiese ai figli s'era lei più larga
del bove: le risposero no.
La pelle ancora con pena stirò,
e s'informò dai figli come prima
chi era più grande, e ridissero: il bove.
Fu l'ultimo suo sdegno. Fu uno sforzo
di volontà: si ruppe e così giacque.

Saturday, May 07, 2005

Aquile e Caimani

Mario Gerevini sul Corriere della Sera collega la vicenda dei conti correnti finanziati dalla BPL per l'acquisto di azioni Antonveneta con il misterioso Victoria & Eagle Strategic Fund, un fondo di investimento con sede, ovviamente, alle isole Cayman, che in quest'ultimo mese è diventato il primo socio della Banca Popolare di Lodi (Bipielle) con oltre il 4%. L'inchiesta di Gerevini ipotizza che il suddetto Fondo abbia accresciuto la sua partecipazione non solo in Borsa ma anche attraverso un «giro» svizzero perché è stata liquidata la fiduciaria Pecufina, controllata dalla Bipielle Bank Suisse di Lugano, e il suo 2% di Lodi potrebbe essere confluito in Victoria & Eagle. In passato quote del fondo off-shore erano state sottoscritte dalla Fondazione Cassa di Bolzano al termine di una vorticosa operazione con la Lodi che rilevava il 20% della Cassa. I fratelli Luca e Antonio Bassani Antivari, che sei anni fa vendettero alla Lodi la loro banca svizzera Adamas (ribattezzata poi Bipielle Bank Suisse), hanno una holding che si chiama Victoria & Eagle, e a Lugano c’è una Victoria & Eagle Asset Management. «E’ quello il gruppo di riferimento? - si chiede Gerevini - Per ora questo fondo delle Cayman - conclude - sembra una specie di scantinato dove si parcheggiano, transitano e si prelevano titoli Bipielle fuori dagli occhi indiscreti del mercato». La morale della favola? La lascio a Cardia e al giudice Fusco. Io mi limito ad osservare che c'è un gran via vai di Aquile sulle Alpi.

Thursday, May 05, 2005

Sturmtruppen 2

Il neo-consigliere di Antonveneta Paolo Sinigaglia in un'intervista a Sky TG24 tende la mano ad Abn Amro dicendo che "finita questa contrapposizione di idee che c'è oggi" è arrivato il momento di collaborare e ribadisce il concetto già espresso qualche intervista fa che "questo non è un territorio che è buono solo per i mutui, questo è un territorio che prevede la lungimiranza della banca, mica perché i soldi debbano essere buttati via. Devono essere amministrati oculatamente". Così scopriamo che, tra ricorsi, tribunali, inchieste giudiziarie per aggiotaggio e insider trading, pacchetti fai-da-te-che-fai-per-me tuttocompreso, oggi è in atto solo una "contrapposizione di idee" con Abn Amro. Comprendo anche qual è stata l'idea perversa che fa di Abn Amro una Banca non lungimirante: aver pensato di risanare Antonveneta sottoponendo - scusate se uso un linguaggio tecnico - ad un'attenta analisi e riclassificazione tutto l'attivo a rischio della Banca, tra cui anche l'esposizione degli amministratori e delle società da questi controllate. Ci voleva invece un'amministrazione più oculata, alla lodigiana, per dirla con una ricetta d'alta cucina svizzera.

Monday, May 02, 2005

Sturmtruppen

La Cina è vicina
«Sono azionista dell'Antonveneta ancora prima della fusione degli anni '90 tra le due Popolari padovane. E con la Lodi e la sua controllata Efibanca (che secondo il piano dei lombardi dovrebbe essere fusa con Interbanca, n.d.r.) abbiamo un progetto in Cina». Così parlò Zeno Soave, fresco membro del cda di Antonveneta e imprenditore vicentino della Socotherm, società che fa rivestimenti per condotte petrolifere.

Aquila delle Alpi
«Ce l'abbiamo fatta, il Veneto è salvo» dice Paolo Sinigaglia, neo consigliere di Antonveneta, presidente Alpi Eagles e (uscente) di Veneto Sviluppo, più imprenditore delle calzature. Così dopo Alpi Eagles anche il Veneto è salvo.

Aborigeni
«Il magistrato fa benissimo ad accertare come stanno le cose, siamo un Paese democratico, ma credo che chi ha lanciato queste “idee”, mi riferisco agli olandesi di Abn, voglia introdurre nel codice il reato di “simpatia”». Commenta così Paolo Sinigaglia l’avvio dell’inchiesta della Procura di Milano sulla scalata alla banca padovana. «Mi hanno però insegnato - prosegue Sinigaglia, precisando di riferirsi all’azionista Abn - che a volte accuse come queste si rivelano un boomerang».

Saturday, April 30, 2005

Opa?... ooooops

Eleganti suonatori di tromba ma disarmati. Da Lodi hanno suonato le loro campane e li hanno suonati. Comunque vada a finire, Antonveneta è morta. Viva Antonveneta. Raccolgo anch'io il mio fagottino con due libri e qualche carta e me ne vado. Cesarino pensaci tu. Amen

Beatificazioni

Intervistato dal quotidiano "Il Tempo" il noto industriale Paolo Sinigaglia dichiara a proposito del piano presentato ieri da Fiorani: «È un progetto che non guarda al Veneto come terra sulla quale vendere mutui, ma punta a condividere un percorso di crescita delle imprese. Per me Fiorani è un santo». Dunque Fiorani nuovo protettore di Padova o solo patrono della compagnia aerea Alpi Eagles?

Monday, April 25, 2005

Bufale e regolatori

Nel paese dove fioriscono i conflitti d'interesse e gli arbitri fanno i player non dobbiamo meravigliarci se il Presidente di Antonveneta Tommaso Cartone, fresco candidato della lista "Fiorani", stia pensando lui a stabilire le regole della prossima Assemblea degli azionisti e delle votazioni per il rinnovo del CdA. Almeno questo è quanto afferma un quotidiano nazionale che ci fornisce anche ulteriori particolari. A quanto pare come direbbe un noto mezzobusto televisivo, si brancola nel buio. Lo statuto della banca non darebbe alcuna indicazione sulle modalità con cui si devono tenere le votazioni. Come si svolgeranno? si chiede il malcapitato giornalista. L'elezione avverrà per lista o per candidati? E se si votano le liste, queste vengono proposte tutte insieme o una alla volta? E come garantire che gli azionisti votino una sola volta? Insomma sembrerebbe davvero un bel rebus. Si fa sapere che gli esperti legali di Antonveneta sarebbero al lavoro e allora c'è da sperare che non partoriscano un "mattarellum" o un "cartone". Ma a me, a parte qualche risvolto procedurale da chiarire, non risulta una situazione così tragica, da "anno zero". Non sarà tutta una bufala? Repubblica vittima di un "pacco"?. Avranno forse intervistato l'usciere, con tutto il rispetto per gli uscieri, invece di chissacchì? Forse questa volta le fonti non sono bene informate? Non sarà invece che a qualcuno non piacciono le regole del gioco e vorrebbe che l'arbitro-giocatore le cambiasse? Lo sapremo presto.

Tuesday, April 19, 2005

Notizie ANSIA

Roma - 19 aprile ore 17:12 - (ANSIA) Folla in attesa davanti palazzo Kock della fumata nera o bianca del governatore sulla richiesta di Abn di salire al 30% di Antonveneta. Il nuovo sistema di comunicazione dell'autorizzazione deciso da Bankitalia dopo il blitz di Fazio ieri sera a Piazza San Pietro. Risolti nella mattinata problemi di tiraggio della vecchia canna fumaria, all'interno della quale sarebbero state rinvenute solamente delle cimici. Il Segretario del governatore ha smentito la presenza di orsi, tori o giornalisti milanesi. Nel frattempo Fiorani, investito dalla Banca d'Italia del titolo di Cavaliere Bianco e autorizzato dal Cda di Lodi ad utilizzare l'areo per una nuova trasferta ad Amsterdam avrebbe rivelato alle solite fonti finanziarie ben informate che il motivo della missione sarebbe quello di comunicare ad Abn di essere pronto a rilevare una quota del colosso olandese e di avere un grande piano di espansione Lodi-Padova-Amsterdam per il quale chiede finanziamenti. Fonti vicine alla banca olandese fanno sapere però che l'agguerrito finanziere lodigiano non verrà ricevuto dopo l'increscioso episodio avvenuto al Bar della Direzione centrale dell'Istituto. Infatti lo scorso sabato, dopo aver offerto caffè e pasticcini alla delegazione con la quale si era incontrato, avrebbe tentato di pagare il conto con azioni al portatore della popolare Lodi. In questo caso per ottenere finanziamenti il finanziere lombardo-veneto potrebbe rivolgersi al mercato e infine a Lourdes. (ANSIA)

Sunday, April 17, 2005

Ronzini

Lo storico Sapelli chiede al Presidente Ciampi di nominare Fazio senatore a vita. Per fortuna Ciampi non è Caligola e Fazio non è un suo cavallo.

Giù le braccia

Leggo il furibondo attacco della Fabi con il suo comunicato "Giù le mani dal VAP" contro le organizzazioni del "primo tavolo" e contro l'Amministratore delegato di Antonveneta. E che sarà successo, mi sono chiesto. A parte il fatto che oggi forse sarebbe il caso di preoccuparsi maggiormente con cotanta veemenza di chi sta mettendo le mani su Antonveneta, sul nostro futuro e sui VAP degli anni a venire, ma come mai la Fabi improvvisamente torna a ricordarsi di essere "il sindacato maggiormente rappresentativo" (sic) e riscopre gli attributi? Finora tutto andava bene madama la marchesa. Si, coerentemente con le proprie convinzioni la Fabi non ha mai firmato l'accordo sugli inquadramenti (anche se, sempre coerentemente, pretende poi di gestire la sua applicazione), ma non ci eravamo accorti, finora, che si fosse eretta a solitaria Robin Hood degli sfruttati di tutto il mondo contro le politiche che tolgono a tutti "per ridistribuire solo a pochi discrezionalmente decisi dalla controparte", contro le politiche che tolgono "al salario contrattato per dare al salario discrezionale" contro le "spremiture" dei lavoratori in nome di sacrifici che non tutti fanno. Lascio agli addetti ai lavori l'adeguata risposta sul piano sindacale. Mi chiedo però dove, come e quando è stato consumato il tradimento visto che era il primo incontro, un tavolo tecnico, e le organizzazioni del primo tavolo si sono limitate ad esprimere solo un primo, sommario giudizio di "impresentabilità" senza entrare nel merito di più articolate considerazioni per le quali vanno prima esperiti una serie di approfondimenti. Come sempre la fretta fa partorire gattini ciechi. Ma si sa, ogni occasione è buona per rientrare in gioco. E demagogia e strumentalizzazione sono evidenti quando dopo aver sparato a zero con una serie di capoversi infuocati contro le altre organizzazioni sindacali improvvisamente la Fabi ne trae la "logica" proposta....torniamo insieme. Scusate l'ardito accostamento ma è come Fiorani che tende la mano mentre, con ogni mezzo più o meno legittimo, cerca di metterlo in quel posto agli olandesi. Solo che qui non ci sono voli aerei per il primo tavolo. Le prenotazioni sono chiuse.

Friday, April 15, 2005

Poveri ma ultrasimpatici

L'ormai celebre Sinigaglia ci fa sapere (lancio ANSA) che Fiorani gli è ultrasimpatico ma non gli ha fatto proposte, che non venderà agli olandesi ma che deciderà il da farsi solo da lunedì in poi. Dunque massima sintonia ma nessun concerto per non incappare nelle maglie dell'Opa obbligatoria. Intanto Fazio, che dovrebbe fare l'arbitro ma fischia solo a senso unico e impartisce direttamente sul campo le disposizioni tattiche alla squadra del cuore inventando la nuova figura dell'arbitro-giocatore-allenatore, avrebbe autorizzato la Popolare Lodi e il suo ultrasimpatico amico Fiorani ad arrivare al 29,9% di Antonveneta. Con il che potremmo dire che ora le abbiamo viste proprio tutte, ma non mettiamo limiti alla provvidenza. Già perchè per arrivare al 30% l'esborso complessivo del finanziere da Lodi sarebbe almeno di 2 miliardi di euro, un ammontare che è pari al valore della sua Banca, debiti esclusi. E perche sappiamo che Lodi ha altri 1,2 miliardi da pagare per precedenti acquisizioni e operazioni varie e si appresta ad inondare il mercato, con il beneplacito di Consob, di una valanga di bond. Insomma, Fazio agirebbe così secondo i canoni prudenziali richiesti a un'autorità che governa un sistema bancario? Ai posteri e ai tribunali l'ardua sentenza visto che nessun altro se ne preoccupa.

Thursday, April 07, 2005

Sconcerto

Che bella cosa l'amicizia, soprattutto quando non è para...sociale ed è benedetta da Fazio. Ricucci insieme con l'amico Gianpiero Fiorani, insieme con l'amico di Fiorani, Emilio Gnutti, insieme con l'amico di Gnutti e Fiorani, Crudele (Unipol), insieme con l'amico Doris (però che strano che il più strenuo difensore dell'italianità abbia trasferito la sua cassaforte in Lussemburgo), insieme con gli amici imprenditori veneti e gli amici degli amici imprenditori veneti, si muovono in sintonia ma senza concertazione, ci è stato spiegato. Così anche noi, come loro, siamo sconcertati. Consob e Bankitalia pure. Così sconcertati che sono rimasti senza parole.

Saturday, April 02, 2005

Stipendi fatali

"Lo stipendio dell’amministratore delegato di banca Antonveneta, Piero Luigi Montani, lo scorso anno è balzato a quota 4,24 milioni di euro, al lordo di tasse e ritenute. L’importo risulta quadruplicato rispetto all’emolumento ottenuto nel 2003 dal top manager, che sale al quarto posto fra i dirigenti meglio pagati nelle società quotate in Borsa. Enrico Pernice, direttore generale di Antonveneta fino allo scorso ottobre, ha ricevuto emolumenti per 2,14 milioni, più che raddoppiati rispetto ai 998 mila euro percepiti nel 2003. Francesco Spinelli, nominato vicepresidente vicario di Antonveneta nel marzo 2004, ha ricevuto 808 mila euro. Il presidente Tommaso Cartone, in carica dal 23 febbraio 2004, è stato compensato con 791 mila euro, il consigliere Gilberto Benetton con 306 mila". Questo è quanto ha pubblicato il Mattino di Padova il 1 aprile. Commenti? Non mi scandalizzo per una anomalia che coinvolge il top management di tutte le banche italiane. In Italia i prezzi del mercato dei manager nel credito fanno il paio con quelli dei calciatori e indubbiamente la condizione di non concorrenzialità e di protezionismo fortemente voluta dal governatore di Bankitalia per il settore non contribuisce certo a calmierare le cifre. Ne è una riprova il fatto che il nostro A.d. abbia una busta paga che è più del doppio di quella ricevuta da Rijkman Groenink, al vertice di Abn Amro. Piccolo particolare, Abn capitalizza in Borsa 32 miliardi di euro contro i 6 della rivale italiana e ha raggiunto nel 2004 oltre 4 miliardi di utili, contro i 282 milioni di Antonveneta. A noi comuni mortali del terzo mondo, costretti a sudarci anche i nostri dovuti recuperi contrattuali, non resta che sperare almeno in un più che legittimo ed adeguato incremento del premio di produttività aziendale.

Licenziamenti & licenziamenti

E' encomiabile la preoccupazione di Sinigaglia, imprenditore veneto, con una importante partecipazione in Antonveneta, il quale, in una polemica dichiarazione a il Mattino di Padova, ricordando Pontello, sembra ne rivendichi il testimone nel vegliare sugli interessi dei 25mila azionisti, degli 8mila dipendenti, nonché dei clienti e fornitori della Banca. Sinigaglia in particolare è preoccupatissimo per il personale che, parole sue, "non credo sarà mantenuto a Padova: in Olanda nel 2004 Abn Amro ha licenziato 2.500 persone!». Non avendo a disposizione ulteriori sue dichiarazioni che chiariscano questa sibillina affermazione e non sapendo se essa vada intesa anche nel senso che il nostro paladino prefiguri una deportazione ad Amsterdam di parte del personale su carri ferroviari piombati mi astengo da più diffusi commenti. Vorrei solo ricordare al nostro illustre e filantropico azionista che in questi ultimi tre anni, a seguito di due successivi piani di riduzione del personale, in Banca Antonveneta sono stati "esodati" (paracadustica espressione che sostituisce il termine "licenziamento", ma il concetto è lo stesso) o sono in via di "esodazione" più di 2.000 lavoratori. Questo anche per salvaguardare e valorizzare il suo investimento. Nè mi risulta si sia alzata la sua voce contro questi tagli che hanno contribuito e contribuiranno, per dirla alla Pontello, "a far intascare (a lui come ad altri beneficiari) molti soldi".

Friday, April 01, 2005

Il 1 aprile di Bankitalia

Fiorani come Lotito? Bipielle come la Lazio? Oggi è il 1 aprile e quindi prendiamo con le molle questa notizia pubblicata su MF. L'idea originale veramente è di Giulio Tremonti che la utilizzò per il salvataggio di molte squadre di calcio indebitate ma ora la Banca d'Italia farebbe proprio lo strumento dello spalma debiti e lo vorrebbe applicare ai nuovi principi contabili (Ias) che dovranno essere seguiti dagli istituti di credito. Tirerebbe un sospiro di sollievo la Popolare di Lodi che avrebbe altrimenti dovuto effettuare pesanti riduzioni del patrimonio di vigilanza per rispettare i nuovi criteri contabili, a causa dei put che gravano sul suo bilancio. La Bipielle si è impegnata ad acquistare entro giugno del 2005 dalla fondazione Cassa di Lucca la quota restante della Cassa di Risparmio di Lucca, già posseduta da Lodi al 79,5%. Una put da 420 milioni di euro. A questo impegno d'acquisto si aggiungono peraltro le opzioni che legano la banca di Fiorani alla Barilla per l'acquisto della tedesca Kamps, per un totale di put da onorare pari a oltre 1,3 miliardi di euro. Poiché i nuovi Ias sono in vigore dal primo gennaio scorso, la Lodi, che è scarsamente capitalizzata, a fine anno dovrebbe effettuare una riduzione di patrimonio con conseguente obbligo ad aumentare il capitale, per non scendere sotto i ratios di Bankitalia.Ecco quindi lo spalma-put. Bankitalia, con tale nuova normativa, permetterebbe di recepire in maniera graduale l'effetto negativo di applicazione degli Ias sul patrimonio di vigilanza derivante dall'iscrizione in bilancio nello stato patrimoniale delle opzioni put delle banche. Se la notizia fosse confermata ci aspetteremo dunque una dichiarazione di Fiorani che inizi così: «Nell'antica Grecia i sofisti pronunciavano discorsi raffinati ed eleganti , ma totalmente privi di verità: per loro l'importante era parlar bene, avere un buon effetto sulle orecchie degli ascoltatori. Per Socrate invece quel che più contava era la verità. I sofisti puntavano a stupire l'ascoltatore, dal momento che erano convinti che la verità non esistesse........».
L'ex-ex e quindi neo Ministro delle Riforme Calderoli (che di filosofia greca se ne intende) ieri a Lodi per chiudere la campagna del candidato sindaco si è intrattenuto a lungo proprio con Fiorani, sembra a proposito delle teorie di Platone (per il quale il dialogo è come lo scontro tra due pietre, da cui si produce conoscenza), ed ha concluso queste meditazioni affermando che «nessuno si fregherà i nostri istituti di credito. Nella commissione Ue sappiano che da noi si fanno solo le cose che convengono. Se questo passaggio non conviene non si farà, a costo di scendere in piazza». Per chi si mette di traverso niente taglia ma solo cicuta.

Friday, March 25, 2005

Opa pasquali

Sono colorate e divertenti. Certo non sono di cioccolato ma i nostri bimbi, a loro volta, le ricorderanno con nostalgia. Di quando in famiglia si discuteva di ogni stormir di sopracciglio di Fazio, Fiorani, Gnutti, Doris, delle truppe cammellate del senatore Grillo e di tutta la retroguardia dei politici fazisti. Di personaggi alla Pietro Micca, l'eroico difensore con le stampelle, come quel tal Ennio Doris, che non aveva acquistato azioni Antonveneta per investimento o speculazione che dir si voglia, ma perchè chiamato dalla Patria all'epico sacrificio. Oro alla patria. Fazio, l'arbitro che scendeva in campo per determinare l'esito della partita organizzando cordate, chiamando alla leva obbligatoria o riesumando improbabili Cavalieri bianchi e rossi, cercando di tenere i barbari stranieri ai nastri di partenza mentre gli amici correvano in pista. Impavidi industriali, adusi al silenzio nei consigli d'amministrazione, che si strappavano le vesti per la presunta scorrettezza olandese di annunciare la possibilità di un'Opa e non li sfiorava neppure il pensiero che chi dice di avere in tasca più del 30% di una banca, come i loro «compari di cordata» avevano fatto, abbia un preciso obbligo di Opa, che preclude i papocchi delle scatole cinesi e tutela la correttezza del mercato. E che dire della "reciprocità"? Ricordate? I Fratelli De Angelis ne fecero il tormentone estivo del 2005 sulle spiagge italiane. Parlare di reciprocità in un mercato unico, che barzelletta. E nessuno che dicesse che, con l'offerta fatta dal Bbva, le Generali sarebbero diventate il secondo azionista nella Banca spagnola. Ma forse era troppo pretendere che i nostri politici di destra e di sinistra comprendessero quello che stava succedendo. Perché il mercato che forse avevano ancora in mente era il loro vecchio mercato delle vacche. Demoralizzante dover riconoscere che solo Siniscalco, guarda caso un non politico, dicesse le cose più intelligenti sull'argomento. Certo quella volta ci giocammo la possibilità di diventare un paese moderno e sviluppato. Ed ora ci restano queste opa pasquali divertenti e colorate a futura memoria. Ma come, non ricordate più come andò a finire? Ma buon Dio, Galliani Presidente, Zamparini Vicepresidente, Della Valle segretario aggiunto. Siamo in Italia, no?